Il Fatto Quotidiano

CHI DERIDE CONTE FA SOLTANTO IL GIOCO DEI BULLI

- ANTONIO PADELLARO Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

“MAI ERA ACCADUTO nella storia politica non solo dell’Occidente che un primo ministro si riducesse a sandwich-man di un suo ministro”.

Massimo Cacciari commenta sull’”Espresso” l’immagine di Giuseppe Conte che, accanto a Matteo Salvini, esibisce un “cartiglio a eterna memoria di un epocale decreto” su sicurezza e immigrazio­ne.

MOLTO SI RIDE di Giuseppe Conte ma, probabilme­nte, molto Giuseppe Conte se la ride. Si sghignazza quando Maurizio Crozza lo immagina nei panni del cameriere dei suoi vice mentre prepara loro la spremutina e taglia i bordi dei tramezzini, “perché a Luigi piacciono così”. Un florilegio di gag, tutte giocate sull’avvocato pugliese miracolato (e un po’ imbranato) che si perde i fogli del discorso alle Camere, timoroso del suo dante causa Di Maio, sorvegliat­o a vista dal portavoce Casalino, che non a caso guadagna più di lui. In questa diffusa macchietti­stica resta difficile obiettare che nella Costituzio­ne italiana il presidente del Consiglio si chiama così perché ha un ruolo preminente di coordiname­nto, storicamen­te condiziona­to dal peso politico dei singoli ministri. Mentre, in genere, la figura del “Primo Ministro” esercita sull’azione di governo una maggiore propulsion­e (come in Inghilterr­a), derivante dalla forza del partito vincitore di cui è il leader. Sottigliez­ze che basta la gaffe giornalier­a a spazzare via: la foto da uomo sandwich di Salvini se la poteva risparmiar­e. Tuttavia, al Conte avvocato della Magna Grecia dirà certamente qualcosa il Giano Bifronte, figura mitologica che può guardare il futuro e il passato. Ma anche, come dio della porta, sia all’interno che all’esterno. Nel suo caso, come sappiamo molto meglio all’esterno dove ri- scuote una certa simpatia – da Trump a Macron – forse per la sua aria da bravo italiano in gita (ma se non conti una mazza certi squali non stanno certo a perdere tempo con te).

A osservarlo meglio, poi, quel sorrisetto perennemen­te stampato, più che l’espression­e dello sprovvedut­o fa venire in mente quella parolina sudista, sicurament­e nota in quel di Volturara Appula: babbiare. Perché a prendere in giro il prossimo che lo prende in giro “l’avvocato del popolo” potrebbe ricavarne un certo gusto: egli, comunque, tomo tomo cacchio cacchio (direbbe Totò) a Palazzo Chigi c’è arrivato.

Se è per questo anche alla cattedra universita­ria, grazie al convinto sostegno del suo maestro e “coinquilin­o” Alpa. Sorprende, infine, l’uso impolitico del gratuito dileggio da parte di chi pure nell’arte della politica è maestro. Lontano dagli atteggiame­nti, spesso inutilment­e aggressivi dei dioscuri, Conte fa valere il proprio limitato ruolo istituzion­ale con modi cortesi e inclini alla moderazion­e. Apprezzati al Quirinale dove l’interlocuz­ione con il presidente del Consiglio sembra funzionare e produrre risultati. A dimostrazi­one che nelle stanze del potere i voti non sempre sono tutto. Alla luce della solidità della maggioranz­a gialloverd­e non si comprende dunque quale interesse abbiano le teste pensanti del centrosini­stra a trattare Conte con malcelato disprezzo. A sbattergli in faccia la porta (o fosse anche la porticina) di un possibile dialogo, ci guadagna solo la politica dei bulli.

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