Non solo ponte Morandi, tutti gli allarmi ignorati
Denunce dei residenti, segnalazioni dei tecnici, sospetti e appelli: da L’Aquila a Modena, da Roma a Carrara è un’emergenza continua a cui nessuno fornisce risposte se non dopo tragedie annunciate
Roma, L’Aquila, Genova. La Puglia, la Calabria, l’Emilia. Nella mappa delle tragedie italiane degli ultimi dieci anni ci sono ponti che crollano, case distrutte, torrenti che esondano e che provocano decine di morti e feriti. Con un filo conduttore: il giorno dopo il dramma troppo spesso si sente parlare di disastri annunciati, di segnalazioni a lungo inascoltate da parte dei residenti o dei tecnici. Il Ponte Morandi di Genova è l’ultimo di questi casi, ma la lista – pur parziale per ovvie ragioni di spazio – è lunga e va da Nord a Sud, senza risparmiare grandi città e paesini di provincia.
La Casa dello studente a L’Aquila – 6 aprile 2009
Nella Casa dello studente de L’Aquila, in Abruzzo, morirono otto giovani nella notte del 6 aprile 2009, tutti schiacciati dal crollo della palazzina che non resse la scossa di magnitudo 6.3. Eppure tutti, da tempo, sapevano che l’edificio era pericolante. Lo sapevano i tecnici della Collabora Engineering che nel 2006 avevano completato una ricognizione delle strutture a rischio in Abruzzo, esortando la messa in sicurezza proprio della Casa dello Studente. Lo sapevano, o lo avrebbero dovuto sapere, anche in Regione, dove il rapporto della Collabora Engineering arrivò, dodici anni prima del crollo, nel 1997, senza però che si prendessero provvedimenti. Ma a saperlo erano anche gli stessi residenti della Casa, che una settimana prima del fatale 6 aprile 2009 erano stati evacuati per circa tre ore a seguito di una scossa più piccola. La società proprietaria dell’immobile aveva svolto un sopralluogo e rassicurato i ragazzi. Maria Elena Faragasso, una dei sopravvissuti, ha raccontato però come da quella notte molti studenti preferirono dormire fuori piuttosto che tornare là dentro, impauriti dallo stato dell’edificio. Sette giorni dopo si sono salvati così, almeno loro.
Capannone Haemotronic a Modena – 29 maggio 2012
Nei giorni successivi a un forte terremoto capita spesso che si avvertano nuove scosse nella stessa zona. Accadde così anche in Emilia, nella primavera del 2012. Ma nonostante la prima forte scossa, quella del 20 maggio, avesse già provocato sette morti e 50 feriti, al capannone industriale della Haemotronic di Medolla (Modena)
Statale 106 a Bova Marina - 4 febbraio 2017
La Statale 106 collega Reggio Calabria a Taranto percorrendo tutta la costa jonica. Il 4 febbraio 2017 un muro di sostegno che costeggia la fiancheggiata al chilometro 44 (all’altezza di Bova Marina, in provincia di Reggio) è crollato proprio sulla strada, nonostante da anni cittadini e comitati scrivessero ad Anas, alla Regione, al sindaco e a tutte le autorità interessate. Soltanto per puro caso non ci furono morti né feriti, ma se qualche macchina fosse passata in quel tratto di strada nel momento del crollo il bilancio sarebbe stato ben peggiore. Nell’anno e mezzo prima del cedimento, Vincenzo Crea (responsabile dell’Ancadic, un’associazione che promuove e tutela il patrimonio paesaggistico) e Gaetano Pace (presidente d el l’associazione amici di Raffaele Caserta) avevano inviato quattro lettere alle istituzioni e alla società che gestisce il tratto. Il 7 gennaio 2016 scrivevano: “Il fenomeno si sta aggravando sempre di più e ai nostri occhi, quali semplici cittadini osservatori, non tarderà a determinare il crollo del muro. Lungo la parete, si sono registrati ulteriori profonde lesioni verticali e distacchi di cemento”. Anas ha sempre risposto che non vi fosse alcun pericolo di crollo. “E adesso – dice Vincenzo Crea – stiamo segnalando un pericolo simile per la Rupe di Capo d’Armi, nella stessa statale 106”. Magari questa volta saranno ascoltati.
