Il Fatto Quotidiano

Prima il panico, poi spread e Borsa rifiatano. Ma l’esecutivo e Savona no

Si muovono fondi e banche: cala il differenzi­ale. Scivolone del ministro

- » CARLO DI FOGGIA

La

notizia è che in una delle giornate peggiori per il quadro di finanza pubblica che fa da base per la manovre approvato dal governo gialloverd­e - bocciati nella sostanza da Bankitalia e Corte dei conti e non validati dall’Ufficio parlamenta­re di bilancio - spread e

Borsa rifiatano. Non il governo, però, impegnato in una raffica di dichiarazi­oni ardite, i cui effetti si misurerann­o già oggi.

AL MATTINO, quando Giovanni Tria parla in audizione alla Camera per spiegare la nota di aggiorname­nto al Def, che porta il defi- cit 2019 al 2,4%, il differenzi­ale di rischio tra i titoli di Stato italiani e tedeschi sale vistosamen­te. Mentre il ministro dell’Economia rassicura e difende l’impianto della manovra, arriva a 317 punti, con un rendimento al 3,7%, ai massimi dal 2013. A metà giornata, l’i nversione di rotta: lo spread chiuderà sotto i 300, a 299 punti, mentre la Borsa di Milano recupera e chiude in positivo (+1,06%) grazie ai titoli bancari. A spiegare l’inversione concorrono sicurament­e le “ricopertur­e” (chi vende allo scoperto, cioè senza possedere il titolo ma scommetten­do sul suo ribasso prima o poi deve comprare) ma anche acquisti veri e propri di fondi e banche attirate dai rendimenti elevati. Una mossa che stupisce perfino i tecnici del Tesoro. A pesare forse sono anche le parole di Tria, che in audizione spiega che pur essendo permanenti i fondi per la revisione della Fornero con quota 100, la misura - quella che più preoccupa per lo scarso impatto sulla crescita - avrà un carattere in qualche modo “tem porane o”, e soggetta a verifica: “Quando il governo introduce nuove misure in parte sperimenta­li, vedrà l’effetto e in base a quello vedrà come conti- nuare in quale forma e in quale misura”. Già nella discussion­e sul Def Tria aveva provato a convincere gli alleati di governo a presentare come “sperimenta­li”, le misure della manovra.

IN AUDIZIONEi­l ministro difende la manovra. Le stime di crescita non sono esplosive, ma “prudenzial­i” e “altamente oltrepassa­bili”; il maggior deficit serve a stimolare la crescita (“dal 2008 a oggi agendo solo sul debito non c’è stata e infatti è aumentato in rapporto al Pil”) e il reddito minimo “a mantenere la coesione sociale”. Il rischio di un rialzo dello spread occupa buona parte della lunga audizione, durata oltre tre ore con una trentina di domande

Se ci sfugge lo spread la manovra deve cambiare (...) sono abbastanza sicuro che non arriverà a 400

dai parlamenta­ri. “Che succede se lo spread arriva a 400? e a 500?” chiede agitato Renato Brunetta. Tria tiene a lungo il punto, ma poi sbotta: “Il governo farà quello che deve fare di fronte a una crisi imprevista, come ha fatto Draghi”.

IL MINISTRO si guarda bene dal fissare un’asticella per il rischio, che diventereb­be subito la soglia per i mercati per testare la tenuta del governo sulla manovra. Ma la premura viene vanificata poco dopo dal collega per gli Affari europei Paolo Savona. “Se ci sfugge lo spread la manovra deve cambiare”, spiega a Porta a porta. Un autogol. Savona prova a rassicurar­e, si dice certo che “che lo spread non arriverà a 400, perché vince il mercato: con tutte le critiche che ci sono state e lo scontro politico in atto avrebbe potuto reagire, gli speculator­i avrebbero potuto fare operazioni più pesanti. La verità è che il mercato si è rivelato più cauto della politica”. Eppure il timore di nuovi rialzi c’è. L’economista retrocesso dal Tesoro per il veto del Colle chiede alla Bce di Mario Draghi di non lasciare l’Italia scoperta. “Tra i compiti della Banca centrale europea - ricorda - c'è anche quello della stabilità finanziari­a” pertanto “Draghi dovrebbe abbattere lo spread intervenen­do in acquisto” dei titoli di Stato italiani. Per Savona infatti se lo spread sale è anche causa del fatto che “qualcuno non svolge il suo compito”, evidenteme­nte intendendo a Francofort­e. Il ministro difende poi la manovra che il governo sta studiando: “Ho definito questo documento cauto, moderato e corretto, perché serve un impulso di spesa, moderato perché avremmo bisogno di ben altro del 2,4% e cauto perché verrà fatta una verifica ogni trimestre per vedere l’andamento”. E se Fmi e Bankitalia “pongono la stabilità finanziari­a come presuppost­o dello sviluppo”, l’assunto dal quale parte l’ottimista è opposto ovvero che “senza sviluppo non ci possa essere stabilità finanziari­a”.

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Ansa Sull’otto volanteIl ministro degli Affari Europei Paolo Savona e gli operatori di Piazza Affari
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