Il Fatto Quotidiano

La differenza

- » MARCO TRAVAGLIO

Hanno scritto di un’intercetta­zione fra Rosario Crocetta che taceva divertito mentre un amico medico auspicava l’assassinio di Lucia Borsellino come quello del padre Paolo, e non era vero. Hanno scritto di troll russi dietro la campagna web contro Mattarella, e non era vero. Hanno scritto che il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, nel caso Consip, era stato “smascherat­o come impostore e falsario di passaggi politicame­nte significat­ivi dell’i nc hi e st a ”; e aveva “consegnato a Marco Lillo la notizia del coinvolgim­ento di Del Sette”, insomma era lui “la mano che dà da mangiare al Fatto” per “far cadere Renzi”(fra l’altro già caduto da solo), ma non era vero; e, quando la Cassazione scagionò Scafarto per i suoi “errori involontar­i”, si scordarono di informarne i lettori. Hanno scritto che Di Maio situava Matera in Puglia anziché in Basilicata, e non era vero. Hanno scritto che l’Italia, se rinunciass­e al Tav Torino- Lione, dovrebbe pagare “penali” miliardari­e, e non è vero (glielo fece notare l’ex pm Livio Pepino in una lettera, ma non la pubblicaro­no). Hanno scritto che Marcello Foa, aspirante presidente Rai, è un fabbricant­e di fake news tant’è che ha scritto un libro per “spiegare come si falsifica l’informazio­ne al servizio dei governi”, ma non è vero (il suo Gli stregoni della notizia, al contrario, smonta le fake news al servizio dei governi). Hanno scritto che c’è la Russia di Putin dietro le fake news f ilo-M5S&Lega, e non era vero.

Hanno scritto che il premier Conte voleva trasferirs­i dalla cattedra di Firenze a quella di Roma con un concorso “confeziona­to su misura”, e non era vero (il bando era standard). Hanno taciuto sulla tesi di dottorato in larghe parti copiata dalla Madia. Hanno nascosto la bocciatura del Jobs Act di Renzi dalla Corte costituzio­nale (“Lavoro, su Jobs Act e Cig si ritorna al passato”: nessun riferiment­o nella titolazion­e alla Consulta e all’incostituz­ionalità). Hanno nascosto, mentre tutti gli altri giornali ne parlavano, l’inchiesta per la soffiata di Renzi a De Benedetti sul decreto Banche popolari, usata dall’Ingegnere per guadagnare in Borsa 600 mila euro in due minuti, forse perché troppo impegnati a fare decine di titoli su “Spelacchio” ( un albero di Natale). Hanno fatto il taglia e cuci dei messaggi di Di Maio alla Raggi per spacciarlo come “bugiardo” e “gar an t e” di Raffaele Marra in Campidogli­o, mentre ne sollecitav­a il trasferime­nto. Hanno taciuto per giorni il nome dei Benetton, primi azionisti della concession­aria Autostrade (sponsor de La Repubblica delle Idee), dopo il crollo del Ponte Morandi.

Hanno scritto che il ponte era crollato anche per il no del M5S alla Gronda, che però fu bloccata da chi governava città e regione (centrosini­stra e centrodest­ra) e per giunta contemplav­a l’uso del viadotto Morandi. Hanno scritto di probabili legami con la Casaleggio di tal Beatrice Di Maio e delle sue fake newsanti- renziane e non si sono mai scusati quando si è scoperto che era la moglie di Brunetta. Hanno accostato le leggi razziali del fascismo al decreto Sicurezza di Salvini. Hanno pubblicato una bozza apocrifa e superata del contratto di governo giallo-verde facendo credere che prevedesse l’uscita dell’Italia dall’euro e scatenando spread e mercati. Hanno nascosto il sequestro di 150 milioni e di due giornali all’amico editore-costruttor­e catanese Ciancio Sanfilippo. Hanno spacciato lo scandalo Parnasi come una storia di tangenti al M5S, mentre i partiti finanziati dal costruttor­e sono gli altri (Pd, Lega e FI). Hanno elogiato Monti quando ha ritirato la candidatur­a di Roma alle Olimpiadi 2020 e massacrato la Raggi quando ha ritirato la candidatur­a di Roma alle Olimpiadi 2024. Hanno scritto che le polizze intestate dal dirigente Romeo all’ignara Raggi celavano “tesoretti segreti” per “garantire un serbatoio di voti a de st ra ”, dunque era “vic in a” l’“accusa di corruzione”, ma non era vero. Hanno dipinto l’assessora Paola Muraro come infiltrata di Mafia Capitale e della “destraccia” nella giunta capitolina, salvo poi intervista­rla dopo le dimissioni come grande esperta di rifiuti. Hanno nascosto l’attacco di Rondolino, che sull’Unità dava del “mafiosetto di quartiere” a Saviano, reo di aver criticato la Boschi, mentre il Fatto restò solo a difenderlo. Hanno minimizzat­o le epurazioni dalla Rai renziana di Gabanelli, Giannini e Giletti come ordinaria amministra­zione.

Hanno fatto questo e altro, i giornali del gruppo Gedi ( Repubblica-Espresso-Stampa), ma noi siamo solidali con loro per gli attacchi di Di Maio, per tre motivi. 1) Nessun politico deve permetters­i di dare pagelle ai giornalist­i, tantopiù se sta al vertice del governo. 2) Quando il Fatto subiva trattament­i anche peggiori da Renzi e dai suoi killer, non ci giunse alcuna solidariet­à, ma noi non siamo come loro. 3) Finché usciamo tutti in edicola, la gente può notare la differenza.

Ps. Per la serie “Chiamate la neuro”, segnaliamo i delirii di Carlo Bonini ( R ep u b b l ic a ) al l’autorevole Radio Cusano Campus: “Il Fatto Quotidiano specifica che non prende alcun finanziame­nto pubblico? È una furbizia. Siccome i lettori del Fatto sono in buona parte elettori del M5S, è un modo per raffigurar­e ai lettori del M5S che la terra è tonda e non quadrata, dopodiché la terra è tonda”. Il pover’uomo ignora che il Fatto è nato prima del M5S e la nostra scelta di non ricevere finanziame­nti pubblici prescinde dalle intenzioni di voto dei nostri lettori (peraltro note solo a lui). Volendo, Bonini potrebbe raccontarc­i degli aiuti statali (o a spese degli altri giornalist­i) ricevuti dal suo gruppo per contratti di solidariet­à, prepension­amenti & affini. E regalarci una delle sue grandi inchieste sui vertici Gedi indagati per una truffa milionaria all’Inps.

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