Sveva Casati Modignani e l’operaio innamorato che si ispira a Landini
Treno veloce, Roma-Milano. È un pomeriggio di fine settembre ma fa ancora caldissimo. Il destino, sotto forma di algoritmo che assegna i posti, si presenta in una carrozza di seconda classe: Maurizio Landini sale e si trova seduto accanto ad alcuni delegati della Fiom, di ritorno da una missione nella Capitale. Dopo qualche minuto di chiacchiere, l’ex segretario tira fuori un libro e si mette a leggere. Ed è qui che i colleghi cominciano a darsi di gomito, strabuzzando gli occhi: ha il naso infilato in un romanzo d’amore.
POI, NEL BRUSIO dello scompartimento, si sente il rumore di una videocamera. “Mi sono accorto che mi stavano fotografando”, racconta divertito Landini. “Allora ho chiuso il libro che avevo già letto ma stavo ‘ripassando’. E ho spiegato che andavo a Milano proprio a presentare quel romanzo”. Intanto arriva la notifica di un sms. “Un compagno aveva mandato la mia foto con il libro a sua moglie. E lei gli aveva risposto così: ‘Solo gli uomini tosti possono leggere un libro della Sveva’”. Il volume in questione – in copertina una ragazza e una rosa rossa – è in effetti Suite 405, ultima fatica di Sveva Casati Modignani. Ma avrebbe potuto intitolarsi anche “Il pane e le rose”, perché si parla sì ( comme d’habitude) d’amore, ma anche degli altri demoni, tra cui il lavoro. Ed è qui che entra in gioco Landini a cui si ispira uno dei protagonisti, Giovanni, sindacalista gentiluomo. “Un personaggio praticamente perfetto. Ma io non sono così, ne ho tanti di difetti”, si schernisce lui. L’autrice invece non è per nulla d’accordo: “Maurizio è un uomo dolcissimo. Che si appassiona e si scalda molto per le battaglie in cui crede, ma che è anche profondamente, autenticamente, mite”.
Si sono conosciuti perché Sveva, probabilmente la scrittrice più amata d’Italia, lo ha cercato alla Fiom. Voleva incontrarlo per sapere tutto della fabbrica. Così la signora con il filo di perle ha incontrato il sindacalista: una strana, e pure riuscitissima, coppia. “Oltre che di fabbrica, operai e capitale, abbiamo parlato di mille cose”, racconta Landini. “Sveva non ha preso neanche un appunto: ha una memoria di ferro, mi ha colpito molto. Ha voluto sapere molti dettagli, si è soffermata sulle sfumature: è una donna molto curiosa e una persona intellettualmente interessante. È stata davvero una scoperta”. I temi sociali, per chi conosce i romanzi di Sveva, non sono per nulla una novità. “In Dieci e lode”, ricorda lei, “mi ero occupata della scuola. Probabilmente il prossimo libro sarà ambientato in un ospedale: purtroppo la sanità è, anche, una grande ferita. In ogni romanzo racconto la nostra società, a cornice di storie in cui
MAURIZIO LANDINI
Mi ritrovo nella prima battaglia del protagonista: lavorare un’ora di meno all’aperto nei mesi più rigidi