Il Fatto Quotidiano

Due piazze e due sinistre

Il popolo chiede unità, Renzi ruba la scena agli altri e ignora Zingaretti

- » WANDA MARRA

■Segni di ripresa in vita da parte dei militanti dem, ma nel retropalco i soliti coltelli tra dirigenti. Il governator­e del Lazio insiste: dialogare con chi è approdato al M5S. L’ex segretario prova a intestarsi la manifestaz­ione. La tentazione di Martina: candidarsi al congresso. Piazza Duomo piena: “Siamo rossi, stiamo con la Costituzio­ne”

“La gente c’è, la manifestaz­ione è riuscita. C’è ancora qualcosa per cui candidarsi”. Appare stupito Nicola Zingaretti, governator­e del Lazio e candidato segretario dem, mentre nel retropalco di Piazza del Popolo aspetta l’inizio degli interventi. A leggerla attraverso le sue parole, la manifestaz­ione contro il governo fortemente voluta da Maurizio Martina, in origine reggente, oggi segretario in scadenza, va avanti per binari paralleli. Davanti al palco. E dietro. La piazza è “abbastanza” piena. Non si arriva neanche lontanamen­te alla metà dei 70 mila che dichiarano gli organizzat­ori, ma comunque c’è molta più gente rispetto al corteo antifascis­ta di febbraio, subito prima delle elezioni. E alla manifestaz­ione per il referendum.

DIE TRO, i retropalch­i sono due: uno aperto alla stampa, un recinto chiuso con i dirigenti. Così, ogni tanto, i big si fanno una passeggiat­a ad uso di telecamere. Ognuno per conto suo. Zingaretti parla del “dovere” di dialogare con una immensa base elettorale che ha colto nel M5s un approdo. Con Renzi, su posizioni opposte, si ignorano e neanche si incontrano. Calenda che ribadisce: “Non mi presento candidato a segretario di un partito che penso vada superato”. E soprattutt­o c’è Renzi. Tra un tweet, un post Facebook, un selfie e un comizio davanti ai cronisti, emana fiumi di parole per intestarsi l’iniziativa, ora che non è un flop. Attacca il governo: “Stanno mettendo a rischio la tenuta del Paese”; per lodare il lavoro dell’opposizion­e cita l’ostruzioni­smo. Si fa fotografar­e mentre abbraccia Paolo Gentiloni. E non si lascia sfuggire l’occasione, ovvero Paolo Virzi, che “invitato” a seguire con lui la giornata da Diego Bianchi, per Propaganda Live, arriva in piazza. Renzi lo abbraccia, poi gli dice: “Allora ci vediamo a cena?”. A domanda su questa presunta cena, dopo, il regista risponde: “Lo avevo conosciuto 13 anni fa a Firenze. Allora avevamo parlato di una cena”. Cosa non si fa per una photo opportunit­y.

Sul palco salgono i giovani. C’è Federico Romeo, il giovane assessore del Municipio di Polcevera, a Genova, che dopo il crollo del Ponte Morandi è diventato il volto da esibire. C’è Bernard Dikka, il millennial caro a Renzi, che arringa le folle in un modo che ricorda la Serracchia­ni degli inizi. Intanto, nel “recinto”, la situazione è slabbrata. D’altra par- te, i presenti si sopportano a stento. Gentiloni si intrattien­e con Franceschi­ni e Zanda. Renzi con Bonifazi e Migliore. Martina e Delrio stanno per conto loro.

Martina chiude. “Serve un nuovo Pd per una nuova sinistra. Vi chiedo questo impegno, vi prego, insieme”. La piazza continua a intonare il coro “unità, unita”, Martina si inceppa, ogni tanto si ferma, ma arriva fino in fondo. Cita Corbyn e “quell'avidità del capitalism­o che in questi anni non abbiamo capito”. Dice cose più nette di quelle declamate da Renzi. Al governo: “Se avete a cuore la sicurezza e la democrazia dimostrate di voler combattere la xenofobia e il razzismo. Noi siamo figli della Resistenza”.

SUL PALCO non sale nessuno dei big: il segretario non ha fatto richiesta, gli altri non avevano particolar­mente voglia di fare i comprimari. A proposito di unità. Mentre Martina scende a stringere mani, Renzi dalla “gabbia” nel retropalco si sporge a fare un giro parallelo. Acclamati entrambi. Tanto che il segretario comincia a riflettere su una cosa fino a ieri esclusa: candidarsi. Tra i renziani è tutto uno smontarlo: “Ha parlato troppo”. Trattament­o simile per Zingaretti: “È sparito: come fa uno a proporsi segretario, se non regge neanche una manifestaz­ione?”. Si discute delle ballerine della Boschi: c’è chi stima prezzi astronomic­i. Si intrattien­e con Matteo Orfini che dice: “Per il referendum c’era la stessa gente. Ci abbiamo lavorato come allora”. Sei treni speciali e 200 pullman: un impegno massiccio per riuscire a decretare la resistenza in vita dem. “L’Italia che non ha paura”(questo lo slogan, contestati­ssimo) se ne va sulle note – nostalgich­e – di Born to run.

Niente flop Presenti circa 30mila persone. Più delle ultime volte di Matteo segretario NICOLA ZINGARETTI

Rivendico il dovere di dialogare con una immensa base elettorale che ha colto nel M5s un approdo MAURIZIO MARTINA

Serve un nuovo Pd per una nuova sinistra Vi chiedo questo impegno, vi prego, insieme MATTEO RENZI

Sta arrivando il Venezuela. Non ci sono i denari, stanno mettendo a rischio la tenuta del Paese

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Foto di U. Pizzi Opposizion­e Martina sul palco della manifestaz­ione Pd
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LaPresse Piena a metà Il Pd in piazza del Popolo a Roma

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