Il Fatto Quotidiano

Disobbedie­nza civile, perché gli obiettori possono farla?

- ALESSANDRO CHIOMETTI

Mimmo Lucano, sindaco di Riace, si trova a convivere durante il suo mandato con leggi “fasciste” dettate dalle emergenze elettorali, scritte da ministri dell’Interno dichiarata­mente o subdolamen­te “fascisti”. Ritiene le leggi sbagliate, agisce in modo da aggirarle, consente a degli immigrati di restare “irregolarm­ente” sul territorio italiano. Scoperto, viene incriminat­o e arrestato (seppur ai domiciliar­i) sospeso dalla carica e rinviato a giudizio.

Questa si chiama correttame­nte disobbedie­nza civile o obiezione di coscienza alla legge.

Il medico cattolico sceglie deliberata­mente di fare il medico chirurgo, il ginecologo o l’anestesist­a nonostante sappia già che una legge dello Stato, la 194 del ‘78, è in contrasto con i suoi dogmi religiosi. Una volta assunto si dichiara “obiettore di coscienza” e si rifiuta di eseguire operazioni che possano causare la morte dei feti anche quando questo mette a rischio la vita della donna. Grazie alle lobby della sanità fa anche carriera all’interno della struttura scaricando ai colleghi (ovviamente sempre più rari perché “’cca nisciuno è fesso”) il lavoro che lui si rifiuta di svolgere. Questo si chiama correttame­nte boicottagg­io di una legge dello Stato. L’obiezione di coscienza, o disobbedie­nza civile, può essere tale solo quando sconti di persona il peso delle tue azioni e non quando le fai scontare agli altri. È chiara la differenza?

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