Dall’Onu al voto, la cometa Haley insegue Trump
L’ambasciatrice: “Non mi candido per il 2020, farò campagna per Donald”. Forse sostituita dalla figlia Ivanka
Quasi ogni giorno, un nome s’aggiunge all’elenco di quanti hanno lasciato o stanno per lasciare Donald Trump, perché li caccia o perché se ne vanno. Ma se c’era una su cui scommettere che sarebbe rimasta accanto al presidente fino alla fine del mandato, era Nikki Haley, ambasciatrice Usa all’Onu. Partita da posizioni critiche sul candidato Trump, la Haley aveva poi virato ed era stata una delle prime scelte del magnate presidente, entrando rapidamente nel cerchio magico e difendendone con vigore le posizioni apparentemente indifendibili, quando non contraddittorie, su Corea, Iran, Medio Oriente, sanzioni, clima. Così vicini, lei e Donald, che un volo sull’AirForceOne fece nascere chiacchiere.
E, invece, la Haley, 46 anni, origini indiane, ex governatrice della South Carolina, lascia, di punto in bianco. Apparentemente, tutto avviene senza scosse: la conferenza stampa di commiato è tutta miele. Vestito color malva, la sua tinta preferita, l’ambasciatrice viene ricevuta nello Studio Ovale. Segue dichiarazione congiunta, il presidente e “la mia amica”. Trump dice di aver accettato le dimissioni della Haley, che lascerà “a fine anno”: il successore sarà designato nel giro di poche settimane, forse prima del voto di Midterm il 6 novembre. In corsa, è la voce che corre, ci sa- rebbe Ivanka Trump, la ‘prima figlia’, consigliere del presidente. Se la scelta non sarà nepotistica, potrebbe cadere su Dina Powell, già vice alla Sicurezza nazionale ed amica della Haley, o sull’ambasciatore a Berlino Richard Grenell, un esperto di Nazioni Unite.
Naturalmente, Nikki, uscendo di scena all’improvviso, crea un vortice di voci. Lei assicura che non correrà per la Casa Bianca nel 2020 e che farà ancora cam- pagna per Trump: “Non ho deciso nulla su cosa farò … Non ci sono ragioni personali, ma bisogna capire quand’è il momento di lasciare e consentire una rotazione” n el l ’ Amministrazione. Di volersi prendere una pausa, a Trump l’aveva già preannunciato 6 mesi fa.
CERTO, IL FARSI DA PARTE oggi la mette in una posizione ideale: se Trump resterà sulla cresta dell’onda potrà appoggiarlo e, in caso di rielezione, ambire, magari, a fare il segretario di Stato; se, invece, Trump dovesse inciampare in qualche ostacolo, allora Nikki potrebbe aspirare alla nomination repubblicana, avendo messo un’intercapedine di qualche mese tra sé e il magnate presidente. Che la riempie di complimenti: “Nikki Haley ha fatto diventare la posizione di ambasciatore Usa all’Onu più glamour e più importante” di quel che pareva due anni or sono, è stata “fantastica”. “Odio perderla, ma spero che tornerà”. La Haley ricambia: è stato “un onore”. Lei, sposata, due figli, gli è stata politicamente ‘fedele’, senza però appiattirsi sulle posizioni ‘ tru mpiane’, specie quando c’era di mezzo il rispetto delle donne – altra dote non precipua del presidente.
All’Onu, Israele rende omaggio all’alleata che lascia, l’Iran non piange la nemica che se ne va. Trump ribadisce il suo mantra: prima o poi, a forza di sanzioni, Teheran farà “un vero accordo” (oppure, una vera bomba). Il pre- sidente affronta sulla cresta dell’onda le ultime 4 settimane della campagna per il voto di Midterm: può capitalizzare politicamente la conferma della nomina del giudice Kavanaugh alla Corte suprema e i dati dell’economia, che va forte. Salvo crisi e/o dazi, la politica estera può attendere.
Reazioni opposte Israele le rende onore, l’Iran non piange la sua partenza: Teheran la considera una nemica Non ho deciso nulla su cosa farò Non ci sono ragioni personali, ma bisogna capire quand’è il momento di lasciare e consentire una rotazione NIKKI HALEY