Il Fatto Quotidiano

Non solo ponte Morandi, tutti gli allarmi ignorati

- » LORENZO GIARELLI

Denunce dei residenti, segnalazio­ni dei tecnici, sospetti e appelli: da L’Aquila a Modena, da Roma a Carrara è un’emergenza continua a cui nessuno fornisce risposte se non dopo tragedie annunciate

Roma, L’Aquila, Genova. La Puglia, la Calabria, l’Emilia. Nella mappa delle tragedie italiane degli ultimi dieci anni ci sono ponti che crollano, case distrutte, torrenti che esondano e che provocano decine di morti e feriti. Con un filo conduttore: il giorno dopo il dramma troppo spesso si sente parlare di disastri annunciati, di segnalazio­ni a lungo inascoltat­e da parte dei residenti o dei tecnici. Il Ponte Morandi di Genova è l’ultimo di questi casi, ma la lista – pur parziale per ovvie ragioni di spazio – è lunga e va da Nord a Sud, senza risparmiar­e grandi città e paesini di provincia.

La Casa dello studente a L’Aquila – 6 aprile 2009

Nella Casa dello studente de L’Aquila, in Abruzzo, morirono otto giovani nella notte del 6 aprile 2009, tutti schiacciat­i dal crollo della palazzina che non resse la scossa di magnitudo 6.3. Eppure tutti, da tempo, sapevano che l’edificio era pericolant­e. Lo sapevano i tecnici della Collabora Engineerin­g che nel 2006 avevano completato una ricognizio­ne delle strutture a rischio in Abruzzo, esortando la messa in sicurezza proprio della Casa dello Studente. Lo sapevano, o lo avrebbero dovuto sapere, anche in Regione, dove il rapporto della Collabora Engineerin­g arrivò, dodici anni prima del crollo, nel 1997, senza però che si prendesser­o provvedime­nti. Ma a saperlo erano anche gli stessi residenti della Casa, che una settimana prima del fatale 6 aprile 2009 erano stati evacuati per circa tre ore a seguito di una scossa più piccola. La società proprietar­ia dell’immobile aveva svolto un sopralluog­o e rassicurat­o i ragazzi. Maria Elena Faragasso, una dei sopravviss­uti, ha raccontato però come da quella notte molti studenti preferiron­o dormire fuori piuttosto che tornare là dentro, impauriti dallo stato dell’edificio. Sette giorni dopo si sono salvati così, almeno loro.

Capannone Haemotroni­c a Modena – 29 maggio 2012

Nei giorni successivi a un forte terremoto capita spesso che si avvertano nuove scosse nella stessa zona. Accadde così anche in Emilia, nella primavera del 2012. Ma nonostante la prima forte scossa, quella del 20 maggio, avesse già provocato sette morti e 50 feriti, al capannone industrial­e della Haemotroni­c di Medolla (Modena)

Statale 106 a Bova Marina - 4 febbraio 2017

La Statale 106 collega Reggio Calabria a Taranto percorrend­o tutta la costa jonica. Il 4 febbraio 2017 un muro di sostegno che costeggia la fiancheggi­ata al chilometro 44 (all’altezza di Bova Marina, in provincia di Reggio) è crollato proprio sulla strada, nonostante da anni cittadini e comitati scrivesser­o ad Anas, alla Regione, al sindaco e a tutte le autorità interessat­e. Soltanto per puro caso non ci furono morti né feriti, ma se qualche macchina fosse passata in quel tratto di strada nel momento del crollo il bilancio sarebbe stato ben peggiore. Nell’anno e mezzo prima del cedimento, Vincenzo Crea (responsabi­le dell’Ancadic, un’associazio­ne che promuove e tutela il patrimonio paesaggist­ico) e Gaetano Pace (presidente d el l’associazio­ne amici di Raffaele Caserta) avevano inviato quattro lettere alle istituzion­i e alla società che gestisce il tratto. Il 7 gennaio 2016 scrivevano: “Il fenomeno si sta aggravando sempre di più e ai nostri occhi, quali semplici cittadini osservator­i, non tarderà a determinar­e il crollo del muro. Lungo la parete, si sono registrati ulteriori profonde lesioni verticali e distacchi di cemento”. Anas ha sempre risposto che non vi fosse alcun pericolo di crollo. “E adesso – dice Vincenzo Crea – stiamo segnalando un pericolo simile per la Rupe di Capo d’Armi, nella stessa statale 106”. Magari questa volta saranno ascoltati.

La voragine alla Balduina (Roma) – 14 febbraio 2018

Una decina di metri di voragine, apertasi all’improvviso in pieno pomeriggio in una strada di Roma. È successo lo scorso 14 febbraio nel quartiere della Balduina, dove tre macchine sono cadute nel grosso cratere causato dal cedimento della strada. Nessuna vittima, soltanto perché nessuno si trovava dentro una delle auto precipitat­e nel vuoto in quel momento. Ma tutti i residenti, fin da subito, hanno parlato di crollo annunciato. Colpa di un cantiere costruito nella zona che già da tempo aveva reso pericolant­i gli alberi e danneggiat­o le condutture dell’acqua. Nando Ceccaglia, uno dei residenti, da mesi postava su Facebook materiale per documentar­e la situazione, perché sicuro che quel cantiere, dove erano state demolite una scuola e una chiese, stesse provocando uno smottament­o del terreno. A sette mesi dal crollo, del caso si sta ancora occupando la Procura di Roma che sta indagando su eventuali responsabi­lità del crollo.

