Olimpiadi invernali L’esclusione di Torino pesa, ma non è un’occasione perduta
Sono un semplice cittadino che ha sempre condiviso i valori della sinistra. Non sono iscritto a nessun partito perché la sinistra è sempre stata divisa, portandoci alla disastrosa situazione attuale. Seguo, in tv e sui giornali, le diatribe tra le vostre diverse anime e non posso che dire che continuando così non farete altro che favorire l’avanzata della destra in Italia e in Europa, con le conseguenze che solo voi non riuscite a individuare. Mi permetto di darvi un suggerimento: smettetela con i personalismi autoreferenziali; stilate un programma comune che si fondi sui valori e sugli ideali della sinistra; insieme, e non ognuno per conto proprio, portate quel programma nelle città e nei paesi; dimostrate di essere capaci, tutti, di autocritica; cercate forze nuove, dimenticando la vostra carriera; non spaccatevi su Corbin e Macron: costruite prima una forza unitaria e poi decidete come collocarvi in Europa. Il tempo stringe. Dovete parlare agli italiani di cose concrete, condivise, fattibili. Le vostre apparizioni in Tv fanno pena e non fate altro che disorientare la gente che vi ascolta. Datemi retta: se la sinistra non è unita, la destra continuerà a governare in eterno.
Reddito di cittadinanza, strumento di giustizia sociale
Li vedi aggirarsi senza meta: alcuni sotto choc, con il terrore negli occhi; altri in preda ai peggiori istinti. Assistono al ridursi dell’immunità di Sistema che salvaguardava i loro privilegi e assicurava il finanziamento ai loro luridi eccessi, e non ce la fanno. Il raccomandato cronico, ad esempio, non si capacita di come possa venire in mente a qualcuno di aiutare i poveri addirittura erogando un reddito. Che il povero possa sopravvivere lo tollera, ma che abbia anche aiuto nella ricerca di un impiego lo trova ripugnante. Un vero insulto ai suoi sforzi per scovare una ANCHE SULLA CANDIDATURA italiana ai Giochi invernali 2026 i media, in generale, hanno portato avanti la narrazione di “Torino che si è sfilata”, mentre voi, pur sottolineando, com’è giusto, il peso delle divisioni all’interno della maggioranza pentastellata in Comune, avete messo in evidenza le pretese da “primadonna” di Milano. Sono convinto che Torino, la candidata obiettivamente più solida e affidabile, sia stata messa nell’angolo e costretta a ritirarsi per ragioni politiche, dopo la “finzione” estiva di un possibile ritiro di Milano (metodo “chiagne e fotte”, direbbero a Napoli). Premesso tutto questo, vorrei domandare: la sindaca Appendino ha fatto bene a tenere il punto e a proseguire sulla linea del no alle Olimpiadi? O avrebbe dovuto (o dovrebbe eventualmente, dato che per alcuni Torino potrebbe comunque tornare in gioco in un secondo momento, se dovesse essere scelta la candidatura italiana) accettare un ruolo, anche da comprimaria, per la sua città, se non altro per dare trasparenza e ufficialità ai finanziamenti pubblici (giustamente avete parlato, con un titolo in prima pagina, del falso “disimpegno” dello Stato). DA TORINESE, e da giornalista che seguì le Olimpiadi Invernali del 2006, le rispondo che – forse un po’ deludendola – l’unica possibilità che io intravedevo per un ripetersi di un simile evento sotto la Mole era proprio quella di un’alleanza con altre realtà italiane. È vero: i Giochi di 12 anni fa sono stati uno straordinario strumento per cambiare e recuperare la città, ma a un prezzo che ha pesato tantissimo, e che tantissimo continua ancora a pesare sulle casse del Comune. Dunque, ci si poteva augurare una soluzione imperniata sulla condivisione dei costi e una razionalizzazione e un riu- raccomandazione. Il proprietario della “fabbrichetta”, accumulatore seriale di denaro, nonché abituale destinatario di agevolazioni fiscali, che ha appena finito di brindare al Jobs Act, si sente tradito, abbandonato, perso. Come il banchiere/bancario che è riuscito, finalmente, a convincere un pensionato a investire la sua liquidazione in sicurissime azioni, e il petroliere che ha inaugurato una trivella tra gli applausi della claque. Poveri, disoccupati, precari tilizzo di impianti ed edifici già esistenti e spesso abbandonati, da allora, a Torino come nelle sue valli alpine (pensi a che cosa è oggi, per esempio, l’area degradata degli ex Mercati generali e del Villaggio Olimpico, e che brutta fine sta facendo l’avveniristica passerella sospesa del Lingotto, simbolo di Torino 2006, chiusa per motivi di sicurezza dopo il crollo del ponte di Genova). Non so offrirle un giudizio preciso sull’operato della sindaca Chiara Appendino, presa com’era tra il no di una parte dei Cinquestelle e una certa confusione amministrativa ormai cronica, ma credo che alla fine, per Torino, non ospitare nuove Olimpiadi non sia per nulla un’occasione perduta. non devono spaventarsi dei vari tipi di violenza istituzionalizzata e legalizzata, ma devono prendere coscienza di essere il motore di una nuova forma di convivenza fondata sulla giustizia sociale.
Sassari, solidarietà al ragazzo che ha difeso la madre
Esprimo la mia solidarietà come donna per il ragazzo che ha difeso la madre dalle violenze del compagno a Sassari. Immagino la pau- ra e il dolore che lo hanno indotto a difendere la madre come ha potuto. Mi sembra assurdo che il ragazzo sia stato accusato di tentato omicidio e accompagnato in Comunità terapeutica, misure che avrebbero dovuto piuttosto essere applicate al violento compagno della madre. DIRITTO DI REPLICA
In merito all’articolo “Autostrade Spa voleva abbattere il Ponte Mo- randi” di domenica 7 ottobre, Autostrade per l’Italia precisa che a partire dal 2001 ha studiato varie opzioni di potenziamento del tratto autostradale di Genova, che hanno portato al Progetto Gronda inserito nel Piano Finanziario già nel 2002, alle quali erano collegati anche progetti di demolizione del Ponte Morandi.
In particolare la società, all’interno del dibattito pubblico sulla Gronda nel 2008, aveva anche sviluppato un progetto di costruzione sul Polcevera di un nuovo ponte a 4+4 corsie affiancato all’attuale e al servizio sia dell’attuale tratta autostradale che della nuova Gronda, con l’obiettivo di utilizzare lo stesso corridoio viabilistico. A valle della costruzione del nuovo ponte sarebbe stato smontato l’attuale.
La proposta di Ponte affiancato al Morandi fu però accantonata nel corso del dibattito pubblico a favore di una soluzione di attraversamento del Polcevera molto più a monte. Ma prima di questa decisione assunta nell’ambito del dibattito pubblico sulla Gronda, la società - ai fini della completezza dell’analisi- chiese a Despe una valutazione di fattibilità. Valutazione che è stata ri-attualizzata nelle ultime settimane ed è entrata a far parte della proposta di demolizione e ricostruzione del Ponte presentata al Commissario per l’emergenza. È assolutamente fuorviante, dunque, mettere in relazione i progetti di demolizione del Ponte Morandi definiti dalla società a partire dal 2001 con eventuali rischi per la sicurezza del Ponte, in quanti tali progetti sono sempre stati pensati soltanto in funzione della realizzazione della Gronda. La Procura di Genova sta valutando i progetti di demolizione del Morandi studiati da Autostrade nel 2001. Dopo un crollo con 43 vittime non è ‘fuorviante’ per un cronista riferire all’opinione pubblica gli interrogativi dei magistrati.