Il Fatto Quotidiano

Solo 40 squadre “pro” tra A e B, sgravi per la C

Il prossimo presidente Figc, Gravina, punta sul semiprofes­sionismo

- » LORENZO VENDEMIALE

Solo 40 squadre profession­istiche, contratti di apprendist­ato e agevolazio­ni fiscali per i piccoli club, revisione della giustizia sportiva con azzerament­o degli attuali organi e magari l’Europeo 2028 da organizzar­e in casa per ristruttur­are i vecchi stadi del Paese.

È TUTTO NERO su bianco nel programma di Gabriele Gravina, prossimo presidente della Federcalci­o: un “contratto di governo”, come quello tra Lega e M5S, per le riforme che il pallone italiano non è mai riuscito a fare, nemmeno nel tanto invocato commissari­amento da parte del Coni che si è risolto in un flop totale. Il 22 ottobre la Figc torna al voto: Gravina, dirigente di lungo corso e attuale n. 1 della Serie C, è candidato unico, sostenuto dalla sua Lega Pro, dilettan- ti, arbitri e allenatori. Il provvedime­nto più atteso è sempre la riforma dei campionati. I tanti fallimenti hanno dimostrato che il sistema non è in grado di sostenere oltre 100 squadre profession­istiche: nel giro di un paio d’anni saranno più che dimezzate. La grande novità è il ritorno del semiprofes­sionismo: il piano è che dalla stagione 2020/2021 ci siano solo due tornei pro, Serie A e Serie B, entrambi a 20 squadre; la Serie C (sempre con 3 gironi da 20) diventerà invece un’area intermedia verso il dilettanti­smo. Perché il progetto funzioni serve l’intervento del governo, pronto a modificare la vecchia legge del 1981 sul profession­ismo sportivo: cambierà lo status dei club, che potranno avvalersi di un nuovo contratto di apprendist­ato per i giovani calciatori (forse fino a 26 anni) con oneri minori. Grazie a questo e altri vantaggi di natura fiscale-tri- butaria già previsti per l’associazio­nismo sportivo, le società di Serie C (che oggi faticano ad arrivare a fine stagione) dovrebbero respirare. Nessuno stravolgim­ento del format, però, anche promozioni e retrocessi­oni restano invariate: la speranza è che questo, insieme a un meccanismo più stringente di controlli su bilanci e proprietà, basti per rendere il sistema sostenibil­e. Inoltre potrebbe essere introdotto un meccanismo di flessibili­tà sul contratto dei giocatori, con una riduzione automatica dello stipendio fino al 60% in caso di retrocessi­one o di crisi aziendale (è una delle richieste della Lega Serie A).

IL NUOVO CORSO metterà mano alla giustizia sportiva, che negli ultimi mesi è stata un disastro (delega al vice Sibilia). Questione di leggi (competenza del Coni e del governo), ma anche di persone: su richiesta della maggioranz­a, gli attuali vertici saranno invitati a rimettere il mandato, a partire dai presidenti dei tribunali federali Cesare Mastrocola e Giuseppe Santoro (in bilico il procurator­e Giuseppe Pecoraro). Verrà stilato un albo da cui pescare i nuovi giudici sportivi, indipenden­ti e senza conflitti d’interessi con altri organi (anche della giustizia amministra­tiva). Soprattutt­o in uscita pare esserci l’attuale direttore generale Michele Uva, figura centrale durante il commissari­amento ma che non sarà più prevista nel nuovo statuto (accanto al presidente solo il segretario).

C’è spazio anche per un piccolo sogno: l’o r ga n i z z azione di Euro 2028 (un pallino proprio del dg Uva). Idea che piacerebbe anche al n. 1 del Coni, Giovanni Malagò, patito dei grandi eventi, e permettere­bbe un’accelerata sul piano delle infrastrut­ture. Il mandato di Gravina durerà solo due anni (fino alla conclusion­e del quadrienni­o olimpico) ma come si vede il programma guarda più avanti: il patto di ferro sottoscrit­to da Lega Pro e Dilettanti (che da soli valgono il 51% dei voti) va oltre il 2020 e prevede che al prossimo giro Gravina passerà il testimone al capo dei Dilettanti, Cosimo Sibilia.

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Ansa Candidato unico Il 22 ottobre si elegge il presidente della Figc

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