Casellati fortunata: il Senato ti dà il vitalizio, la Camera no
DOPPI LAVORI La presidente incassa per gli anni al Csm, Vietti ‘rosica’
Anche i ricchi piangono, a modo loro. Ne sanno qualcosa Michele Vietti ed Enrico La Loggia. Le loro ferite si sono riaperte qualche giorno fa, quando Il Fatto ha raccontato del vitalizio arretrato accordato all’attuale presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, per i quattro anni passati al Csm. Palazzo Madama presto aprirà i cordoni della borsa per liquidarle il dovuto dopo averne accolto il ricorso una manciata di giorni fa. A Vietti e La Loggia, invece, la Camera ha risposto picche: niente assegno vitalizio per gli anni che li hanno visti impegnati rispettivamente come vicepresidente a Palazzo dei Marescialli e come membro dell’organo di autogoverno della magistratura contabile.
RACCONTA l’ex Udc Vietti, ironico ma non troppo: “È evidente che la giustizia domestica (l’autodichìa) non è uguale per tutti: il vitalizio l’hanno dato a tutti tranne che a me”. E aggiunge: “Chiesi di goderne anche nel quadriennio al Csm dopo che Guido Calvi mi disse che lui stesso aveva fatto ricorso per ottenerne l’erogazione. Ma il Senato a lui lo ha concesso, a me la Camera lo ha negato pure se siamo stati eletti al Csm lo stesso giorno dal Parlamento in seduta comune”. Insomma una beffa per Vietti che aveva chiesto persino di investire la Consulta della questione, ma senza successo: non se ne fa un grande cruccio, adesso, pure se i circa 200 mila euro che non gli sono stati riconosciuti gli avrebbero certo fatto comodo. A ogni modo può godere del vitalizio dalla fine del 2014, ossia da quando non è più al Csm. Una signora cifra, tutto sommato, anche dopo il ricalcolo imposto dal presidente della Camera, Roberto Fico: il suo assegno subirà una sforbiciata di circa 1.000 euro rispetto ai 4.000 che ha maturato per le quattro legislature trascorse a Montecitorio prima di sbarcare nel 2010, a 56 anni, a Palazzo dei Marescialli. Vietti ha un solo rammarico: “Da vicepre- sidente del Consiglio superiore della magistratura avevo chiesto che la Camera decidesse il ricorso solo alla fine del mio mandato per una questione di buon gusto. Forse se avessi sollecitato una decisione tempestiva sarebbe andata diversamente... Non mi lamento, anche se la disparità di trattamento accordata dal Senato in tanti casi analoghi è piuttosto macroscopica”, conclude rifiutandosi, elegantemente, di commentare la fortuna della Casellati.
ED ENRICO La Loggia? Anche a lui la Camera ha bocciato entrambi i ricorsi, esattamente come a Vietti. Solo che nel suo caso la “iella”, si fa per dire, è stata doppia: La Loggia infatti ha sforato l’erogazione del vitalizio concesso a Casellati per un nulla. “Sono stato in Parlamento complessivamente per 25 anni, di cui 12 passati a Pa- lazzo Madama. Ma quando sono stato eletto al Consiglio di presidenza della Corte dei Conti ero deputato. E quindi l’amministrazione che ha deciso sul godimento dell’assegno è stata la Camera”, dice al Fatto con serenità siciliana, quasi olimpica. Anche nel suo caso gli uffici di Montecitorio sono stati inflessibili rispetto al divieto di cumulo tra il trattamento vitalizio spettante agli ex-deputati e gli incarichi retribuiti a carico della finanza pubblica, come quello alla Corte dei Conti.
Il buon La Loggia non ha più quell’incarico dal 17 settembre: “D al giorno successivo ho diritto a percepire il vitalizio che avevo già maturato quando a 66 anni ho lasciato il Parlamento. E che non subirà grandi tagli col ricalcolo imposto da Roberto Fico”. Un assegno da 5 mila euro. Netti.
Per la sentenza ho chiesto di aspettare la fine dell’incarico al Csm: alla fine l’assegno l’hanno dato a tutti tranne che a me Forse fossi stato ancora al Csm...
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