Con la scusa del Ponte, i potenti di Genova battono cassa per sé
Processione a Montecitorio per chiedere altri fondi
La Camera di Commercio denuncia “danni per 400 milioni”, per sanare anche vecchi pendenze. L’Autorità portuale vuole milioni per lavoratori e infrastrutture
Promessa mantenuta. La delegazione polimorfa organizzata dalla Camera di Commercio di Genova con 40 sigle del mondo economico cittadino - imprenditoria, ordini professionali, sindacati - si è presentata in audizione alla Camera sul decreto post-Morandi con un pesante cahier de doléance e un mantra unico: la città è a terra, le risorse stanziate risibili, servono sussidi, sgravi fiscali, assunzioni.
IL DECRETO non è perfetto, concordano persino gli autori. L’articolo 1, quello sulla ricostruzione, schiavo della promessa di “punire” Autostrade, è un temerario arzigogolo giuridico, manca un meccanismo di estensione degli ammortizzatori sociali ordinari qualora si palesasse una crisi occupazionale eccezionale e per gli sfollati si può fare di più.
Per il resto ci sono misure di vario genere e varia entità, a sostegno di una crisi economica della quale oggi non esiste alcuna stima ufficiale. Argomento scivoloso, quello dei soldi, se si pensa che per l’emergenza il commissario Giovanni Toti non spenderà - fra prima assistenza agli sfollati, interventi sulla viabilità, trasporto pubblico, etc - tutti i 42 milioni stanziati per il 2018 (ce ne sono altri 11 nel 2019).
Secondo la delegazione arrivata a Montecitorio – che ha rilanciato, soprattutto in ambito portuale, richieste nel mirino da anni come la fiscalità agevolata e gli incentivi al trasporto ferroviario – i danni alle imprese ammontano a 400 milioni di euro: si tratta, però, di danni presunti, non quantificati da fonte istituzionale. Arduo quindi stabilire se le misure presenti nel decreto siano tanto o poco.
L’unico numero ufficiale è il -20% di tasse portuali raccolte fra 15 agosto e 30 settembre dall’Autorità Portuale: due settimane fa la stima era -35%. I dati sui volumi di agosto sono invece stati pubblicati, in sordina, pochi giorni fa: il -15% generale può impressionare, ma per gli effetti di medio periodo occorrono approfondimenti.
I passeggeri innanzitutto sono aumentati. Quanto alle merci, l’aumento di traffico nei rotabili (i semirimorchi dei tir), le singole dinamiche dei terminal container (complessivamente già in calo a luglio) e l’inversione negativa nei petrolchimici (fino a luglio sugli scudi) sembrano indicare che i guai maggiori siano da imputarsi all’interruzione della linea ferroviaria, mentre la viabilità stradale parrebbe aver tenuto sulle direttrici nord- sud, patendo solo nel collegamento interno fra i due bacini portuali che avveniva via ponte Morandi.
Problemi entrambi già risolti: il secondo da un paio di settimane con una nuova strada interna al porto riservata al traffico pesante; il primo col ripristino delle 2 principali linee ferroviarie da parte di RFI, pochi giorni fa. Se insomma la situazione è lungi dalla normalità, lo è assai più per la viabilità (e vivibilità) cittadina che non per la sua economia portuale. Prima di trarre conclusioni e batter cassa, occorrerebbe dunque attendere nuovi dati di traffico. E invece si grida allo scandalo per i 20 milioni stanziati per gli autotrasportatori. “Ce ne vorrebbero 60 l’anno nel 2019 e fino alla disponibilità del nuovo ponte” secondo Paolo Signorini presidente dell’Autorità Portuale, da mesi alle prese con una categoria infuriata per (vecchi) problemi di congestionamento dei gate portuali e che a luglio, per questa ragione, aveva bloccato lo scalo per tre giorni.
Così come ser vireb be, dice, l’a u t orizzazione “a indennizzare con 2 milioni a carico del nostro bilancio la Culmv (i camalli, ndr) per il lavoro perso”. Un escamotage che - per Signorini, già pezzo grosso alle Infrastrutture con Ercole Incalza, portato in Liguria da Toti - tamponerebbe la crisi (preesistente) di un’altra categoria dalla protesta facile. Tanto più che i revisori dei conti hanno bloccato il finanziamento a fondo perduto da oltre 10 milioni di euro che l’ente aveva deliberato per i camalli a luglio e frutto di un ar- dito emendamento alla scorsa finanziaria regionale fatto inserire da Forza Italia per puntellare il consenso nell’unica regione del Nord governata.
L’abbuffata
Camera di Commercio: “Danni per 400 milioni” Nel conto, però, mette anche vecchi problemi
SIGNORINI, POI, vuole 50 milioni invece dei 30 previsti per ristorare le spese in conto capitale dell’ente, e per tre anni, malgrado le tasse portuali raccolte in tutto il 2017 ammontassero a 55 milioni. Senza dimenticare la deroga al Codice degli Appalti: indispensabile per un ente che l’anno scorso non è riuscito a impegnare oltre 40 dei 78 milioni di euro a disposizione per le infrastrutture.
Solo un articolo non ha sollevato rilievi, il 6, quello che dà al porto 30 milioni di euro da gestire con Uirnet, chiacchierata emanazione ministeriale per l’informatizzazione della logistica, per realizzare il varco portuale alla succitata strada: una cifra di certo in grado di consolare chiunque dovesse essere espropriato, come prevede il decreto, dei software utili alla gestione delle garitte.