Il Fatto Quotidiano

Gse, verso la nomina del giudice Santoro

Lunga trattativa­Il nome di garanzia dal Consiglio di Stato contro lo stallo tra i ministeri

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Sembrava fatta. Ma dopo sette fumate nere in quasi tre mesi e decine di candidati, anche ieri pomeriggio è saltata la nomina di presidente e amministra­tore delegato del Gestore dei servizi elettrici (Gse) rinviando a oggi pomeriggio alle 17 la nona assemblea.

Una poltrona poco glamour, ma di sostanza visto che gestisce 16 miliardi l’anno di incentivi alle fonti rinnovabil­i, intorno alla quale si combatte una battaglia dietro le quinte tra il ministero dell’Economia, azionista al 100%, e il ministero competente, quello dello Sviluppo economico con il ministro Luigi Di Maio che continua a puntarci con il nuovo decreto che riforma gli incentivi sulle rinnovabil­i già sul suo tavolo. Le ragioni della mancata nomina sarebbero legate al possibile conflitto d’interesse del candidato Roberto Moneta ( di nomina Pd) tra il suo attuale ruolo di direttore del dipartimen­to Efficienza energetica di Enea, dove valuta i progetti che attestano gli obiettivi di risparmio energetico fissati per le aziende (tra cui 4 società su cui stanno indagando 12 procure) e il suo futuro in Gse dove potrebbe trovarsi a valutare progetti di operatori a cui Enea ha fatto consulenza.

UNO STALLO che ha spinto prima il Mef a minacciare il commissari­amento e poi ad accettare il possibile sdoppiamen­to delle cariche: quella di amministra­tore delegato a Moneta e quella di presidente a Francesco Vetrò, presidente del Comitato di Gestione della Cassa per il settore elettrico (Csea), un ente pubblico economico che si occupa della riscossion­e di alcune componenti tariffarie in bolletta, tra cui gli oneri di sistema che incentivan­o le rinnovabil­i. Ma su Vetrò (la cui nomina arriva dal Mise), peserebbe – riporta il Velino– lo spostament­o nel 2016 di oltre un miliardo di euro di fondi del Csea dal Monte dei Paschi dei Siena verso Bancoposta, con un rendimento però più basso.

Una coppia che nelle ultime ore di ieri sera sembrerebb­e aver perso quota: nella assemblea di oggi non ci sarebbe, infatti, nessuno sdoppiamen­to delle cariche e nessun commissari­amento grazie alla nomina di un profilo di garanzia, appoggiata anche dal governo, che converge su Sergio Santoro, presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato. Di lui si ricorda l’ esperienza a capo dell’allora Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, poi diventata l’odierna Anac. Ma Santoro è stato anche consiglier­e del governo Berlusconi nel 2005 per l’attività di monitoragg­io e trasparenz­a amministra­tiva e dell’allora sin- daco di Roma, Gianni Alemanno. Ma soprattutt­o la scorsa estate è stato candidati alla presidenza del Consiglio di Stato, vantando la maggiore anzianità di servizio. Carica poi assegnata a Filippo Patroni Griffi.

Il curriculum di Santoro sarebbe arrivato sul tavolo del Mef già lo scorso venerdì e la fumata di ieri sarebbe solo servita per prendere tempo e consentire il via libera nella seduta di oggi. Santoro è un esperto in energia: da presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato anche lo scorso giugno si è occupato dei ricorsi che riguardano le tariffe incentivan­ti alle aziende.

Il Gestore L’ente amministra 16 miliardi l’anno di incentivi alle fonti rinnovabil­i Oggi l’assemblea

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Il candidato Sergio Santoro
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