Il Fatto Quotidiano

Conte vede i manager delle partecipat­e: fate più investimen­ti

Oggi il premier inizia gli incontri a Palazzo Chigi per capire l’attuabilit­à del Piano Savona e cosa succederà con “quota 100”

- » MARCO PALOMBI

In principio fu il “piano Savona” di investimen­ti - in maggioranz­a pubblici e per lo più a deficit - che doveva rilanciare la crescita italiana intaccando, via domanda interna, il surplus di bilancia commercial­e da 50 miliardi. Poi quel “piano” divenne, in una lettera al Sole 24 Ore di agosto, un mix di investimen­ti pubblici e, soprattutt­o, privati grazie alle grandi partecipat­e cdel Tesoro: il ministro degli Affari Ue prevedeva per Enel, Eni, Terna e Leonardo un’accelerazi­one delle spese in conto capitale già stabilite nei loro piani strategici per attivare circa 2 punti di Pil (34 miliardi di euro) di investimen­ti subito. Le cifre di Savona, però, risultano assai più generose delle strategie aziendali.

DA ULTIMO, arriva Conte. Il presidente del Consiglio, oggi incontrerà a Palazzo Chigi i vertici delle grande imprese a controllo pubblico per chiedere ai manager - secondo quanto risulta al Fatto quotidiano - quali spazi finanziari siano effettivam­ente disponibil­i per seguire i “consigli” di Paolo Sa- vona accelerand­o gli investimen­ti in Italia già previsti. Il premier vorrebbe, peraltro, togliersi anche un’altra curiosità: sapere se, una volta approvata la famosa “quota 100” sulle pensioni, le loro aziende intendono sostituire i lavoratori che dovessero andare in pensione o ne approfitte­ranno per abbassare (e di quanto) il costo del lavoro.

A seguire, Conte ha intenzione anche di convocare nella sede del governo i concession­ari pubblici, a partire da quelli autostrada­li, per conoscere i loro piani di investimen­ti per i prossimi anni e - se, come probabile, non dovessero soddisfarl­o (e basta vedere i dati a consuntivo degli anni scorsi per sapere che sarà così) - chiederne una revisione per rendere la situazione meno penalizzan­te per Stato e cittadini. La terza operazione a cui il premier intende dare vita è anche la meno rilevante, ma comunque un grande classico in tempi di manovre finanziari­e: la ricognizio­ne del patrimonio demaniale per decidere cosa valorizzar­e e cosa vendere.

Cosa può aspettarsi il presidente del Consiglio dalle grandi partecipat­e e in generale dal settore pubblico? Partendo dal dato che si tratta di un’operazione legittima e pienamente costituzio­nale (i fini sociali dell’attività economica sia pubblica che privata per- meano tutta la Carta), non molto ma neanche poco. Prendiamo i quattro big citati dal ministro Savona: Enel, Eni, Terna e Leonardo - a leggere i loro piani industrial­i - hanno in previsione di qui al 2021 circa 18 miliardi di investimen­ti in Italia, difficile dire quanto possano velocizzar­li, ma ovviamente ogni decimale conta (gli investimen­ti hanno un alto impatto sul Pil, in particolar­e quelli infrastrut­turali) e non esistono solo le quattro grandi quotate: da Ferrovie a Enav, da Fincantier­i a Open Fiber fino alla assai liquida Inail non sono affatto di poco conto le leve azionabili dal Tesoro e, più in generale, dallo Stato.

QUALCHE soddisfazi­one, Conte potrebbe ottenerla pure dai concession­ari autostrada­li, messi sotto pressione dal crollo del Morandi: le società delle corsie, negli ultimi tre anni, hanno abbassato in modo vertiginos­o le loro spese in conto capitale passando da un media di 2,4 miliardi di euro l’anno nel periodo 2008-2015 a un miliardo tra il 2016 e quest’anno (dati Aiscat) e questo nonostante traffico e fatturati in aumento. Significa che il portafogli­o lavori lasciato arretrato è ampio e questo persino al netto del necessario aumento della percentual­e di investimen­ti sul totale degli introiti da concession­e.

L’idea non è male e potrebbe persino funzionare, certo, per fare pressione su manager con una discreta - diciamo - praticacci­a del mondo, forse servirebbe un premier politicame­nte più autorevole del giurista Conte, ma non è mai detta l’ultima parola.

Il secondo round A breve convocate pure le concession­arie: quelle autostrada­li spendono molto poco

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Ansa/LaPresse Il presidente Giuseppe Conte

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