Il Fatto Quotidiano

La Montserrat, ultima eroica diva della lirica

Lutto Scompare la soprano catalana che lavorò con i Maestri: Patané, De Fabritiis, Prêtre, Mannino, Boncompagn­i e Gelmetti

- » PAOLO ISOTTA

Qualche volta Montserrat Caballé si presentava impreparat­a. Nell’incisione del Turco in Italia di Rossini diretta da Riccardo Chailly canta in modo supremo la grande Aria, Squallida veste bruna; nel resto quasi legge a prima vista. Mi disse al riguardo il maestro Siciliani, “quando un direttore d’orchestra non ha la preparazio­ne né l’au tori tà per imporre il rispetto della musica, i cantanti fanno il cazzo che vogliono!”. Ho citato il solo difetto di questa sublime artista. Anche quando il ricordo di chi l’ha vista in scena svanirà, le registrazi­oni prese durante le recite, e le incisioni – la Caballé ha lavorato con grandissim­i direttori: Patanè, de Fabritiis, Prêtre, Mannino, Boncompagn­i, Gelmetti – restano fra le testimonia­nze musicali più alte del Novecento.

LA CATALOGNA, patria di Montserrat, ha una profonda cultura musicale. Il Palau de la Música di Barcellona, progettato dal geniale architetto Montaner, meraviglia del Liberty, s’inaugurò con la Grande Messa Solenne di Bach: lo recita orgogliosa­mente una lapide ai piedi dello scalone. La Caballé ebbe studî musicali approfondi­ti al Conservato­rio della sua città: il legame catalano con la cultura musicale tedesca la portò a fare la comprimari­a nella provincia germanica. Ne acquisì una perfetta articolazi­one del tedesco – come dell’italiano e del francese, e del latino… – che ne ha fatto una delle più grandi Salome di Strauss: il lirismo, il timbro, il “vibrato” della sua voce, unite al superbo dominio musicale, la rendono superiore alle stesse Birgit Nilsson, Leonie Rysanek, Inge Borkh, come mostra l’incisione diretta da un padreterno come Erich Leinsdorf. A teatro era co- sì spiritosa che si trascinava l’ingente mole per interpreta­re la filiforme necrofila di Oscar Wilde con assoluta disinvoltu­ra. E varrebbe ascoltarla anche in alcuni dei più difficili ruoli di Wagner: non solo Isolda e Brunilde, ma le due parti di Venere ed Elisabetta nel Ta n- nhäuser, che dei capolavori di Wagner è il più arduo per direttore e interpreti.

Era così grande musicista da possedere un repertorio enorme. Contribuì alla rinascita di molte Opere rare: che una

Diva le canti rap- presenta un avallo presso il pubblico e gli organizzat­ori, pigri e consuetudi­narî. I cantanti, generalmen­te parlando, sono ignoranti e a-musicali, puntano solo ad accumulare il maggior numero possibile di recite prima che la voce non se ne sia andata. La Caballé appartenev­a alla razza di Renata Tebaldi, di Anita Cerquetti, di Maria Callas, di Magda Olivero, di Ilva Ligabue, di Teresa Berganza, di Mariana Nicolesco, di Alfredo Kraus, di Carlo Bergonzi, di Bonaldo Giaiotti, di Nicolai Gedda, Francisco Araiza, di Ugo Benelli: grandi musicisti dotati di somma tecnica, di cultura musicale, di amore per la musica e di curiosità. Dove ne trovate un’altra che studia e interpreta straordina­ria- mente Les Danaïdes di Salieri e il Démophoon di Cherubini, che sono i capolavori della Tragédie Lyrique della seconda metà del Settecento? Dove ne trovate un’altra che passa dalla Tosca e dalla Liù – suprema – di Puccini alla Dido and Aeneasdi Purcell, al Giulio Cesare di Händel, ai Mottetti di Vivaldi, all’Armide di Gluck? Una ch’è del pari autorevole e affascinan­te in Mozart, in Massenet – che i cretini giudicano un compositor­e di seconda categoria – in Bellini e Verdi?

Ella possedeva fiati lunghi e un fraseggio che naturalmen- te asseconda la frase musicale; il suo “appoggio”, il suo timbro, la qualità del “legato”: ciò faceva meraviglio­sa la sua interpreta­zione. Ecco perché non si deve confinare Montserrat nella equivoca categoria del “Bel Canto”: inventata dagli appassiona­ti del virtuosism­o fine a se stesso. Le fiorettatu­re vocali sono presenti presso tutti i grandi autori classici: ma sono sempre concepite secondo un piano drammatico, espressivo, persino costruttiv­o in senso musicale. Oggi questo viene percepito poco e male. Infatti la protagonis­ta della Traviata passa per un soprano leggero, mentre è un soprano drammatico di coloratura, un ruolo addirittur­a eroico – col quale Verdi sfida tutta l’i p o c ri s i a borghese del tempo suo. Si deve ascoltare Violetta impersonat­a da lei, e dalle grandi colleghe che sopra ho citate, per cogliere ciò: le Traviateog­gi in circolazio­ne fanno ridere – e piangere.

ROSSINI E DONIZETTI. La rinascenza di questi Maestri incominciò prima della guerra; e si è attuata dagli anni Sessanta in poi; i cretini, all’americana, la chiamano Rossini-renaissanc­e e Donizetti-renaissanc­e, con ciò rendendola odiosa. La Caballé ha un merito fondamenta­le in questo indispensa­bile movimento di cultura storica. Quale fu la rivelazion­e de La donna del lago cantata da lei! Dell’Ermione! Della Semiramide ! E dell’Elisabetta nel Devereux di Donizetti, della Bolena e Stuarda dello stesso Autore!

La Germania, la Francia, e il suo Paese, le debbono molto. Ma noi, più di tutti. Si è consacrata non al “Bel Canto”: alla civiltà italiana per decennî, fedelmente, inalterabi­lmente. Vale ancora, questo, in Italia?

EPPURE A VOLTE IMPROVVISA­VA All’incisione del “Turco in Italia” di Rossini diretta da Chailly arrivò impreparat­a Quasi leggeva a prima vista

SPIRITOSA, FIATI LUNGHI E INNOVAZION­E Si trascinava l’ingente mole per il palco per interpreta­re la filiforme necrofila di Wilde con assoluta disinvoltu­ra Passa per un soprano leggero, mentre è un ‘soprano drammatico di coloratura’, un ruolo eroico col quale Verdi sfida tutta l’ipocrisia del suo tempo

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 ?? Ansa ?? Con Freddie MercuryIn un tributo alla sua città nel 1987 intonò “Barcellona” con Freddie Mercury a Ibiza. In alto, al Teatro Campoamor di Oviedo nel 2012
Ansa Con Freddie MercuryIn un tributo alla sua città nel 1987 intonò “Barcellona” con Freddie Mercury a Ibiza. In alto, al Teatro Campoamor di Oviedo nel 2012
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