Bonafede studia il sorteggio parziale Le correnti gli chiedono un confronto
Oltre cento toghe propongono di estrarre a sorte i consiglieri
La riforma elettorale del Csm si farà. Su questo il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non intende cambiare idea, polemiche o meno dei magistrati, convinto com’è che sia l’unico modo per fermare la “correntocrazia”. Ma se intraprenderà la via del sorteggio che l’Anm ritiene dalle conseguenze “disastrose” o un’altra via, ancora in via Arenula ci stanno pensando.
LA QUESTIONE delle nomine lottizzate è annosa ma ci sono state denunce che hanno imposto il dibattito: da quella di Piercamillo Davigo che ha parlato dell’inaccettabile “Uno a te, uno a me” al libro di Riccardo Iacona con Alfredo Robledo, Palazzo di ingiustizia, all’interno del quale c’è l’intervista ad Andrea Mirenda, giudice di sorveglianza di Verona, che rinunciò a diventare presidente della sezione fallimentare contro “un carrierismo sfrenato, arbitrario e lottizza- to”. Mirenda e un centinaio di altri magistrati sono stati i promotori di un documento: “Liberate il Csm dalle correnti”, alla vigilia delle elezioni Csm. A metà settembre, alcuni di quei magistrati sono andati al ministero a perorare la causa di una legge che istituisca il sorteggio per eleggere i togati del Consiglio. Milena Balsamo, Andrea Reale e Carmen Giuffrida, faccia a faccia con il capo di Gabinetto Fulvio Baldi hanno premesso che i firmatari sono “assolutamente favorevoli al libero associazionismo”, dunque alle correnti, ma il problema è “l’invadenza lottizzatoria delle stesse”, pertanto, l’unico strumento per bloccare il correntismo e le nomine lottizzate del Csm, a loro avviso, è il “sorteggio secco” dei candidati al Consiglio. Hanno, però, prospettato una seconda soluzione qualora questo tipo di sorteggio risultasse incostituzionale: “L’adozione del sorteggio preliminare di un numero multiplo di candidati rispetto al numero dei consiglieri e successiva elezione dei magistrati sorteg- giati tra i disponibili e gli eleggibili”. Per arrivare al “semi sorteggio” si dovrebbe modificare la legge elettorale per i consiglieri “con un sistema maggioritario uninominale”.
IL MINISTRO ci sta pensando seriamente anche perché la settimana scorsa l’ha detto pubblicamente e ha annunciato che tra le ipotesi allo studio c’è quella che prevede “una fase di sorteggio non integrale", quindi non un’estrazione a sorte “secca” perché sarebbe necessaria “una riforma della Costituzione nemmeno auspicabile”. Un’ipotesi “incostituzionale” anche questa secondo il presidente dell’Anm, Francesco Minisci.
A dire il vero l’idea del sorteggio, sia pure non integrale, non convince neppure la maggioranza dei magistrati che vo- gliono la riforma. Robledo, magistrato a Torino, ci dice che lo convince di più l’ipotesi di AeI, la corrente “davighiana”. Ovvero piccoli collegi uninominali su base regionale “come per l’elezione del Senato, che spingerebbero le correnti a candidare magistrati capaci e apprezzati da chi, sul territorio, sa e può votare con più consapevolezza”. I magistrati di Area (sinistra) vogliono una riforma che garantisca “pluralismo e libertà di scelta, quindi in senso contrario al sorteggio, rimedio peggiore del male”, ha detto il presidente Maurizio Carbone, che ha chiesto un tavolo tecnico al ministro. Stessa richiesta è stata avanzata da AeI che ritiene fondamentale il confronto ministro-magistrati.