Anche Coldiretti fa la giravolta: un bagno di folla per Salvini
L’associazione degli agricoltori ha appoggiato Renzi fino alla fine (e al referendum) Ora si consegna armi e bagagli al “Capitano”: tanti applausi e l’appoggio dei vertici
Matteo Salvini cala sul Circo Massimo che pare Pontida: circondato da un cordone misto di sicurezza, giornalisti e sostenitori. Solito copione: cerca il contatto con la folla; selfie, strette di mano, abbracci, acclamazioni. Intorno è tutto gialloverde, ma non è un omaggio: sono i colori di Coldiretti. È la festa nazionale dell’associazione dei coltivatori, il totem del mondo agricolo. Una macchina da un milione e 600 mila iscritti che sfoggia il suo capitale umano e politico riempiendo per tre giorni la grande piana storica al centro di Roma. Il colpo d’occhio non tradisce gli organizzatori: il Circo Massimo è attraversato da tre file di stand con i prodotti di ogni regione, la gente riempie le corsie, le bandiere gialle annunciano il “Villaggio Coldiretti” anche a centinaia di metri dall’area della manifestazione.
Salvini arriva di mattina insieme al suo ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio. Circondato dai microfoni, regala una battuta un po’Twitter e un po’manifesto politico: “Mi chiedete di Bruxelles? Ma lo vedete come reagisce questa gente? A me interessano queste persone che si alzano presto e mungono le vacche, cosa mi frega di Juncker?”.
LA NOTIZIA, insomma, è che “il Capitano” è popolare, tanto, anche qui. Teoricamente poteva essere territorio ostile: è la stessa Coldiretti che abbracciava Matteo Renzi non più in là del 2016 e si prestava a sposare la sua battaglia referendaria, con la promessa del “sì” del suo vasto corpaccione elettorale. Ai tempi d’oro si stimava che valesse 4 o 5 milioni di voti. Erano per la Democrazia cristiana: il fondatore Paolo Bonomi è stato deputato Dc per ben 8 legislature. Oggi gli elettori sono sicuramente meno e meno omogenei, ma Coldiretti resta un’organizzazione di grandi dimensioni (1,6 milioni di iscritti in 5.668 sezioni comunali, 19 federazioni regionali e 97 federazioni provinciali) e un blocco di consenso a cui la politica non è insensibile.
Allo stesso modo, Coldiretti non è insensibile alla politica. Del presidente Roberto Moncalvo – il cui mandato, iniziato nel 2011, scade alla fine dell’anno – si diceva fosse papabile erede di Sergio Chiamparino in Piemonte. Era considerato un uomo di centrosinistra, e a maggior ragione dopo l’expl oit pub- blico dell’appoggio al referendum costituzionale di Renzi e Boschi. Invece Coldiretti non è né di centrosinistra né di centrodestra: sta col governo. Sempre. L’associazione appoggiava Berlusconi quando c’era Berlusconi e Renzi quando c’era Renzi. Moncalvo ha definito con la stessa espressione priva di ironia “il migliore ministro con cui abbia lavorato” tanto la forzista Nunzia De Girolamo quanto il dem Maurizio Martina.
La parola chiave è “pragmatismo”. Il vecchio establishment soffre, ci sono la Lega, Centinaio, Salvini, i 5Stelle. Moncalvo, passeggiando tra uno stand e l’altro, non ne fa mistero. Anzi rivendica: “Il nostro compito è indirizzare i governi per difendere i nostri diritti, qualsiasi sia il colore politico”. Qualsiasi: “Noi abbiamo sempre lo stesso atteggiamento con tutti. Renzi l’abbiamo applaudito quando ha fatto bene e criticato quando ha fatto meno bene”. Il presidente riconosce però che “l’inizio di Salvini è incoraggiante”, elenca le buone intenzioni: le parole sugli accordi commerciali da rivedere e sui trattati da respingere – come il Ceta, tra Europa e Canada –, la guerra al riso cambogiano, la sbandierata promessa di tutela dei prodotti nazionali.
MA NON È SOLO il capo di Coldiretti a sorridere al nuovo corso. Per Salvini e Centinaio sul palco ci sono applausi convinti. Pure in giro tra i banchetti, dove non li hanno potuti ascoltare, il clima è di benevola attesa. Le voci si somigliano tutte. Tina, titolare di Villa Barone Alfieri a Pozzallo: “È impor- tante che sia venuto qui, è un segnale di attenzione, ci piace”. Piero, azienda agricola La Regina di Chieti: “Questi non possono fare peggio di quelli che c’erano prima. Salvini ogni tanto straparla e non sono sempre d’accordo sui discorsi sugli immigrati, ma sull’agricoltura ha detto cose buone. Vediamo se le fanno”. Marina ( Azienda Scorrano di Pescara): “Mi piace, sono ottimista, ha iniziato bene”. Fabrizio (Azienda Bermoccoli, Arezzo) offre assaggi di salumi: “A me sembra che lui, Salvini, dica cose condivisibili, oggi ha preso moltissimi applausi, si sentivano anche da qui. Al nostro mondo piace”. Michele, salernitano, ha un banchetto con la moglie di mandorle e nocciole: “Noi li abbiamo votati. La prima cosa è abbassare le tasse e diminuire la burocrazia, per le piccole aziende è un vitale. La lotta alla contraffazione è una promessa che abbiamo sentito mille volte, vediamo se stavolta qualcosa succede”.
E dunque è ancora luna di miele, pure tra chi “munge le vacche”. Oggi l’applausometro del Circo Massimo tocca a Di Maio (ma il meteo promette bufera).
Il presidente Moncalvo: “Il nostro obiettivo è indirizzare i governi, qualsiasi sia il loro colore politico”