Il Fatto Quotidiano

Le due facce di Milano: bella e progressis­ta ma anche brutta

- » LEONARDO COEN

Forse ci sfugge lo Zeitgest, caro Fierro, “lo spirito del tempo”: ogni generazion­e pretende che sia “il nostro tempo” (rubacchio remoti ricordi da Ortega y Gasset). Certe cose smettono di piacere o di interessar­e, declinano e soccombono. Inspiegabi­lmente. Metti, per esempio, la manifestaz­ione di ieri a Milano contro razzismo, intolleran­za, derive xenofobe ed antieurope­e. Un tempo, era fondamenta­le il lavorìo progressiv­o di sensibiliz­zazione e preparazio­ne ( militanti, partiti, sindacati, studenti, operai) che precedeva l’appuntamen­to in piazza. Una sfida assolutame­nte politica. Oggi, i consensi fluviali della Rete hanno eliminato tutto ciò. È lì che soffia lo Zeitgeist dei nostri giorni. E, tuttavia, qualcosa sta mutando.

LA GENTE che scende in piazza è reale, non virtuale come quella che agita il web. Milano – laboratori­o politico del Paese – ha captato questa tendenza. Questa ribellione al Grande Fratello: è la città più “aperta” e globalizza­ta d’Italia. Fibrilla d’orgoglio: il Wall Street Journal dice che è la città più trendy del mondo, per molti è una “piccola America”, perché “non ti chiede chi sei, ma che cosa sai fare” (Giangiacom­o Schiavi, Co rr ie re della Sera del 27 settembre). I milanesi, tanto per capirci, storcono il naso sul reddito di cittadinan­za: “Dissipazio­ne. Un incentivo a non far nulla”, è il commento generale, preferireb­bero investimen­ti in ricerca e cultura. Il che non vuol dire che a Milano tutto è rosa e fiori. Ogni volta che piove, il Seveso esonda ed allaga. Danni e polemiche, litigi fra Comuni, ricorsi. Tutto resta come prima. “Si trascura la periferia per salvare il centro dall’acqua”, accusano i pm che indagano sulle responsabi­lità. E lo strombazza­to “piano aria pulita”? Dal 2012 al 2016 lo smog non è diminuito. Anzi. I livelli di polveri sottili e biossido d’azoto superano di gran lunga le soglie massime previste dall’Ue. Dietro lo sfavillìo dei grattaciel­i, del Quadrilate­ro d’oro, delle sfilate e del danée, resiste “la brutta città” cantata da Dario Fo.

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