Frank, non basta un ologramma per ricordarlo
Affidarsi a un ologramma per ricordare i venticinque anni dalla scomparsa di Frank Zappa? L’iniziativa, annunciata lo scorso febbraio dallo Zappa Family Trust in collaborazione con la compagnia Eyellusion per far rivivere il chitarrista statunitense nel corso di un nuovo tour, è di quelle che fanno notizia.
EPPURE LUI ha lasciato un segno decisamente più indelebile rispetto a quello di un’evanescente illusione ottica, finendo con l’influenzare diverse generazioni di musicisti, da Alice Cooper a The Tubes, da John Frusciante ai Black Sabbath, per arrivare magari fino a Steven Wilson. Se una personalità come Pierre Boulez lo considerava una figura eccezionale “perché apparteneva a due mondi: quello della musica pop e quello della musica classica”, probabilmente anche chi non dovesse mai aver ascoltato una nota dei suoi brani lo ricorderà per quei suoi inconfondibili baffi, con cui lo si vide anche all’interno della serie televisiva Miami Vice. Con oltre sessanta album pubblicati in vita e un numero impressionante di raccolte postume, ha esplorato, sperimentato, inventato, lasciandosi influenzare dai più disparati generi musicali, capace di entusiasmarsi per la musica di Edgar Varese – uno dei compositori più innovativi nel panorama statunitense del secondo 900 – ma pronto a lasciarsi suggestionare dall’ambiente freak per iniziare la sua carriera discogra- fica. Era il 1966 e usciva Freak Out! realizzato insieme al suo gruppo The Mothers of Invention, nome imposto dalla casa discografica MGM per evitare che il semplice e apparentemente innocuo “M others” potesse sottintendere una espressione volgare in uso nell’ambiente musicale.
Praticamente impossibile seguire il percorso che successivamente lo portò all’esplorazione dei rumori, alla personalissima rielaborazione del pop rock e del jazz, dall’immersione in veri e propri oceani di suono alla scoperta delle più complesse possibilità di un’orchestra sinfonica. Sono nati così album come Absolutely Free ( 1967), The Grand Wazoo ( 1972), Ap os tr op he ( 19 74 ), Joe’s Garage( 1979), Jazz from Hell (1986), con contenuti talmente diversi tra loro da non rendere scontato che dietro ci sia la stessa mente creatrice. Eppure proprio questo appetito musicale onnivoro, insieme alla volontà di assimilare
NUOVO TOUR Si poteva fare di più per celebrare il suo appetito musicale onnivoro e la sua volontà di assimilare contenuti in modo libero e dissacrante