Alluvione a Carrara – 5 novembre 2014

Per fortuna non ha causato

DOPO UN SOPRALLUOG­O I RAGAZZI AQUILANI SONO STATI RASSICURAT­I

MA SOLO QUELLI CHE HANNO SCELTO DI DORMIRE IN STRADA SI SONO

SALVATI DALLA SUCCESSIVA SCOSSA

vittime, ma l’alluvione che ha colpito Carrara nel novembre del 2014 ha comunque danneggiat­o oltre 1.600 abitazioni, causando disagi enormi anche alle aziende. Colpa delle forti piogge, certo, ma anche dell’i nc u r ia , tanto è vero che diversi cittadini avevano segnalato il pericolo. Un imprendito­re del marmo, per esempio, aveva scritto al sindaco e alla provincia più di un anno prima della tragedia: “Siamo preoccupat­i, il perdurare di questa situazione potrebbe arrecare gravi danni per il cedimento del muro dell'argine del fiume”. Il fiume in questione è il Carrione, quello che sarebbe esondato proprio a causa del crollo dell’argine. Inutili anche le segnalazio­ni dei Vigili del fuoco, che nel gennaio 2013 avevano scritto a Comune, provincia e enti regionali che quel muro era realizzato con calcestruz­zo non armato, eventualit­à che rendeva “consistent­e e grave il pericolo di crolli in occasione di future piene”. Nessuno è intervenut­o e Carrara si è ritrovata con quasi 500 sfollati e oltre 30 milioni di euro di danni.

La palazzina di Barletta – 3 ottobre 2011

La sentenza della Corte d’Appello di Bari sulla tragedia di Barletta è arrivata nel maggio scorso: otto condannati tra ingegneri, architetti e tecnici. I fatti risalgono al 3 ottobre 2011, quando cinque giovani operaie di un maglificio morirono (e altre cin- que persone rimasero ferite) a Barletta, a causa del crollo di una palazzina in via Roma dovuto, almeno in parte, a lavori di demolizion­e mal effettuati in un cantiere vicino. Non certo un evento imprevisto, perché il pericolo era evidente già da diverse settimane. Ruggero Vitrani, uno dei residenti salvo per miracolo, raccontò allora come si vedessero “crepe sui muri allargarsi a dismisura”. Ma nonostante le segnalazio­ni, “la risposta era sempre la stessa: non c’è pericolo, state tranquilli”.

Il Duomo di Catanzaro – 14 marzo 2017

Se il soffitto del Duomo di Catanzaro, eretta nel 1121, non fosse crollato di martedì notte, ma durante una messa o qualche altra cerimonia religiosa, si sarebbe parlato di una tragedia. La cattedrale a quell’ora era vuota, ma non per questo l’episodio è meno grave, soprattutt­o perché erano chiari i segni di cedimento della struttura. Il crollo di una parte del soffitto di una delle cappelle laterali è avvenuto il 14 marzo 2017, ma l’arcivescov­o Vin- cenzo Bertolone aveva già denunciato da mesi infiltrazi­oni d’acqua, crepe nei muri e lesioni alle colonne. “Cade a pezzi il Duomo di Catanzaro, intervenit­e prima che sia troppo tardi”, aveva detto in tv il sacerdote, che poi aveva anche scritto una lettera al governator­e della Calabria, Mario Oliverio. La Regione si era attivata, rassicuran­do l’arcivescov­o e contattand­o il ministero dei Beni culturali per sollecitar­e la messa in sicurezza. Tutto troppo lento, tra i meandri della burocrazia. E così si è sfiorato il peggio. Intanto, a seguito di ulteriori distacchi di cornici marmoree e infiltrazi­oni, da gennaio la Cattedrale è stata chiusa per l’inizio dei lavori di restauro.

L’Italia cade a pezzi Ponti, case, capannoni o strade che vengono giù tra morti e feriti Tutti con un filo conduttore: disastri annunciati da parte dei residenti o dei tecnici Evento prevedibil­e Per la Corte di Appello di Bari 5 donne persero la vita in un maglificio, perché nel cantiere vicino erano stati mal eseguiti dei lavori di demolizion­e

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 ?? LaPresse ?? Non solo Genova Quarantatr­e morti, 20 indagati, decine di testimoni da ascoltare e 13 terabyte di documenti da analizzare per accertare le responsabi­lità del crollo del Ponte Morandi
LaPresse Non solo Genova Quarantatr­e morti, 20 indagati, decine di testimoni da ascoltare e 13 terabyte di documenti da analizzare per accertare le responsabi­lità del crollo del Ponte Morandi
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Ansa Giovani e operai morti Il capannone della Haemotroni­c e la Casa dello Studente
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Ansa/LaPresse I soccorsiDa sinistra: sul luogo in cui è crollata la palazzina a Barletta; i tecnici a lavoro per il ripristino della strada romana; il gommone dei vigili del fuoco a Carrara
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L’infografic­a Nella mappa in alto: alcune delle tragedie italiane degli ultimi dieci anni tra ponti che crollano, case distrutte, torrenti che esondano e che provocano decine di morti e feriti
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