Il Fatto Quotidiano

Anche Coldiretti fa la giravolta: un bagno di folla per Salvini

L’associazio­ne degli agricoltor­i ha appoggiato Renzi fino alla fine (e al referendum) Ora si consegna armi e bagagli al “Capitano”: tanti applausi e l’appoggio dei vertici

- » TOMMASO RODANO

Matteo Salvini cala sul Circo Massimo che pare Pontida: circondato da un cordone misto di sicurezza, giornalist­i e sostenitor­i. Solito copione: cerca il contatto con la folla; selfie, strette di mano, abbracci, acclamazio­ni. Intorno è tutto gialloverd­e, ma non è un omaggio: sono i colori di Coldiretti. È la festa nazionale dell’associazio­ne dei coltivator­i, il totem del mondo agricolo. Una macchina da un milione e 600 mila iscritti che sfoggia il suo capitale umano e politico riempiendo per tre giorni la grande piana storica al centro di Roma. Il colpo d’occhio non tradisce gli organizzat­ori: il Circo Massimo è attraversa­to da tre file di stand con i prodotti di ogni regione, la gente riempie le corsie, le bandiere gialle annunciano il “Villaggio Coldiretti” anche a centinaia di metri dall’area della manifestaz­ione.

Salvini arriva di mattina insieme al suo ministro dell’Agricoltur­a, Gian Marco Centinaio. Circondato dai microfoni, regala una battuta un po’Twitter e un po’manifesto politico: “Mi chiedete di Bruxelles? Ma lo vedete come reagisce questa gente? A me interessan­o queste persone che si alzano presto e mungono le vacche, cosa mi frega di Juncker?”.

LA NOTIZIA, insomma, è che “il Capitano” è popolare, tanto, anche qui. Teoricamen­te poteva essere territorio ostile: è la stessa Coldiretti che abbracciav­a Matteo Renzi non più in là del 2016 e si prestava a sposare la sua battaglia referendar­ia, con la promessa del “sì” del suo vasto corpaccion­e elettorale. Ai tempi d’oro si stimava che valesse 4 o 5 milioni di voti. Erano per la Democrazia cristiana: il fondatore Paolo Bonomi è stato deputato Dc per ben 8 legislatur­e. Oggi gli elettori sono sicurament­e meno e meno omogenei, ma Coldiretti resta un’organizzaz­ione di grandi dimensioni (1,6 milioni di iscritti in 5.668 sezioni comunali, 19 federazion­i regionali e 97 federazion­i provincial­i) e un blocco di consenso a cui la politica non è insensibil­e.

Allo stesso modo, Coldiretti non è insensibil­e alla politica. Del presidente Roberto Moncalvo – il cui mandato, iniziato nel 2011, scade alla fine dell’anno – si diceva fosse papabile erede di Sergio Chiamparin­o in Piemonte. Era considerat­o un uomo di centrosini­stra, e a maggior ragione dopo l’expl oit pub- blico dell’appoggio al referendum costituzio­nale di Renzi e Boschi. Invece Coldiretti non è né di centrosini­stra né di centrodest­ra: sta col governo. Sempre. L’associazio­ne appoggiava Berlusconi quando c’era Berlusconi e Renzi quando c’era Renzi. Moncalvo ha definito con la stessa espression­e priva di ironia “il migliore ministro con cui abbia lavorato” tanto la forzista Nunzia De Girolamo quanto il dem Maurizio Martina.

La parola chiave è “pragmatism­o”. Il vecchio establishm­ent soffre, ci sono la Lega, Centinaio, Salvini, i 5Stelle. Moncalvo, passeggian­do tra uno stand e l’altro, non ne fa mistero. Anzi rivendica: “Il nostro compito è indirizzar­e i governi per difendere i nostri diritti, qualsiasi sia il colore politico”. Qualsiasi: “Noi abbiamo sempre lo stesso atteggiame­nto con tutti. Renzi l’abbiamo applaudito quando ha fatto bene e criticato quando ha fatto meno bene”. Il presidente riconosce però che “l’inizio di Salvini è incoraggia­nte”, elenca le buone intenzioni: le parole sugli accordi commercial­i da rivedere e sui trattati da respingere – come il Ceta, tra Europa e Canada –, la guerra al riso cambogiano, la sbandierat­a promessa di tutela dei prodotti nazionali.

MA NON È SOLO il capo di Coldiretti a sorridere al nuovo corso. Per Salvini e Centinaio sul palco ci sono applausi convinti. Pure in giro tra i banchetti, dove non li hanno potuti ascoltare, il clima è di benevola attesa. Le voci si somigliano tutte. Tina, titolare di Villa Barone Alfieri a Pozzallo: “È impor- tante che sia venuto qui, è un segnale di attenzione, ci piace”. Piero, azienda agricola La Regina di Chieti: “Questi non possono fare peggio di quelli che c’erano prima. Salvini ogni tanto straparla e non sono sempre d’accordo sui discorsi sugli immigrati, ma sull’agricoltur­a ha detto cose buone. Vediamo se le fanno”. Marina ( Azienda Scorrano di Pescara): “Mi piace, sono ottimista, ha iniziato bene”. Fabrizio (Azienda Bermoccoli, Arezzo) offre assaggi di salumi: “A me sembra che lui, Salvini, dica cose condivisib­ili, oggi ha preso moltissimi applausi, si sentivano anche da qui. Al nostro mondo piace”. Michele, salernitan­o, ha un banchetto con la moglie di mandorle e nocciole: “Noi li abbiamo votati. La prima cosa è abbassare le tasse e diminuire la burocrazia, per le piccole aziende è un vitale. La lotta alla contraffaz­ione è una promessa che abbiamo sentito mille volte, vediamo se stavolta qualcosa succede”.

E dunque è ancora luna di miele, pure tra chi “munge le vacche”. Oggi l’applausome­tro del Circo Massimo tocca a Di Maio (ma il meteo promette bufera).

Il presidente Moncalvo: “Il nostro obiettivo è indirizzar­e i governi, qualsiasi sia il loro colore politico”

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Ansa Agricolo Matteo Salvini ieri a Roma
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