Via libera ai Giochi di Milano e Cortina
Col Def si sblocca anche la candidatura (per ora senza soldi del governo)
bilità di sopportare ancora la strumentalizzazione di lavoratori stranieri per realizzare blocchi e picchettaggi promossi da organismi pseudosindacali che spesso con l’aiuto di estranei impongono la loro volontà ad altri lavoratori anche con la violenza”.
APPELLO raccolto dal governo per la soddisfazione del presidente della Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica, Nereo Marcucci, che definisce l’art. 25 come “un indispensabile strumento di prevenzione di forme di violenza e di sopraffazione di pochi verso molti”. Complice un ventennale colpevole disinteresse politico per un settore in cui la terziarizzazione mediante subappalto è esplosa insieme all’offerta di forza lavoro maggiormente assoggettabile, per provenienza e condizioni sociali, a forme di sfruttamento, il mondo del lavoro nel facchinaggio e nella logistica di magazzino è da tempo una giungla, dove l’emersione di episodi criminali e le vertenze (anche durissime, ricorderete la morte dell’egiziano Abd Elsalam Ahmed Eldanf a Piacenza 2 anni fa) sono all’ordine del giorno: turni insostenibili, assenza di garanzie, ricatti, violazioni su salario e sicurezza, utilizzo di false cooperative. Un campionario tragico e variegato.
Quello che manca, però, sono dati ufficiali sugli impiegati del settore e sulla quota di extracomunitari, sicuramente molto elevata. Non li hanno i Via
libera: Milano e Cortina possono candidarsi alle Olimpiadi invernali del 2026, se lo faranno con i soldi loro. È questo il compromesso tra Lega e Movimento 5 Stelle che esce dal consiglio dei ministri sul Def, che a margine della lunga discussione della manovra e dei festeggiamenti per il deficit al 2,4% ha trovato un po’ di tempo anche per i Giochi.
LO SPIEGA Matteo Salvini, il vicepremier favorevole ai cinque cerchi (l’altro, Luigi Di Maio, lo è di meno ma l’accordo pare fatto): “Ci sarà il pieno sostegno del governo senza farsi carico di oneri diretti alla candidatura italiana”.
È la rassicurazione di cui il Coni aveva bisogno. L’8 ottobre la delegazione italiana sarà a Buenos Aires per la sessione annuale del Comitato internazionale, e porterà con sé in Argentina il “nulla osta” ricevuto da Palazzo Chigi: l’esecutivo è disponibile a firmare gli atti necessari per formalizzare la candidatura dell’Italia (si tratta di impegni di carattere generale su diritti umani, libera circolazione delle persone, antidoping), purché le garanzie economiche le metta qualcun altro (le Regioni). Una dichiarazione di “non contrarietà”, più che un vero appoggio: quanto basta a Giovanni Malagò.
Il sogno olimpico dell’Italia prosegue, ora ha anche una parvenza di ufficialità. L’atto formale è nell’informativa del sottosegretario Giorgetti approvata dal consiglio dei ministri: in sostanza il governo è favorevole, ma finché le proposte saranno divisive non ci metterà i soldi. Resta da capire la forma, quindi: il tentativo di ricucire con Torino, che ha preferito sfilarsi dal cosiddet- to “tridente”, è ancora in corso, proprio perché garantirebbe alla candidatura il finanziamento statale. Per ora Chiara Appendino (che ha problemi in maggioranza in consiglio) non sembra intenzionata a ripensarci, anzi, continua a ribadire la superiorità del suo dossier rispetto agli altri. A Roma, però, non la pensano così e la sindaca dovrà farsene una ragione: ormai anche il suo M5s sembra aver abbassato gli scudi. Se la situazione non cambierà, al ritorno dal congresso Cio (dove comincerà la corsa olimpica dell’Italia), il Coni provvederà a votare in giunta il passaggio dal tridente al tandem Milano- Cortina. Le chance aumentano, insieme alle difficoltà degli avversari (Canada e Svezia sono alle prese entrambe con problemi politici) e al diminuire dei veti in- crociati interni. L’assegnazione sarà decisa a ottobre 2019 a Milano (potrebbe pure essere anticipata).
POI, IN CASO di vittoria, bisognerà trovare i soldi: almeno 400 milioni di euro da investire negli impianti, ma Lombardia e Veneto sono tranquille. Anche perché la frase sibillina di Salvini, che ha parlato solo di “oneri diretti”, lascia aperta una porticina per i vari aiuti “indiretti” che farebbero molto comodo alle Regioni. Da Roma a Milano, passando per Cortina, sono tutti convinti che in qualche modo le risorse salteranno fuori: lo crede anche Torino, che teme di rimanere beffata e per questo chiede inutilmente “chiarezza”. Nella peggiore delle ipotesi è già pronto il Credito sportivo a scendere in campo con un “prestito olimpico”: sempre soldi pubblici saranno.