Prima il panico, poi spread e Borsa rifiatano. Ma l’esecutivo e Savona no
Si muovono fondi e banche: cala il differenziale. Scivolone del ministro
La
notizia è che in una delle giornate peggiori per il quadro di finanza pubblica che fa da base per la manovre approvato dal governo gialloverde - bocciati nella sostanza da Bankitalia e Corte dei conti e non validati dall’Ufficio parlamentare di bilancio - spread e
Borsa rifiatano. Non il governo, però, impegnato in una raffica di dichiarazioni ardite, i cui effetti si misureranno già oggi.
AL MATTINO, quando Giovanni Tria parla in audizione alla Camera per spiegare la nota di aggiornamento al Def, che porta il defi- cit 2019 al 2,4%, il differenziale di rischio tra i titoli di Stato italiani e tedeschi sale vistosamente. Mentre il ministro dell’Economia rassicura e difende l’impianto della manovra, arriva a 317 punti, con un rendimento al 3,7%, ai massimi dal 2013. A metà giornata, l’i nversione di rotta: lo spread chiuderà sotto i 300, a 299 punti, mentre la Borsa di Milano recupera e chiude in positivo (+1,06%) grazie ai titoli bancari. A spiegare l’inversione concorrono sicuramente le “ricoperture” (chi vende allo scoperto, cioè senza possedere il titolo ma scommettendo sul suo ribasso prima o poi deve comprare) ma anche acquisti veri e propri di fondi e banche attirate dai rendimenti elevati. Una mossa che stupisce perfino i tecnici del Tesoro. A pesare forse sono anche le parole di Tria, che in audizione spiega che pur essendo permanenti i fondi per la revisione della Fornero con quota 100, la misura - quella che più preoccupa per lo scarso impatto sulla crescita - avrà un carattere in qualche modo “tem porane o”, e soggetta a verifica: “Quando il governo introduce nuove misure in parte sperimentali, vedrà l’effetto e in base a quello vedrà come conti- nuare in quale forma e in quale misura”. Già nella discussione sul Def Tria aveva provato a convincere gli alleati di governo a presentare come “sperimentali”, le misure della manovra.
IN AUDIZIONEil ministro difende la manovra. Le stime di crescita non sono esplosive, ma “prudenziali” e “altamente oltrepassabili”; il maggior deficit serve a stimolare la crescita (“dal 2008 a oggi agendo solo sul debito non c’è stata e infatti è aumentato in rapporto al Pil”) e il reddito minimo “a mantenere la coesione sociale”. Il rischio di un rialzo dello spread occupa buona parte della lunga audizione, durata oltre tre ore con una trentina di domande
Se ci sfugge lo spread la manovra deve cambiare (...) sono abbastanza sicuro che non arriverà a 400
dai parlamentari. “Che succede se lo spread arriva a 400? e a 500?” chiede agitato Renato Brunetta. Tria tiene a lungo il punto, ma poi sbotta: “Il governo farà quello che deve fare di fronte a una crisi imprevista, come ha fatto Draghi”.
IL MINISTRO si guarda bene dal fissare un’asticella per il rischio, che diventerebbe subito la soglia per i mercati per testare la tenuta del governo sulla manovra. Ma la premura viene vanificata poco dopo dal collega per gli Affari europei Paolo Savona. “Se ci sfugge lo spread la manovra deve cambiare”, spiega a Porta a porta. Un autogol. Savona prova a rassicurare, si dice certo che “che lo spread non arriverà a 400, perché vince il mercato: con tutte le critiche che ci sono state e lo scontro politico in atto avrebbe potuto reagire, gli speculatori avrebbero potuto fare operazioni più pesanti. La verità è che il mercato si è rivelato più cauto della politica”. Eppure il timore di nuovi rialzi c’è. L’economista retrocesso dal Tesoro per il veto del Colle chiede alla Bce di Mario Draghi di non lasciare l’Italia scoperta. “Tra i compiti della Banca centrale europea - ricorda - c'è anche quello della stabilità finanziaria” pertanto “Draghi dovrebbe abbattere lo spread intervenendo in acquisto” dei titoli di Stato italiani. Per Savona infatti se lo spread sale è anche causa del fatto che “qualcuno non svolge il suo compito”, evidentemente intendendo a Francoforte. Il ministro difende poi la manovra che il governo sta studiando: “Ho definito questo documento cauto, moderato e corretto, perché serve un impulso di spesa, moderato perché avremmo bisogno di ben altro del 2,4% e cauto perché verrà fatta una verifica ogni trimestre per vedere l’andamento”. E se Fmi e Bankitalia “pongono la stabilità finanziaria come presupposto dello sviluppo”, l’assunto dal quale parte l’ottimista è opposto ovvero che “senza sviluppo non ci possa essere stabilità finanziaria”.