Il calcio, Tafazzi e Storie maledette
Franca Leosini ci sta pensando. Il programma potrebbe intitolarsi “Storie maledette del pallone made in Italy”, racconti perfetti per dimostrare quanto incompetente, scalcagnato e cialtrone sia diventato oggi il carrozzone del calcio di casa nostra. Per cominciare non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Salah ad André Silva, da Insigne a Modric, le storie tafazziane sono lì, ancora attuali, srotolatesi sotto gli occhi dell’intero mondo e legate da un unico fil rouge, quello dell’asineria italica. Come quella di Mohamed Salah, il bomber che a Liverpool è divenuto grande al punto da ricevere un milione di voti alle ultime elezioni presidenziali svoltesi nel suo paese, l’Egitto; il bomber messo ko da Sergio Ramos al pronti-via dell’ultima finale-Champions.
AVESSE POTUTO giocarla, quella finale, e presentarsi sano ai mondiali di Russia, il 2° posto al “Fifa Best Player” e il 3° all’ “Uefa Best Player” avrebbero forse potuto diventare qualcosa di più. Salah si è consolato col premio del gol più bello della stagione, ma il discorso che ci interessa qui è che Salah l’avevamo noi: nel febbraio 2015, a 22 anni, arrivò alla Fiorentina nell’ambito dell’affare Cuadrado al Chelsea; e pochi mesi dopo se ne andò alla Roma mettendosi a disposizione prima di Garcia e poi di Spalletti, con i tifosi a brontolare non vedendo poi ‘sta gran differenza tra Momo e Gervinho, Iturbe o Iago Falque. Risultato: ceduto al Liverpool per 42 milioni, dopo una stagione in Premier agli ordini di Jurgen Klopp, Salah vale oggi 171,3 milioni ed è il quinto giocatore più quotato al mondo dopo Harry Kane (201,2 milioni), Neymar ( 195,7), Mbappè ( 186,5) e Messi ( 184,2) secondo le stime dell’Osservatorio del Cies. Era un fenomeno, ma se ne sono accorti gli altri. Chi non è (e forse non sarà mai) un fenomeno è invece André Silva: l’attaccante portoghese che il Milan acquistò comunque a caro prezzo due estati fa dal Porto (38 milioni) a soli 21 anni. Zero gol agli ordini di Montella, 2 agli ordini di Gattuso, Silva è stato sbolognato in fretta e furia al Siviglia dove nelle prime 7 partite, a 22 anni, è diventato capocannoniere della Liga segnando 7 gol due dei quali al Real Madrid battuto 3-0. Domanda: chi era scarso, André Silva o i suoi allenatori Montella e Gattuso? La verità è che siamo fatti così: masochisti nati. Anche con la mercanzia di casa nostra, se è vero che l’ex presidente federale Tavecchio ci ha appena raccontato, sia pure a buoi scappati, che Lorenzo Insigne, gioiello assoluto del nostro calcio, non giocò la famigerata partita Italia-Svezia (quella che decretò l’esclusione dell’Italia dal mondiale) perchè il blocco dei giocatori della Juventus mise il veto alla sua entrata in campo, col risultato che tristemente ricordiamo. E insomma non capiscono niente gli allenatori, non capiscono niente i calciatori che giocano a fare gli allenatori: figuriamoci gli ex giocatori reinventatisi opinionisti in tv. Uno, Massimo Mauro, che pure di campioni dovrebbe intendersene avendo giocato a fianco di Maradona, Zico e Platini, ha passato gli anni a Sky a sostenere che Luka Modric era un giocatore come tanti (“preferisco Lemina”, arrivò a dire). Ebbene: dopo 4 Champions vinte col Real, Luka Modric conquisterà probabilmente, dopo “Best Player Uefa” e “Best Player Fifa”, anche il Pallone d’Oro 2018. Massimo Mauro gli avrebbe preferito Sturaro.