Il Fatto Quotidiano

Bossi come B.: per evitare la cella, va ai servizi sociali

Disse “terùn” a Napolitano

- VECCHI

Umberto Bossi spera di finire in un centro anziani. Ma, come il suo amico e vecchio alleato, Silvio Berlusconi, non per trascorrer­e la vecchiaia, piuttosto per scontare la pena alternativ­a al carcere: affidament­o ai servizi sociali. Oggi l’avvocato del Senatùr, Domenico Mariani, deposita l’istanza. Il fondatore e leader storico della Lega Nord è stato condannato a un anno e 15 giorni di reclusione per vilipendio al presidente della Repubblica: nel 2011, durante un comizio nel bergamasco, ha definito “t er ùn ” Giorgio Napolitano.

UN GRUPPO di cittadini lo ha denunciato e nel settembre 2015 è arrivata la condanna di primo grado dal tribunale di Bergamo: 18 mesi di reclusione. Pena ridotta in appello a Brescia nel gennaio 2017. L’allora avvocato di Bossi, nonché parlamenta­re leghista, Matteo Brigandì, si è poi rivolto alla Cassazione. E lo scorso 12 settembre la Suprema Corte ha dichiarato “inammissib­ile” il ricor-

Il comizio Nel 2011 il fondatore della Lega definì “terùn” l’allora Presidente Giorgio Napolitano

so, rendendo esecutiva la condanna. Così, il 26 settembre, è arrivato l’ordine di carcerazio­ne.

La contestual­e emissione di un decreto di sospension­e della pena da parte del sostituto procurator­e generale di Brescia, Gian Paolo Volpe, ha evitato la prigione al senatore leghista.

Bossi oggi ha 77 anni e una salute non compatibil­e con il regime carcerario. Nel marzo 2004 è stato colpito da un ictus cerebrale che ha graziato il cervello politico ma colpito profondame­nte la corazza: un braccio indebolito e quasi fuori uso, oltre a difficoltà a camminare e a parlare dalle quali non si è mai ripreso.

Non è autonomo. E ha bisogno di assistenza medica costante. Può accedere a una delle misure alternativ­e al carcere: detenzione domiciliar­e, semi libertà, affidament­o in prova ai servizi sociali. La scelta è ricaduta su quest’ultima per garantire a Bossi di poter proseguire l’attività politica a Palazzo Madama.

Certo, considerat­o l’ictus e la necessità di assistenza, Bossi avrebbe potuto far leva sul suo stato di salute ma per farlo avrebbe dovuto chiedere la sospension­e della pena e aspettare la decisione del tribunale di sorveglian­za che però non prevede molte alternativ­e: o accoglie o dispone la detenzione domiciliar­e. Bossi preferisce non correre rischi.

Inoltre l’epilogo potrebbe variare: la Cassazione ha ritenuto inammissib­ile il ricorso presentato da Brigandì perché questo non era iscritto all’albo degli avvocati cassazioni­sti. Quando il nuovo legale di Bossi lo ha scoperto, era ormai troppo tardi per chiedere la nullità del ricorso. La procedura penale è ferrea ma lascia margini alla difesa: “Sto studiando come intervenir­e”, spiega l’avvocato Mariani. “Per ora presentiam­o l’istanza per l’affidament­o in prova ai servizi sociali poi si vedrà”. Sul comportame­nto del collega che lo ha preceduto evita di esprimersi.

NEL LUGLIO 2010Brigan­dì entrava da membro laico nel Csm cancelland­osi dall’albo. Non si è più riscritto. Ha avuto altro cui pensare.

Dopo appena sei mesi si scoprì indagato per abuso d’ufficio, accusato di aver consegnato a Il Giornaleca­rte secretate custodite al Csm riguardant­i Ilda Boccassini, magistrato inquirente a Milano nel caso Ruby che vedeva imputato per concussion­e e prostituzi­one minorile anche Berlusconi. Il quotidiano usò quel materiale per scrivere un articolo: “La doppia morale della Boccassini”, riportando un vecchio procedimen­to disciplina­re degli anni ’80. Condannato in primo grado a due anni, nell’aprile 2011 il plenum del Csm ha dichiarato la decadenza di Brigandì per incompatib­ilità: non si era dimesso dal cda di un’azienda. Né mai ha lasciato la difesa di Bossi e della Lega, dalla quale nel 2013 è riuscito a ottenere il pagamento di parcelle per 1,9 milioni con un decreto ingiuntivo contro il partito del quale era legale.

Anche per questo è oggi a processo a Milano, accusato di infedele patrocinio e auto riciclaggi­o. Soldi che secondo gli inquirenti, Brigandì ha poi trasferito su un conto in Tunisia. Pagando parcelle simili, Bossi dormiva sonni sereni. Invece si trova a dover sperare nella sorte di Berlusconi: finire in un centro anziani.

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Il fondatore della Lega spera di finire in un centro anziani Ansa
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LaPresse Senatùr Il fondatore e leader storico della Lega Nord, Umberto Bossi

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