No Ue alla manovra: 300 di spread e mercati in giù
Effetto sui mercati Con la bocciatura della manovra la borsa chiude in rosso. Savona: “Così l’Unione va contro un Iceberg”
Sale ancora la tensione sui mercati, specie sui titoli di Stato italiani, dopo la prima bocciatura da parte della Commissione europea della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che fa da base per la manovra. Venerdì è arrivata la lettera dei commissari europei Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici al ministro dell’Economia Giovanni Tria, in cui si prospettava “una deviazione significativa dal percorso di bilancio, il che è motivo di seria preoccupazione”. La richiesta al governo italiano è di “assicurare che la manovra sia in linea con le regole fiscali comuni”. Cioè tenere il deficit pubblico del 2019 all’1,6% del Pil, il tetto massimo per mostrare il miglioramento chiesto dall’Ue a cui si era impegnato Tria, invece del 2,4% (che scende al 2,1 e all’1,8% nel 2020-2021) deciso dal governo.
LA LETTERA era arrivata a mercati chiusi. Ieri si è visto il primo effetto. Milano ha chiuso a -2,4%, la peggiore d’Europa, trascinata dal crollo dei titoli bancari. Lo spread, il differenziale di rischio tra i titoli di Stato italiani e tedeschi ha chiuso a 306 punti dai 285 di venerdì, con il rendimento del decennale italiano salito al 3,56%, il più alto da febbraio 2014. Anche lo spread sui titoli a due anni è salito a 300 punti, ai massimi dal maggio scorso, quando si arrivò alla crisi istituzionale col Quirinale sulla formazione del governo. Le tensioni sui titoli di Stato al momento riguardano solo l’Italia. Non c’è contagio.
Ieri la giornata è corsa senza scontri sulla manovra con Bruxelles. A parlare è stato in- vece il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, incontrando la stampa estera. “La speranza è che non ci sia uno scontro in Europa che si traduca in una crisi finanziaria che non interessa a nessuno”, spiega l’economista a cui il Colle ha precluso la poltrona oggi di Tria. Secondo Savona, “la manovra dal punto di vista della logica economica e della necessità pratica, è moderata” e le regole che sono state disegnate a livello comunitario non possono essere accettate alla stregua di un “pilota automatico” altrimenti il rischio è che l’Ue faccia la fine di una “nave che va contro un iceberg”.
Per il ministro la crescita del 2019 innescata dal maggior deficit potrà arrivare anche al 2% e al 3% nel 2020, contro l’1,5% e l’1,6% previsto nei documenti di bilancio. L’auspicio di Savona è poi che la Bce, che a fine anno fermerà il massiccio programma di acquisti di debito pubblico (limitandosi a reinvestire i titoli in scadenza) non lascerà l’Italia scoperta: “Draghi resta lì fino al 2019, non credo che nessuno abbia interesse che l’Italia entri in crisi”. Oltre a far salire i costi di finanziamento dell’Italia, la salita dello spread colpisce il comparto bancario, ieri a picco in Borsa. Secondo un report di Credit Suisse, con uno spread sopra 400 le banche italiane sarebbero costrette a varare nuovi aumenti di capitale visto che l’aumento erode il patrimonio degli istituti. Difficile capire se si arriverà ai livelli di fine 2011.
NEL SUO REPORT domenicale, il capo economista di Unicredit Erik Nielsen spiega che, più che i decimali di deficit, i rischi arrivano dall’interazione tra le scelte dei grandi hedge funde le agenzie di rating. Le tre grandi per ora giudicano il debito italiano due tacche sopra il livello “spazzatura”. Standard & Poor’s darà il suo giudizio il 26 ottobre. Probabilmente cambierà l’outlook da stabile a negativo, evitando un declassamento (almeno fino alla prima metà del 2019), ma il fatto che Moody’s abbia già collocato l’Italia in prospettiva downgrade( da annunciare a fine ottobre) potrebbe spingerla a una bocciatura. Per Nielsen, i picchi di spread di maggio e agosto sono stati innescati dalla fuga dei grandi fondi, le cui mosse influenzano le agenzie di rating (“una forza destabilizzante nell’a rc hi tet tu ra dell’eurozona”). Molto dipenderà dai contenuti della manovra e dallo scontro con l’Ue.
Vulnerabili Crollano i titoli bancari sui timori di nuovi aumenti di capitale Decisivi i grandi fondi
Spero non ci sia uno scontro con l’Europa che porti a una crisi finanziaria che non interessa a nessuno PAOLO SAVONA