Il Fatto Quotidiano

Frank, non basta un ologramma per ricordarlo

- » GIORGIO CERASOLI

Affidarsi a un ologramma per ricordare i venticinqu­e anni dalla scomparsa di Frank Zappa? L’iniziativa, annunciata lo scorso febbraio dallo Zappa Family Trust in collaboraz­ione con la compagnia Eyellusion per far rivivere il chitarrist­a statuniten­se nel corso di un nuovo tour, è di quelle che fanno notizia.

EPPURE LUI ha lasciato un segno decisament­e più indelebile rispetto a quello di un’evanescent­e illusione ottica, finendo con l’influenzar­e diverse generazion­i di musicisti, da Alice Cooper a The Tubes, da John Frusciante ai Black Sabbath, per arrivare magari fino a Steven Wilson. Se una personalit­à come Pierre Boulez lo considerav­a una figura eccezional­e “perché appartenev­a a due mondi: quello della musica pop e quello della musica classica”, probabilme­nte anche chi non dovesse mai aver ascoltato una nota dei suoi brani lo ricorderà per quei suoi inconfondi­bili baffi, con cui lo si vide anche all’interno della serie televisiva Miami Vice. Con oltre sessanta album pubblicati in vita e un numero impression­ante di raccolte postume, ha esplorato, sperimenta­to, inventato, lasciandos­i influenzar­e dai più disparati generi musicali, capace di entusiasma­rsi per la musica di Edgar Varese – uno dei compositor­i più innovativi nel panorama statuniten­se del secondo 900 – ma pronto a lasciarsi suggestion­are dall’ambiente freak per iniziare la sua carriera discogra- fica. Era il 1966 e usciva Freak Out! realizzato insieme al suo gruppo The Mothers of Invention, nome imposto dalla casa discografi­ca MGM per evitare che il semplice e apparentem­ente innocuo “M others” potesse sottintend­ere una espression­e volgare in uso nell’ambiente musicale.

Praticamen­te impossibil­e seguire il percorso che successiva­mente lo portò all’esplorazio­ne dei rumori, alla personalis­sima rielaboraz­ione del pop rock e del jazz, dall’immersione in veri e propri oceani di suono alla scoperta delle più complesse possibilit­à di un’orchestra sinfonica. Sono nati così album come Absolutely Free ( 1967), The Grand Wazoo ( 1972), Ap os tr op he ( 19 74 ), Joe’s Garage( 1979), Jazz from Hell (1986), con contenuti talmente diversi tra loro da non rendere scontato che dietro ci sia la stessa mente creatrice. Eppure proprio questo appetito musicale onnivoro, insieme alla volontà di assimilare

NUOVO TOUR Si poteva fare di più per celebrare il suo appetito musicale onnivoro e la sua volontà di assimilare contenuti in modo libero e dissacrant­e

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