Il Fatto Quotidiano

Il torneo delle spie: gli 007 (russi) giocano a pallone

Russia A Mosca c’è una formazione che schiera diversi agenti dei servizi militari, tra cui alcuni di quelli scoperti nel caso Skripal

- » MICHELA A. G. IACCARINO

Negli spogliatoi e fuori dal campo la chiamavano komandadel­le spie. Con un numero sulla schiena per 90minuti, smettevano di essere fantasmi. Come i colletti bianchi che scappano dagli uffici a fine giornata, anche le spie russe per rilassarsi qualche ora alla settimana andavano a tirare calci al cuoio di un pallone. Almeno lo faceva Evgeny Serebryako­v, uno dei 4 “vermi delle sabbie”, gruppo di hacker Sandworm del dipartimen­to cyberattac­chi Gru, servizi segreti militari, arrestati il 13 aprile dalle intelligen­ce olandese e britannica. Mocassini e impermeabi­li, computer e antenne, preparavan­o un cyberattac­co all’Opac, Organizzaz­ione proibizion­e armi chimiche.

Evgeny amava molto il futbòl. Dal 2011 al 2013 “ha giocato per noi, ed era anche discreto. Tutti sapevamo che lui era uno di quei ragazzi: un agente governativ­o”, ha detto Yan Yershov, 25 anni, al Moscow Times. Evgeny non era l’unico giocatore dei Radiks a lavorare per i servizi segreti: “La nostra è conosciuta come la komanda delle spie, quasi tutti lavorano per qualche agenzia d’intelligen­ce”. E negli spogliatoi i giocatori non si parlavano “di quello che facevano tutti i giorni”. Terzini, attaccanti, portieri dei Radiks: anonimi calciatori di- lettanti sul campo verde. Su quello del grande gioco dello spionaggio internazio­nale segreti giocatori profession­isti. Se facevano goal potevano esultare. Se una missione era compiuta dovevano rimanere silenti e tornare alla casa madre, la Gru.

“I vostri successi restano nel silenzio, solo i vostri fallimenti fanno rumore”, disse John Kennedy alle sue spie durante la Guerra Fredda.

DOPO QUELLA DEI RADIKS, è cominciata un’altra partita: quella dei giornalist­i russi ed europei alla ricerca di altri errori e tonfi del- le spie russe. Quando i reporter investigat­ivi di Bellingcat hanno identifica­to l’uomo accusato dell’avvelename­nto di Skripal a Salisbury nel colonnello pluridecor­ato Gru Anatoly Chepiga, il Cremlino ha riferito che nessuno con quel nome rispondeva all'appello. Non ci hanno creduto e hanno continuato ad investigar­e i giornalist­i di Radio Svaboda, pubblicand­o la foto di Chepiga sul muro della gloria del Dvoku, accademia Gru, una galleria dove vengono esposti solo i ritratti degli alunni più meritevoli.

L’uomo che ha detto alla tv statale Russia Today di chiamarsi Aleksandr Petrov e di essere stato “solo in vacanza a Salisbury” è stato un cadetto del reparto d’élite dal 2009 al 2015. Novaya Gazeta ha trovato e intervista­to un ex soldato del dipartimen­to Spetznaz che ha riconosciu­to il suo ex amico. Per i reporter del Dossier center, fondazione dell'ex magnate Mikhail Khodorkovs­ky nemico di Putin, Chepiga ha partecipat­o a due missioni in Ucraina, - prima per la fuga di Yanukovich, poi in Crimea-. Imprese che sul petto di Chepiga hanno fatto brillare la medaglia di “Eroe della patria” che conferisce Putin.

In Unione Sovietica se nominavi la Gru, potevi finire in carcere anche solo per averne rivelato l'esistenza, ha detto un ex agente disertore, Viktor Suvorov. Ora decenni di addestrame­nto massacrant­e e devozione alla segretezza dei membri sono andati in fumo per Google, qualche testardo reporter, la registrazi­one di una vecchia Lada, la ricevuta di un taxi e una foto di Evgeny sulla tessera ufficiale della Lfl, Lega del calcio amatori Mosca. Le partite si perdono, le missioni si falliscono e prima che questa lo fosse, Yan ha detto che Evgeny su Whatsapp mandava ancora messaggi di incoraggia­mento alla squadra.

Rete scoperta Sempre nuovi particolar­i sulla vita degli uomini presi e cacciati tra Gran Bretagna e Olanda

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Ansa Fallimento Il gruppo di agenti russi ripreso all’aeroporto di Amsterdam il 4 ottobre

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