Il Fatto Quotidiano

Molti Paesi d’Europa hanno deficit più alti del nostro, ma il problema rimane l’Italia

Dopo anni di sforzi per ridurre l’indebitame­nto, ora lo lasceremo salire

- STE. FEL.

Nel 2017, l’Italia ha registrato un deficit del 2,4 per cento. Perché i mercati ora reagiscono così male alla prospettiv­a che abbia il 2,4 anche nei prossimi tre anni, dopo l’1,7 del 2018? La risposta va cercata nel confronto con gli altri Paesi europei.

C’È UN SOLO STATO che, a oggi, si trova sotto procedura di infrazione per deficit eccessivo, la Spagna, tutti gli altri sono nel “braccio preventivo” del Patto di Stabilità.

La maggior parte dei 26 virtuosi (dalla Bulgaria a Cipro, alla Svezia) hanno anche raggiunto il proprio “obiettivo di medio termine”, che varia da Paese a Paese ma riguarda la riduzione del debito.

L’Italia, come la Polonia e il Portogallo, fino a due giorni fa era “in deviazione” dal percorso di aggiustame­nto, cioè andava nella direzione imposta dalle regole ma a un ritmo più lento. Nel

2017 e nel 2018, infatti, l’ Italia non ha ridotto il debito quanto previsto e sicurament­e non lo farà nel 2019 (la richiesta era un taglio minimo, 0,1 per cento del saldo struttural­e, che ora invece peggiorerà). La

Commission­e Ue, dopo aver considerat­o una serie di “fattori rilevanti”, ha comunque giudicato sufficient­e lo sforzo struttural­e del 2018 che avrebbe portato il debito nel 2019 al 130,8 per cento del Pil.

I nuovi numeri annunciati dal governo cambiano lo scenario. Nel 2019 il deficit nominale medio nei Paesi dell’area euro è stimato allo 0,4 per cento del Pil, quello dell’Italia sarà sei volte maggiore, 2,4 per cento. Il deficit nominale indicato come obiettivo per l’Italia dal governo Gentiloni, 0,8 per cento, non era considerat­o credibile comunque: la mancata crescita già imponeva di adeguare la stima a 1,1 e quel numero non considerav­a le clausole di salvaguard­ia sull’Iva, 12,5 miliardi (0,8 per cento del Pil) da trovare per evitare l’a um en to d el l’imposta sui consumi. I precedenti governi le hanno sempre finanziate in deficit, quindi il deficit atteso plausibile dell’Italia era comunque 1,8-1,9. Altri Paesi hanno deficit più alti, ma sono tutti impegnati in un percorso di ridu- zione rilevanti. La Francia, per esempio, avrà nel 2018 un deficit del 2,8 per cento invece che del 2,6 atteso, ma lo sta riducendo comunque ogni anno dal picco del 2009 (7,2 per cento).

NELLA CONVERGENZ­A verso finanze pubbliche solide e sostenibil­i, l’Italia già arrancava, ora ha scelto di andare in direzione opposta. È vero che l’Italia ha un saldo primario (le entrate dello Stato meno le uscite, prima di considerar­e gli interessi sul debito) del 2,7 per cento del Pil, il terzo più alto dell’Ue (verrà ridotto a 1,3 il prossimo anno). Ma non basta

La differenza

Il disavanzo medio nell’area euro sarà dello 0,4% del Pil nel 2019, il nostro ora sei volte tanto

a renderci virtuosi, perché ci sono, appunto, gli interessi e la zavorra del debito. Nel 2019 il debito pubblico medio dell’Ue dovrebbe essere 78,5 per cento del Pil, quello dell’Italia sarà oltre il 130,8. La riduzione attesa del debito per l’Italia era dell’1,9 per cento del Pil, superiore alla media dei Paesi Ue dell’1,6 per cento. Ma ora quel numero andrà rivisto di molto, alla luce della scelta di tenere un deficit nominale del 2,4 per cento e non soltanto per un anno, ma per tutti i tre anni coperti dalla legge di Bilancio.

Anche se nella percezione diffusa l’Europa è ancora in una fase di austerità, l’Ufficio parlamenta­re di bilancio (l’autorità indipenden­te sui conti pubblici), a giugno osservava che i dati dei programmi dei vari Paesi Ue “indicano per il 2018 una politica di bilancio leggerment­e espansiva”, mentre per il 2019 era atteso un impulso “leggerment­e restrittiv­o” che avrebbe peggiorato gli effetti del rallentame­nto del ciclo economico.

IN TEORIA non è sbagliato spendere di più quando l’economia rallenta, ma l’I t al i a non si limita a tenere una politica espansiva, bensì smette di cercare di convergere verso gli obiettivi concordati e spende in deficit tanto da far di nuovo aumentare il debito dopo anni in cui, pur con un ricorso al disavanzo costante, era riuscita a stabilizza­re l’indebitame­nto con anche una piccola riduzione.

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Nuovi scenariUna simulazion­e di Goldman Sachs su come il debito aumenterà per effetto della manovra

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