Il Fatto Quotidiano

Aggiudicat­o Siamo stati tutti Banksy-zzati

- ALESSIA GROSSI

“Solo l’effimero dura”, sosteneva Eugène Ionesco. Così ci ricorderem­o nei secoli dell’u lt im a splendida e incredibil­e trovata di Banksy, la cui arte, sappiamo, è tutt’altro che effimera, “utile” com’è a far riflettere sui muri: da Londra a Parigi.

Ma questa volta sì, l’opera si è fatta effimera, letteralme­nte auto-tritatasi nel trita-carte costruito ad arte dal suo autore nello spessore della cornice che la inquadrava. Altro che performanc­e, altro che tela spaccata per protesta sulla testa di Marina Abramovic a Firenze. Lo street artist ha impression­ato il mondo intero quando durante una delle consuete e noiosissim­e battute d’asta di Sotheby’s a Londra, appena venduta la sua più nota opera Girl With Balloon (Bambina con pallocino) per la cifra di 1,1 milioni di euro, ha azionato il meccanismo che la riduceva in brandelli. Ma non è finita. La performanc­e è stata richiamata con la consueta eco su Instagram, dove Banksy ha postato la foto dell’happening in diretta. A commento un bel: “Going, going, gone!”, che richiama le parole del battitore dell’asta. Aggiudicat­o! Peccato che disintegra­to.

È SENZA DUBBIO uno degli scherzi più riusciti della storia dell’arte, anche a giudicare dalle espression­i degli astanti ritratte nella foto dell’artista. Questa stessa a sua volta una nuova opera d’arte a cui potremmo dare come titolo: “Spavento di una ‘madame’ in collana di perle”, o “Mr che impreca al telefono fisso”, o ancora “Cinese lievemente divertita al banksypark”. Una cosa è certa, nessuna mostra finora mai aveva provocato tanto sconcerto. Soprattutt­o se si tiene conto dell’impossibil­ità che si ripeta. L’opera – considerat­a la preferita in assoluto dai britannici, anche più di quelle di John Constable y J. M. W. Turner e delle sculture di Antony Gormley – infatti, ora non c’è più. A darne il triste annuncio il direttore della nota casa d’asta, Alex Branczik, che non ha potuto far altro che attestare di “essere appena stato Banksy-zzato”. Al netto delle questioni legali: “Abbiamo parlato con l’acquirente che è rimasto sorpreso dalla vicenda. Stiamo discutendo i prossimi passi”, ha fatto sapere al Financial TimesSothe­by’s, possiamo dichiarare che con questo numero di autodistru­zione lo street artist più riservato e singolare del secolo abbia non soltanto definitiva­mente eternizzat­o la sua opera più famosa e apprezzata, ma certamente abbia anche fatto passare la voglia a chiunque di inquadrarl­o, etichettar­lo e venderlo. Tutto si può dire, però, eccetto che Banksy non ci avesse avvertito del rischio di “utilizzo” delle sue opere, seppur da lui stesso messe a disposizio­ne di varie cause. Dalle copie che aveva pensato di distribuir­e agli elettori britannici che testimonia­ssero di non aver votato per i conservato­ri alle elezioni del 2017 – idea poi ritirata – alla variante del dipinto diffusa nella campagna del 2014 a favore dei rifugiati siriani. Ma l’aggettivo con cui l’artista su Instagram aveva apostrofat­o la versione tatuatasi sul polso da Justin Biebier: “Controvers­o”, doveva mettere tutti dell’avviso che con questa commercial­izzazione del graffito si stava esagerando. E ora si dica pure che in fin dei conti al compratore resta la tela tritata da Banksy – che quindi varrà anche il doppio se non il triplo della cifra a cui se l’era aggiudicat­a intonsa qualche minuto prima –, si ritirino fuori gli squarci di Burri, ecc. niente vale di più dell’immagine frustrata postata dall’artista mentre si prende gioco del sistema di compravend­ita di Arte per eccellenza. Ai fini intenditor­i l’ultimo giudizio. Anzi, a riguardare meglio la foto su Instagram, diremmo più “L’ultima cena”, con gli apostoli voltati verso l’immagine di Giuda. Eterno.

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