La paralisi degli appalti spiegata dai bidelli veneti
Primo giorno di lezione. Arrivo la mattina in università e trovo le portinerie vuote, e i lavoratori del servizio di guardiania e di pulizia in agitazione perché da dieci giorni lo stipendio non arriva, dopo analoghi ritardi il mese prima, e quello prima ancora. Uno stipendio esiguo, che per quei lavoratori - non “statali” come noi o come i loro colleghi degli uffici, bensì dipendenti di ditte o cooperative esterne - è soggetto ai mutamenti delle aziende che si avvicendano.
I PORTIERI della mia università oggi sono in assemblea perché la loro ditta, la campana Esperia spa., da metà luglio è in amministrazione controllata per via di un’interdittiva antimafia. Dopo essere subentrata tramite affitto di ramo d’azienda (e dunque aver ereditato le attività e i dipendenti) alla Kuadra srl, già sua controllante e già finita nel 2016 in una brutta inchiesta di camorra per gli appalti dell’ospedale Santobono di Napoli, l’Esperia ha corredato il proprio sito di ogni sorta di certificazione di qualità, trasparenza, responsabilità sociale e onestà; ciononostante, pochi mesi fa si è nuovamente trovata sotto i riflettori della Dda e della Prefettura di Napoli, che ne hanno sospettato la stretta pertinenza al clan napoletano dei Lo Russo, lo stesso che co- gestiva la Kuadra di cui sopra, ovvero l'azienda che in certe gare Consip si era consociata in una Rete temporanea d'impresa con la romana Marco Polo spa. E così tutte le molteplici attività di fornitura servizi di Esperia, dagli ospedali di Trapani all’azienda idrica dell’Alto Vicentino, dalla Provincia alla Corte dei Conti di Venezia, dall’Università di Trento alla Commissione tributaria di Treviso, sono state travolte.
Né si può sperare ristoro a breve da un nuovo bando di gara. Come tutte le commesse pubbliche, anche questi appalti passano per i grandi appalti Consip: ma nella fattispecie sia il bando per le pu- lizie nelle scuole sia quello per ospedali atenei e amministrazioni pubbliche sono stati di fatto invalidati dall’Anac, su parere anche dell’Autorità antitrust, per sospetto di cartello tra le imprese coinvolte (Romeo Gestioni, Manutencoop, Manital ecc.). Il lotto che riguarda i miei colleghi dall’altra parte della guardiola o con il secchio in mano, quelli che si svegliano alle 5 per rendere vivibile il posto dove studenti e docenti operano ogni giorno, ebbene il loro lotto è il numero 5 del maxiappalto Facility Management 4, bandito nel 2014 per un ammontare di 2,7 miliardi di euro: è proprio il celebre maxiappalto assurto l’anno scorso agli onori delle cronache per via dei sospetti di corruzione e malversazione che avevano sfiorato perfino l’entourage dell’allora presidente del Consiglio.
Gravi le conseguenze dell'attuale paralisi nell’assegna- zione di quell’appalto, prima forse prorogato ad arte, secondo l’Anac, per consentire la messa in regola di imprese inguaiate, quindi appunto bloccato per una serie di presunte irregolarità e per il sospetto che le imprese più grandi avessero fatto “cartello” spartendosi la torta a priori, un lotto a me e uno a te. Tale paralisi ha obbligato le amministrazioni periferiche a prorogare i contratti in essere dall’appalto precedente, al fine di evitare la sospensione del servizio: chi, come il mio Ateneo, ha voluto alla fine bandire localmente un’altra gara, dovrà poi comunque aderire all’esito del bando Facility Management 4 se e quando mai si scioglieranno i nodi giudiziari. E la proroga ha interessato anche i casi, come quello della Esperia (subentrata alla Kuadra, già prorogata in Veneto per una serie di inghippi regionali addirittura sin dal bando Facility Management 2 del 2010!), in cui nel frattempo le imprese siano finite sotto indagine per mafia (correnti bloccati, amministrazioni straordinarie, ritardi e intoppi nei bonifici ai dipendenti…).
ECCO DUNQUEcome la “grande storia” della tv (le cimici di Marroni e il traffico di influenze, le intercettazioni telefoniche e le pressioni dei politici, le infiltrazioni mafiose e il Nord che traligna) si ripercuote sulla carne viva del Paese, per di più in un momento così sensibile come l’avvio dell'anno scolastico e accademico. Qualche settimana fa il deputato cinquestelle Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura della Camera, ottimo conoscitore dei problemi dell'istruzione, ha palesato l’intenzione di trovare nella legge di stabilità le risorse per assumere 12.000 bidelli (e, s’immagina in prospettiva, altret- tanti lavoratori per il servizio di guardiania e pulizia nelle università, e magari – perché no? – nelle altre amministrazioni pubbliche), così da riportare sotto diretto controllo pubblico i servizi per troppo tempo esternalizzati tramite mostruosi appalti “omnibus”. Un provvedimento che, per quanto indigesto a certi settori della Lega (forse anche al ministro?), porterebbe nel medio periodo evidenti risparmi, darebbe ai lavoratori un vero e inequivocabile segnale di recuperata dignità professionale, e soprattutto metterebbe un definitivo punto fermo all’indegno circo di appalti, indagini, ricorsi e cartelli che ha solcato gli ultimi anni della nostra storia. Sarebbe un cambiamento forse meno pirotecnico della nazionalizzazione di Autostrade, ma forse più realizzabile e - non solo sul piano simbolico - altrettanto significativo.
Riportare sotto il controllo pubblico certi servizi è importante quanto nazionalizzare le Autostrade