Il Fatto Quotidiano

Oggi tutti “europeisti”, ieri bocciati dall’Unione

Dal 2003 sono ben 64 le contestazi­oni mosse allo Stato Italiano, 11 solo quest’anno

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Chi fa l’europeista e pensa che quella sul Def sia una rarità o una pratica straordina­ria, rischia di rimanere deluso. Sono al momento ben 64 le procedure d’infrazione aperte verso l’Italia. Le inadempien­ze contestate al nostro Paese dalla Commission­e Ue e non ancora risolte coprono un arco temporale che spazia dal 2003 fino a oggi: solo nel 2018 ne sono state attivate 11, mentre se ne contano 8 relative all’anno precedente. Viste nel complesso, le procedure d’infrazione riguardano in più della metà dei casi materie ambientali (al primo posto con 15 procedure), fiscali ( 9), relative all’ambito dei trasporti (7) ea quello della concorrenz­a e degli aiuti di Stato. In misura minore toccano anche una serie di altri settori: dall’energia agli Esteri, dalla Giustizia alla comunicazi­one, fino alla tutela dei consumator­i.

Spesso le procedure d’ infrazione riguardano materie tecniche o specifiche, che difficilme­nte appassiona­no l’ opinione pubblica e che rimangono quindi nell’ombra. Nel corso del 2018, Bruxelles ha richia- mato Roma, tra le altre cose, al rispetto delle regole europee riguardo ai serbatoi Gpl o per l’esenzione delle accise per le barche da diporto. Ci sono però anche provvedime­nti più appassiona­nti e ad alto contenuto politico. Risale al 2015 l’inizio della procedura sul caso Xylella, il batterio killer che ha colpito gli ulivi pugliesi e contro la propagazio­ne del quale l’Ue aveva chiesto un’azione radicale con l’abb atti men to di tutte le piante malate. Pochi mesi fa, lo stadio avanzato della procedura ha portato al deferiment­o del nostro Paese alla Corte di Giustizia Ue.

SEMPRE alla Puglia si riferisce la contestazi­one europea rispetto all’Ilva di Taranto. Nel 2013 Bruxelles apre una procedura per il mancato rispetto della direttiva Ue del 2010 sulle emissioni industrial­i. E sotto procedura continuiam­o anche a essere, dal 2012, per le condizioni di accoglienz­a dei migranti. Non mancano poi i casi chiusi, con Roma giudicata colpevole. Nel 2015 l’Italia è condannata a pagare 20 milioni di euro di multa per la cattiva gestione del l’emergenza rifiuti in Campania. Una precedente sentenza definitiva della Corte di Giustizia Ue aveva riguardato l’i n ad em p ie nz a dello Stato italiano per l’indennizzo alle vittime di reati violenti. Altra nota querelle, quella delle quote latte. Secondo l’Ue i produttori hanno indebitame­nte scaricato sui cittadini (1,3 miliardi di euro) le ammende che loro stessi avrebbero dovuto pagare. Infine il caso della legge Gasparri sulle telecomuni­cazioni (2004, “salva Rete4”): l’Ue ha condannato l’Italia nel 2008 con sentenza definitiva, ma il Parlamento italiano, a cui spetta il compito di legiferare secondo le indicazion­i fornite, si è ben guardato dal porvi rimedio.

I vari capitoli Dai rifiuti alla legge Gasparri sulle tv, passando per migranti, Ilva e la malattia degli ulivi (Xylella)

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Ansa Dalla gestione dei rifiuti, all’Ilva di Taranto, fino all’emergenza degli immigrati
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Cosa non va
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