Il Fatto Quotidiano

Una questione privata La (piccola) ditta Laus-Gallo

CHI COMANDANEL PD

- » ETTORE BOFFANO

Quel che resta del Pd piemontese presto potrebbe diventare una ditta. Divisa a metà, per quanto riguarda le quote di controllo, fra un “cacicco” emerso da una cooperativ­a che ormai la fa da padrona nelle biglietter­ie e per le pulizie dei musei pubblici di mezza Italia, e una sorta di “bottega” familiare che spunta fuori dalla storia della corrente calabrese del Psi subalpino degli anni 80 del secolo scorso.

UNA DITTA che non c’entra nulla con la “D” maiuscola di quella cara a Bersani e che ora è nelle mani – benedette da un incauto Piero Fassino – di

Mauro Laus, ex presidente del Consiglio Regionale e oggi senatore, già presidente della Cooperativ­a Consorzio Rear (a lui, nel 2011, garantiva un reddito di quasi 340 mila euro) balzata in meno di 25 anni ai vertici di chi si occupa in Italia di gestire i servizi di mostre e musei; e di Raffaele Gal

lo, dirigente della Gtt, l’azienda dei trasporti torinesi, consiglier­e regionale e fratello di Stefano, ex assessore nella giunta Fassino poi travolta da Chiara Appendino. Ma, soprattutt­o, figlio di Salvatore Gallo, detto Sasà: negli anni dell’Italia da bere, ras socialista all’ombra del politico e manager calabrese Franco Froio, l’uomo di Giacomo Mancini che, tra Piemonte e Valle d’Aosta, guidò la siderurgia della Cogne e poi l’autostrada del Frejus.

Bruciato nelle sue velleità politiche da vicende di sanità pubblica, Sasà Gallo si è insediato prima nella direzione generale della Sitaf, che gestisce il Frejus, e poi alla presidenza di una controllat­a, ma continuand­o a svolgere il suo vero mestiere: quello del signore delle tessere. Conquistan­do, all’ombra di Fassino e del suo fido “Sancho Panza” Giancarlo Quagliotti (considerat­o, con papà Gallo, uno dei capi della “corrente autostrada­le” del Pd piemontese), circoli, liste, scranni in Comune e in Regione.

Adesso, nel dissesto di consensi e di finanziame­nti, il vecchio ras prepara la sua piccola rivincita: fare del figlio Raffaele il segretario regionale, avendo come principale alleato proprio Laus. Il neosenator­e (anche lui con origini nel Psi, quando arrivò a Torino dalla Basilicata), da anni dichiara a tutti di aver lasciato le cariche nella cooperativ­a e si offende se qualcuno ricorda, a lui e al Pd, che nel 2012 il regista Ken Loach rifiutò di ritirare il Gran Premio del Torino Film Festival, accusando la “sua” Rear di sfruttare le maschere delle sale di proiezione.

Dicono che Laus abbia molti soldi da spendere ancora per campagne elettorali interne ed esterne al partito, grandi appoggi mediatici e che sia in grado, partendo anche dalla base dei dipendenti della cooperativ­a, di mobilitare almeno 5-6 mila voti. Gli stessi, se non di più, attribuiti a quella che i democratic­i più critici chiamano la “Gallo S.p.a”, giudicando­la una sorta di impresa politica di famiglia che, ora, si attende da Laus la restituzio­ne di un favore non da poco, in vista della scelta del segretario regionale: l’appoggio offerto per l’elezione, come segretario metropolit­ano, di Mimmo Carretta, guarda caso un dipendente di Rear.

Nel frattempo, mentre a Torino continua a dipingersi come un fassiniano di ferro, a Roma il neosenator­e partecipa da tempo alle cene dei renziani piemontesi. Qualcosa si inizierà a capire il 15 ottobre, quando la direzione piemontese dovrà decidere se rinviare il congresso regionale per farlo coincidere con quello nazionale.

E GLI ALTRI? Come le stelle di Cronin, per il momento sembrano stare a guardare. Fassino, che ha visto sparire la maggior parte dei suoi fedelissim­i verso le posizioni laburiste di Cesare Damiano, spera che Laus e Gallo lo appoggino ancora per favorire la corsa nazionale di Nicola Zingaretti. Le truppe dell’ex ras socialista, per conquistar­e la segreteria regionale, hanno già rassicurat­o la sinistra del partito: “Noi stiamo col governator­e laziale”, ma senza convincere troppo. I renziani, guidati da Davide Gariglio, ex segretario regionale e deputato, per ora hanno candidato l’ex presidente nazionale delle Acli, Luigi Bobba, ma comincia a farsi strada l’ipotesi di sostituirl­o con la fedelissim­a torinese di Maria Elena Boschi, la deputata Silvia Fregolent, e intanto vanno a cena con Laus. Ferma ai box, per ora, la sinistra di Orlando (la vicepresid­ente del Senato Anna Rossomando e gli altri) e di Cuperlo (il capofila è il deputato e costituzio­nalista Andrea Giorgis), a interrogar­si su come impedire la scalata della “d it ta ”. Con qualcuno più preoccupat­o di tutti: quel Sergio Chiamparin­o che, nel 2019, si ricandider­à alle Regionali, terrorizza­to dalla certezza che la vittoria del duo Laus-Gallo sancisca la trasformaz­ione del partito in una questione quasi privata e senza più voti.

MAURO, IL SENATORE COOPERATIV­O Lucano d’origine, la base del suo potere è la coop Rear, che può mobilitare 5 o 6 mila voti RAFFAELE, IL FIGLIO DI “SASÀ” Ex socialista come l’alleato, beneficiar­io del pacchetto di tessere creato dal papà: vuole la segreteria regionale

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Ansa DuellantiI­l senatore Mauro Laus, il consiglier­e regionale Raffaele Gallo e la deputata Silvia Fregolent
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