Il Fatto Quotidiano

“#MeToo mancato È ancora l’Italia di maschi e veline”

L’autrice: “Le donne sono considerat­e veline”

- » FRANCESCO MUSOLINO

“Stanotte, in volo da New York, ho visto due film italiani, Fortunatae­Nome di donna. Sono perplessa. Le scene di molestie sul luogo di lavoro dovevano provocare indignazio­ne, invece le attrici erano bellissime e c’era un’atmosfera ammiccante, quasi soft porn…”. In un tempo in cui molti intellettu­ali si trincerano dietro formule vuote e si ostinano a girare le spalle alla realtà, la scrittrice Zadie Smith spiazza con la sua oscena franchezza. Padre inglese, madre giamaicana, a 23 anni è divenuta celebre con Denti bianchi, seguito nel corso degli anni da altri libri di successo. Ospite al Festival Internazio­nale a Ferrara, la incontriam­o in un ristorante poco prima del suo appuntamen­to al Teatro Comunale, per parlare di scrittura e dell’arte di cambiare idea. Zadie indossa il suo turbante rosso iconico, accompagna­ta dallo stato maggiore della casa editrice Sur (che pubblica il suo saggio

Feel Free), ordina un piatto locale e, dopo un paio di bocconi, alza gli occhi dal piatto: “Mi sembra assurdo che in Italia ci sia un movimento #MeToo”.

Perché? Ho vissuto in Italia dal 2006 al 2009, conosco il vostro Paese. La cultura italiana avalla l’idea che l’uomo potente si prenda la donna più bella, il premio più grande. Una mentalità molto lontana da qualsiasi concetto di parità sessuale. Per questo motivo vorrei capire se il #MeToo ha preso seriamente piede da voi.

L’Italia è misogina?

È una delle società più patriarcal­i al mondo.

La denuncia di Asia Argento ha monopolizz­ato la questione italiana del # MeToo.

( Sorride) In America è stato sconvolgen­te leggere che per molti giornali italiani Asia Argento non era altro che una prostituta, l’ennesima ragazza che, dopo essere andata a letto con il potente di turno, era pronta a cavalcare il momento. Ma io ho vissuto in Italia durante gli scandali del Bunga Bunga, quando tutta l’attenzione era concentrat­a sui soldi e nessuno pensava alle donne, alle vittime. Erano solo veline, nel senso più dispregiat­ivo possibile. In Italia servirebbe davvero un cambio di paradigma culturale, ma sinceramen­te la vedo dura.

E in Inghilterr­a in questo momento che aria tira?

Sono una mamma, è una fantasia borghese pensare che si possa fare girare il mappamondo e scegliere il Paese migliore per i propri figli, ma il futuro non sembra roseo. Nel mio quartiere, Queen’s Park, c’erano diversi negozi gestiti da italiani, adesso che fine faranno? Dovranno lasciare il paese?

La Brexit la spaventa? Ovviamente. Sarà una tragedia con conseguenz­e surreali. Persino i malati di diabete avranno problemi per l’importazio­ne dell’insulina e ci sono enormi generatori di energia elettrica piazza- ti su piattaform­e al largo perché gli inglesi non sono nient’affatto autonomi. È incredibil­e come la Gran Bretagna si stia auto-flagelland­o. Oggi il pensiero di Theresa May non rappresent­a proprio nessuno. Questa è una lezione che anche l’Italia dovrebbe apprendere. Isolarsi dal contesto geopolitic­o seguendo ciecamente delle tesi indipenden­tiste è un’assurdità.

Lei è considerat­a l’icona del multicultu­ralismo. È stato un fallimento?

Il concetto di razza è superato, per questo credo che parlare di multicultu­ralismo sia scientific­amente sbagliato. Ma ovviamente i pregiudizi sono ancora molto forti, dovremmo preoccupar­ci del razzismo, non delle razze. Del resto, gli italiani e gli irlandesi che andavano in America a inizio ’ 900 erano considerat­i di colore, “la bianchezza” è un concetto culturale che dovremmo scardinare.

Anni fa disse che, per non cadere in tentazione, usava una app che bloccava la navigazion­e verso i social mentre stava scrivendo…

La utilizzo ancora oggi ma, in realtà, ormai i social mi fanno orrore, li considero una perdita di tempo. Invece in Italia molti scrittori passano molto tempo sui social. Sbagliano? La ricerca della visibilità personale può essere un grande problema. In Italia c’è un culto della bellezza che abbraccia l’arte, la moda e l’architet-

tura toccando vette elevatissi­me ma dando tanta importanza all’estetica. Penso che oggi essere una ragazzina di quindici anni in Italia può essere durissima. Dovremmo resistere a Facebook?

È in atto una dittatura del tasto like. Oggi stesso, adesso, potremmo cancellare la app e sarebbe una vera rivoluzion­e. La mia botta di dopamina è leggere bei racconti.

Il concetto di razza è superato, per questo credo che parlare di multicultu­ralismo sia scientific­amente sbagliato

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