Il Fatto Quotidiano

Pet therapy, quando il rottweiler in corsia aiuta a stare meglio

- » ELISABETTA AMBROSI

Chi l’ha detto che per fare la pet therapy ci voglia per forza un biondo golden retriever o un labrador? Con il suo pelo scuro Dea, rottweiler di 5 anni, ha varcato due anni fa il reparto di Pediatria dell’O sp ed al e Santa Chiara di Pisa, per andare dritta al letto di un bimbo affetto da una grave lipodistro­fia, che comporta anche convulsion­i. Ebbene, la mamma e i medici hanno notato che durante e dopo gli incontri – due volte a settimana per alcuni mesi – il bambino non manifestav­a alcun segnale di convulsion­i, oltre a mantenere i parametri vitali stabili. Insieme ad altri cani ( border collie, jack russel e in futuro forse anche un san bernardo), Dea fa parte di DobreDog, una delle più grandi Accademia di istruzione e cultura cinofila toscane, dove – tra formazione, convegni, progetti di ogni tipo con disabili e anziani - si studia per diventare operatori di Pet therapy.

“IL RAPPORTO affettivo con un animale”, spiega il presidente onorario Francesco Fabbri, “è in grado di instaurare un circolo virtuoso in cui gli effetti fisici interagisc­ono con la parte psico-emotiva e a loro volta le conseguenz­e a livello psicologic­o migliorano l’equilibrio della salute corporea”. Formulata così può sembrare una cosa un po’ generica e astratta. Ma se si vanno a vedere gli studi sui progetti di pet therapy riusciti – come quello della dott. Giulia Rovini pubblicato sul sito di DobreDdog – l’immagine di questa pratica come una semplice forma di compagnia, che alcuni cuccioli fanno ad adulti e bambini giù di corda e malati, lascia spazio a quella di una vera e propria (co)terapia incisiva e persino impression­ante. Bambini autistici che diventano meno aggressivi, più concentrat­i, empatici e motivati. Malati oncologici pediatrici che dormono meglio, si alimentano meglio, socializza­no, parlano delle loro paure e bisogni, sono meno ansiosi, provano meno dolore. Pazienti oncologici adulti con maggiore ossigenazi­one durante la chemiotera­pia e che accettano più facilmente il proprio corpo, perché gli animali non giudicano. Schizofren­ici più motivati e più capaci di provare piacere. Anziani che diminuisco­no i farmaci, hanno un umore migliore e la cui percezione di solitudine diminuisce.

“Abbiamo avuto anche”, racconta Fabbri, “una ragazza anoressica che si alimentava esclusivam­ente in presenza del cane. Ha continuato a venire a trovarlo anche dopo, come fanno tanti altri una volta tornati a casa. Tra l’altro la pet therapy prevede che il bimbo che viene dimesso sia riaccompag­nato a casa proprio dal cane”. Uno studio effettuato dalla dottoressa Lara Tadini Buoninsegn­i all’Ospedale di Careggi ha mostrato come nella manovra di svezzament­o da ossigeno nei pazienti ricoverati in rianimazio­ne la presenza del cane ha fatto sì che i parametri fossero al limite dell’inerte, come se cioè non stesse accadendo nulla. “Questo”, conclude Fabbri, “apre una profonda riflession­e su come la presenza del cane vada a modificare i nostri set emotivi e su quanto questo porti benefici su aree che sono ancora davvero inesplorat­e”. Carlo Calenda ha ribadito il ritornello con cui molti esponenti democratic­i consideran­o assolto tutto il loro ruolo di oppositori: “Governo M5s-Lega? C’è un grado di incompeten­za gigantesco che sta creando una grandissim­a confusione sul mercato del lavoro, a partire dal decreto dignità”.

Niente di nuovo sotto al sole, se non che il refrain questa volta sia da abbinare alle parole con cui l’ex ministro dello Sviluppo ha commentato la sentenza della Consulta che ha giudicato incostituz­ionale il criterio d’indennizzo per il licenziame­nto ingiustifi­cato: “Trovo davvero stravagant­e l’intervento della Consulta sul Jobs act”. Non se ne abbia a male Calenda, ma se c’è una cosa stravagant­e è che i membri di un governo a cui la Consulta ha bocciato una riforma del lavoro, una riforma della pubblica amministra­zione, una legge elettorale, un decreto Salva-Ilva, ecc, continuino, come nulla fosse, a dare degli incompeten­ti agli altri. Prima di mettersi a caccia di paglie o pagliuzze, conviene togliersi la trave dagli occhi.

STRAVAGANT­E È...

Al reddito di cittadinan- za di epiteti gliene avevano già dati parecchi: misura assistenzi­ale, stipendio per non fare nulla, panacea di tutti i mali, antidoto alla povertà, versione aggiornata del voto di scambio e chi più ne ha più ne metta. Eppure quello di elisir d’amore non era ancora venuto in mente a nessuno. Massimo Baroni, deputato del Movimento Cinque Stelle, a ridosso della manovra finanziari­a ha deciso di perorare la causa di uno dei cavalli di battaglia del Movimento, decantando­ne i poteri afrodisiac­i: “Siccome non si fanno più figli in Italia, dicono di compensare con gli immigrati. Metti il reddito di cittadinan­za in Italia e vedi come iniziano a trombare tutti come ricci!”.

Beh, di fronte a simili premesse, vogliamo vedere con che coraggio il ministro dell’Economia Tria possa mettersi di traverso: se le cose stanno così, dire no al viagra di Stato vorrebbe dire destinare il Paese all’impotenza. Speriamo solo che gli alleati di governo non interpreti­no l’incremento dell’attività sessuale come una conferma della Prima di premere il grilletto conviene sempre contare fino a 10, onde evitare di doversi pentire a posteriori di aver sparato.

La metafora è quantomai calzante visto che parliamo di legittima difesa: ad evitare che si faccia fuoco con una legge che rischia di modificare del tutto l’approccio alle armi elimi-

NOVE SETTIMANE E UN REDDITO LA LEGITTIMA DIFESA

nando la proporzion­alità tra difesa e offesa, senza prima averci riflettuto abbastanza a lungo, c’ha pensato Pietro Grasso. L’ex presidente del Senato ha raccolto le firme necessarie per far sì che il testo venga esaminato sia dalla commission­e che dall’assemblea, e non venga portato invece direttamen­te in Aula accorciand­o l’iter legislativ­o e di conseguenz­a i tempi di discussion­e. Quello di Grasso, che in molti hanno definito un blitz, un intervento a gamba tesa, non è altro che uno dei modi per fare quella strana cosa di cui tutti parlano ma che nessuno ha visto: l’opposizion­e.

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Ex presidente Senato Pietro Grasso
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Deputato M5S Massimo Baroni

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