Tutti assolti in Cassazione Bussi si è inquinata da sola
Il verdetto Appello ribaltato: le dieci condanne per disastro ambientale si trasformano in altrettante assoluzioni per non aver commesso il fatto
La storia dell’inquinamento del sito industriale di Bussi sul Tirino (Pescara) si chiude intorno alle 21. E si chiude così: l’inquinamento c’è. Quel che manca è il colpevole. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione. Le dieci condanne in appello per disastro ambientale si trasformano in altrettante assoluzioni. Con formule diverse. Quattro imputati assolti per non aver commesso il fatto. Altri sei perché la Corte dichiara prescritto il reato di disastro ambientale. Nel pomeriggio il sostituto procuratore generale della Cassazione, Simone Perelli, durante la sua requisitoria davanti alla quarta sezione penale, chiede di confermare la sentenza della Corte d’Assise d’appello de L’Aquila. Una sentenza che aveva modificato il primo grado di giudizio. E che – era il 17 febbraio 2017 – aveva disposto 10 condanne per disastro colposo, per l’inquinamento dell'ex sito industriale Montedison, riconoscendo anche l’avvelenamento.
IL SOSTITUTO procuratore generale, però, chiede quindi di confermare la condanna. Richiesta rigettata. Assoluzione senza rinvio. Per l’ accusa, l’ avvocatura dello Stato, le 27 parti civili, non c’è più nulla da fare. Con la prescrizione cadono anche i danni e risarcimenti che, con la sentenza di appello, erano stati quantificati in 3,7 milioni di euro. La bonifica del sito, con questa sentenza, passa interamente a carico dello Stato. E non si tratta di una sfu- matura. Anzi. Quello di Bussi è considerato il più grave disastro ambientale che si sia mai verificato in Italia. Quella di Bussi è stata considerata la discarica più grande d’Europa. Che vanti o meno questo record, poco im- porta, quel che sembra certo dopo anni di indagini, è che siamo dinanzi a ben 25 ettari di rifiuti tossici. L’Istituto superiore di sanità (Iss), interpellato dall’Avvocatura dello Stato, nell’ap ri le 2014 ha certificato che la disca- rica non ha inquinato soltanto il suolo. Ma anche i pozzi della val Pescara. “L’acqua contaminata - si legge nello studio dell’Iss - è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole”. E ancora: la discarica “ha pregiudicato tutti gli elementi che presiedono e garantiscono la sicurezza delle acque, determinando così un pericolo reale e concreto per la salute degli utilizzatori e consumatori delle acque cui è anche mancata ogni informazione rispetto ai potenziali rischi per la salute associati al consumo di tali acque e cui, pertanto, era preclusa la possibilità di adottare misure specifiche di prevenzione e mitigazione dei rischi”. La sentenza della Cassazione stabilisce però che il colpevole non c’è. Anni di indagini e processi non sono riusciti, a questo punto, nel compito individuare un responsabile. Già
in primo grado, la Corte d’Assise di Chieti - la sentenza è del il 19 dicembre 2014 - aveva assolto gli imputati dall’accusa di aver avvelenato le falde acquifere. Il disastro ambientale era stato in- vece derubricato da doloso in colposo. E così dichiarato prescritto. Una sentenza che ha visto protrarsi i suoi strascichi in sede disciplinare, dove il presidente della corte d’Assise, Camillo Romandini, soltanto pochi giorni fa, è stato condannato alla perdita di due mesi di anzianità anche per aver tenuto un comportamento gravemente scorretto nei confronti delle giudici popolari alle quali, durante una cena, aveva dichiarato che avrebbero potuto risarcire gli imputati, con i propri beni, se dopo una condanna in primo grado fossero stati assolti in appello. L’assoluzione è arrivata, e in via definitiva, con la sentenza pronunciata ieri dalla Cassazione. “Provo una grande amarezza”, ha commentato l’avvocato dello Stato Cristina Gerardis. “Quello che era emerso dal giudizio di merito - ha aggiunto - pareva chiarissimo. Ora è stato completamente ribaltato. E la conseguenza più immediata e diretta è che la bonifica e gli interventi ambientali, adesso, saranno a carico dello Stato. I metalli pesanti e solventi clorurati ci sono. Il colpevole no”.
Il paradosso L’ex sito industriale della Montedison è avvelenato, però manca il colpevole La discarica ha pregiudicato la sicurezza delle falde causando un pericolo concreto per la salute degli utilizzatori e dei consumatori L’ISTITUTO DI SANITÀ