La voragine alla Balduina (Roma) – 14 febbraio 2018
Una decina di metri di voragine, apertasi all’improvviso in pieno pomeriggio in una strada di Roma. È successo lo scorso 14 febbraio nel quartiere della Balduina, dove tre macchine sono cadute nel grosso cratere causato dal cedimento della strada. Nessuna vittima, soltanto perché nessuno si trovava dentro una delle auto precipitate nel vuoto in quel momento. Ma tutti i residenti, fin da subito, hanno parlato di crollo annunciato. Colpa di un cantiere costruito nella zona che già da tempo aveva reso pericolanti gli alberi e danneggiato le condutture dell’acqua. Nando Ceccaglia, uno dei residenti, da mesi postava su Facebook materiale per documentare la situazione, perché sicuro che quel cantiere, dove erano state demolite una scuola e una chiese, stesse provocando uno smottamento del terreno. A sette mesi dal crollo, del caso si sta ancora occupando la Procura di Roma che sta indagando su eventuali responsabilità del crollo.
Alluvione a Carrara – 5 novembre 2014
Per fortuna non ha causato
DOPO UN SOPRALLUOGO I RAGAZZI AQUILANI SONO STATI RASSICURATI
MA SOLO QUELLI CHE HANNO SCELTO DI DORMIRE IN STRADA SI SONO
SALVATI DALLA SUCCESSIVA SCOSSA
vittime, ma l’alluvione che ha colpito Carrara nel novembre del 2014 ha comunque danneggiato oltre 1.600 abitazioni, causando disagi enormi anche alle aziende. Colpa delle forti piogge, certo, ma anche dell’i nc u r ia , tanto è vero che diversi cittadini avevano segnalato il pericolo. Un imprenditore del marmo, per esempio, aveva scritto al sindaco e alla provincia più di un anno prima della tragedia: “Siamo preoccupati, il perdurare di questa situazione potrebbe arrecare gravi danni per il cedimento del muro dell'argine del fiume”. Il fiume in questione è il Carrione, quello che sarebbe esondato proprio a causa del crollo dell’argine. Inutili anche le segnalazioni dei Vigili del fuoco, che nel gennaio 2013 avevano scritto a Comune, provincia e enti regionali che quel muro era realizzato con calcestruzzo non armato, eventualità che rendeva “consistente e grave il pericolo di crolli in occasione di future piene”. Nessuno è intervenuto e Carrara si è ritrovata con quasi 500 sfollati e oltre 30 milioni di euro di danni.
La palazzina di Barletta – 3 ottobre 2011
La sentenza della Corte d’Appello di Bari sulla tragedia di Barletta è arrivata nel maggio scorso: otto condannati tra ingegneri, architetti e tecnici. I fatti risalgono al 3 ottobre 2011, quando cinque giovani operaie di un maglificio morirono (e altre cin- que persone rimasero ferite) a Barletta, a causa del crollo di una palazzina in via Roma dovuto, almeno in parte, a lavori di demolizione mal effettuati in un cantiere vicino. Non certo un evento imprevisto, perché il pericolo era evidente già da diverse settimane. Ruggero Vitrani, uno dei residenti salvo per miracolo, raccontò allora come si vedessero “crepe sui muri allargarsi a dismisura”. Ma nonostante le segnalazioni, “la risposta era sempre la stessa: non c’è pericolo, state tranquilli”.
Il Duomo di Catanzaro – 14 marzo 2017
Se il soffitto del Duomo di Catanzaro, eretta nel 1121, non fosse crollato di martedì notte, ma durante una messa o qualche altra cerimonia religiosa, si sarebbe parlato di una tragedia. La cattedrale a quell’ora era vuota, ma non per questo l’episodio è meno grave, soprattutto perché erano chiari i segni di cedimento della struttura. Il crollo di una parte del soffitto di una delle cappelle laterali è avvenuto il 14 marzo 2017, ma l’arcivescovo Vin- cenzo Bertolone aveva già denunciato da mesi infiltrazioni d’acqua, crepe nei muri e lesioni alle colonne. “Cade a pezzi il Duomo di Catanzaro, intervenite prima che sia troppo tardi”, aveva detto in tv il sacerdote, che poi aveva anche scritto una lettera al governatore della Calabria, Mario Oliverio. La Regione si era attivata, rassicurando l’arcivescovo e contattando il ministero dei Beni culturali per sollecitare la messa in sicurezza. Tutto troppo lento, tra i meandri della burocrazia. E così si è sfiorato il peggio. Intanto, a seguito di ulteriori distacchi di cornici marmoree e infiltrazioni, da gennaio la Cattedrale è stata chiusa per l’inizio dei lavori di restauro.
L’Italia cade a pezzi Ponti, case, capannoni o strade che vengono giù tra morti e feriti Tutti con un filo conduttore: disastri annunciati da parte dei residenti o dei tecnici Evento prevedibile Per la Corte di Appello di Bari 5 donne persero la vita in un maglificio, perché nel cantiere vicino erano stati mal eseguiti dei lavori di demolizione