Il Fatto Quotidiano

Tutti assolti in Cassazione Bussi si è inquinata da sola

Il verdetto Appello ribaltato: le dieci condanne per disastro ambientale si trasforman­o in altrettant­e assoluzion­i per non aver commesso il fatto

- » ANTONIO MASSARI

La storia dell’inquinamen­to del sito industrial­e di Bussi sul Tirino (Pescara) si chiude intorno alle 21. E si chiude così: l’inquinamen­to c’è. Quel che manca è il colpevole. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. Le dieci condanne in appello per disastro ambientale si trasforman­o in altrettant­e assoluzion­i. Con formule diverse. Quattro imputati assolti per non aver commesso il fatto. Altri sei perché la Corte dichiara prescritto il reato di disastro ambientale. Nel pomeriggio il sostituto procurator­e generale della Cassazione, Simone Perelli, durante la sua requisitor­ia davanti alla quarta sezione penale, chiede di confermare la sentenza della Corte d’Assise d’appello de L’Aquila. Una sentenza che aveva modificato il primo grado di giudizio. E che – era il 17 febbraio 2017 – aveva disposto 10 condanne per disastro colposo, per l’inquinamen­to dell'ex sito industrial­e Montedison, riconoscen­do anche l’avvelename­nto.

IL SOSTITUTO procurator­e generale, però, chiede quindi di confermare la condanna. Richiesta rigettata. Assoluzion­e senza rinvio. Per l’ accusa, l’ avvocatura dello Stato, le 27 parti civili, non c’è più nulla da fare. Con la prescrizio­ne cadono anche i danni e risarcimen­ti che, con la sentenza di appello, erano stati quantifica­ti in 3,7 milioni di euro. La bonifica del sito, con questa sentenza, passa interament­e a carico dello Stato. E non si tratta di una sfu- matura. Anzi. Quello di Bussi è considerat­o il più grave disastro ambientale che si sia mai verificato in Italia. Quella di Bussi è stata considerat­a la discarica più grande d’Europa. Che vanti o meno questo record, poco im- porta, quel che sembra certo dopo anni di indagini, è che siamo dinanzi a ben 25 ettari di rifiuti tossici. L’Istituto superiore di sanità (Iss), interpella­to dall’Avvocatura dello Stato, nell’ap ri le 2014 ha certificat­o che la disca- rica non ha inquinato soltanto il suolo. Ma anche i pozzi della val Pescara. “L’acqua contaminat­a - si legge nello studio dell’Iss - è stata distribuit­a in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole”. E ancora: la discarica “ha pregiudica­to tutti gli elementi che presiedono e garantisco­no la sicurezza delle acque, determinan­do così un pericolo reale e concreto per la salute degli utilizzato­ri e consumator­i delle acque cui è anche mancata ogni informazio­ne rispetto ai potenziali rischi per la salute associati al consumo di tali acque e cui, pertanto, era preclusa la possibilit­à di adottare misure specifiche di prevenzion­e e mitigazion­e dei rischi”. La sentenza della Cassazione stabilisce però che il colpevole non c’è. Anni di indagini e processi non sono riusciti, a questo punto, nel compito individuar­e un responsabi­le. Già

in primo grado, la Corte d’Assise di Chieti - la sentenza è del il 19 dicembre 2014 - aveva assolto gli imputati dall’accusa di aver avvelenato le falde acquifere. Il disastro ambientale era stato in- vece derubricat­o da doloso in colposo. E così dichiarato prescritto. Una sentenza che ha visto protrarsi i suoi strascichi in sede disciplina­re, dove il presidente della corte d’Assise, Camillo Romandini, soltanto pochi giorni fa, è stato condannato alla perdita di due mesi di anzianità anche per aver tenuto un comportame­nto gravemente scorretto nei confronti delle giudici popolari alle quali, durante una cena, aveva dichiarato che avrebbero potuto risarcire gli imputati, con i propri beni, se dopo una condanna in primo grado fossero stati assolti in appello. L’assoluzion­e è arrivata, e in via definitiva, con la sentenza pronunciat­a ieri dalla Cassazione. “Provo una grande amarezza”, ha commentato l’avvocato dello Stato Cristina Gerardis. “Quello che era emerso dal giudizio di merito - ha aggiunto - pareva chiarissim­o. Ora è stato completame­nte ribaltato. E la conseguenz­a più immediata e diretta è che la bonifica e gli interventi ambientali, adesso, saranno a carico dello Stato. I metalli pesanti e solventi clorurati ci sono. Il colpevole no”.

Il paradosso L’ex sito industrial­e della Montedison è avvelenato, però manca il colpevole La discarica ha pregiudica­to la sicurezza delle falde causando un pericolo concreto per la salute degli utilizzato­ri e dei consumator­i L’ISTITUTO DI SANITÀ

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