Erdogan: “Khashoggi, Ryad provi che è uscito vivo dal consolato”
Il caso del giornalista dissidente scomparso
fonda al tramonto di quel costituzionalismo (neo)liberale che ha costituito fin dalla caduta del Muro di Berlino il modello egemonico globale. È dai tempi de ll’ultima parte della lunga presidenza di Franklin Delano Roosevelt, che un presidente americano non può contare su una solida, prevedibile e stabile maggioranza alla Corte Suprema. Ancor più, è la prima volta che la Corte Suprema, ancora oggi celebrata nella cultura liberal statunitense come leggendaria garante di diritti civili e politiche di progresso e integrazione (si pensi alle sentenze di integrazione razziale degli anni Sessanta), diventa stabilmente e radicalmente di destra.
Quando i cultori del “sogno americano” che dormono profondamente cullati da una ipocrita retorica democratica ancora largamente maggioritaria fra le élite dei campus universitari e del New York Times, si saranno davvero svegliati (per ora la fede nel sistema costituito sembra tetragona), si accorgeranno di trovarsi, dopo il fallimento/tradimento di Obama, più vicini che mai a una dittatura tecno-totalitaria.
La sessualizzazione del dibattito ci riporta indietro ai tempi della nomina di Clarence Thomas alla Corte Suprema e dello scandaletto Clinton/Lewinsky in cui il sesso produce audience per la società dello spettacolo e serve a nascondere le nefandezze vere del potere, ieri non diversamente da oggi. Negli Stati Uniti, lo diceva già Tocqueville, non c’è questione politica che non si risolva in una decisione della Corte Suprema. Ho posto ai miei colleghi, cercando di cambiare un po’ il discorso a favore degli studenti, una domanda ispiratami dal documentario di Michael Moore uscito in questi giorni negli Stati Uniti.
CHI DECIDEREBBE SE TRUMP con un ordine presidenziale rinviasse sine die le elezioni del 2020? Tutti si sono affrettati a dire che sarebbe impensabile lo facesse, ma la risposta costituzionalmente corretta non ha potuto essere elusa. Come in Bush vs Gore (fu la Corte a decidere le elezioni impedendo il riconto in ▶“I RESPONSABILI
del consolato saudita non possono sfuggire alle loro responsabilità dicendo semplicemente che Jamal Khashoggi ha lasciato il consolato” a Istanbul, ma “devono provarlo”. Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è tornato sul caso del giornalista, collaboratore anche del Washington Post, scomparso da quasi una settimana dopo essere entrato nella rappresentanza diplomatica di Riad per svolgere alcune pratiche burocratiche. Erdogan ha toc- Florida), l’ultima parola ce l’avrebbe comunque la Corte Suprema, che da domani Trump controllerà stabilmente.
Come dalle rovine del “socialismo realizzato” era uscito Vladimir Putin, così da quelle del “capitalismo realizzato” è uscito Trump. Dopo la Guerra Fredda non c’è stata “fine della storia” in salsa di costituzionalismo liberale. Altri modelli politici si stagliano all’orizzonte del mondo post-globale.
Sarebbe bene si svegliassero per rendersene conto i dem, anche nostrani. cato l’argomento durante la conferenza stampa a Budapest con il premier ungherese Viktor Orban, rilanciando l’ipotesi che la sparizione di Khashoggi sia stata organizzata: “Ci sono individui arrivati dall’Arabia Saudita che sono entrati e usciti dall’aeroporto” di Istanbul, ha aggiunto Erdogan, facendo riferimento a 15 funzionari sauditi arrivati in coincidenza con la scomparsa di Khashoggi. Secondo fonti investigative turche, potrebbero essere stati i membri di un commando.