Oggi tutti “europeisti”, ieri bocciati dall’Unione
Dal 2003 sono ben 64 le contestazioni mosse allo Stato Italiano, 11 solo quest’anno
Chi fa l’europeista e pensa che quella sul Def sia una rarità o una pratica straordinaria, rischia di rimanere deluso. Sono al momento ben 64 le procedure d’infrazione aperte verso l’Italia. Le inadempienze contestate al nostro Paese dalla Commissione Ue e non ancora risolte coprono un arco temporale che spazia dal 2003 fino a oggi: solo nel 2018 ne sono state attivate 11, mentre se ne contano 8 relative all’anno precedente. Viste nel complesso, le procedure d’infrazione riguardano in più della metà dei casi materie ambientali (al primo posto con 15 procedure), fiscali ( 9), relative all’ambito dei trasporti (7) ea quello della concorrenza e degli aiuti di Stato. In misura minore toccano anche una serie di altri settori: dall’energia agli Esteri, dalla Giustizia alla comunicazione, fino alla tutela dei consumatori.
Spesso le procedure d’ infrazione riguardano materie tecniche o specifiche, che difficilmente appassionano l’ opinione pubblica e che rimangono quindi nell’ombra. Nel corso del 2018, Bruxelles ha richia- mato Roma, tra le altre cose, al rispetto delle regole europee riguardo ai serbatoi Gpl o per l’esenzione delle accise per le barche da diporto. Ci sono però anche provvedimenti più appassionanti e ad alto contenuto politico. Risale al 2015 l’inizio della procedura sul caso Xylella, il batterio killer che ha colpito gli ulivi pugliesi e contro la propagazione del quale l’Ue aveva chiesto un’azione radicale con l’abb atti men to di tutte le piante malate. Pochi mesi fa, lo stadio avanzato della procedura ha portato al deferimento del nostro Paese alla Corte di Giustizia Ue.
SEMPRE alla Puglia si riferisce la contestazione europea rispetto all’Ilva di Taranto. Nel 2013 Bruxelles apre una procedura per il mancato rispetto della direttiva Ue del 2010 sulle emissioni industriali. E sotto procedura continuiamo anche a essere, dal 2012, per le condizioni di accoglienza dei migranti. Non mancano poi i casi chiusi, con Roma giudicata colpevole. Nel 2015 l’Italia è condannata a pagare 20 milioni di euro di multa per la cattiva gestione del l’emergenza rifiuti in Campania. Una precedente sentenza definitiva della Corte di Giustizia Ue aveva riguardato l’i n ad em p ie nz a dello Stato italiano per l’indennizzo alle vittime di reati violenti. Altra nota querelle, quella delle quote latte. Secondo l’Ue i produttori hanno indebitamente scaricato sui cittadini (1,3 miliardi di euro) le ammende che loro stessi avrebbero dovuto pagare. Infine il caso della legge Gasparri sulle telecomunicazioni (2004, “salva Rete4”): l’Ue ha condannato l’Italia nel 2008 con sentenza definitiva, ma il Parlamento italiano, a cui spetta il compito di legiferare secondo le indicazioni fornite, si è ben guardato dal porvi rimedio.
I vari capitoli Dai rifiuti alla legge Gasparri sulle tv, passando per migranti, Ilva e la malattia degli ulivi (Xylella)