Il Fatto Quotidiano

L’Ugl è roba sua: il sindacato si butta sulla Lega

C’erano una volta Polverini, Meloni ed ex An: adesso anche qui arrivano i verdi

- » GIANLUCA ROSELLI

La

foto è in ancora in home page sul sito dell’Ugl, l’Unione generale del lavoro, il sindacato storico della destra italiana che un tempo era Cisnal. Matteo Salvini, Marine Le Pen e Paolo Capone, ultimo segretario eletto, sorridenti in favore di obiettivo. L’incontro tra il ministro dell’Interno e la leader del Front National, due giorni fa a Roma, si è svolto nella sede d e ll ’ Ugl, in via delle Botteghe Oscure. Dove or- mai Salvini è il padrone di casa. Con buona pace di Giorgia Meloni e del mondo degli ex An, che si sono lasciati scippare il sindacato da sotto il naso. La salvinizza­zione dell’Ugl è in corso da circa un anno e mezzo, da quando in Lega si sono accorti di aver bisogno di una rete, anche sociale, su cui appoggiars­i nel centro Italia. Che è da sempre il serbatoio di adesioni del sindacato che fu di Renata Polverini. E ai vertici Ugl non è parso vero di potersi rapportare con i l partito in ascesa del centrodest­ra. Così la tela a iniziato ad esser tessuta, anche grazie al l’interlocuz­ione di parlamenta­ri leghisti laziali, come Barbara Saltamarti­ni e il vicecapogr­uppo alla Camera Francesco Zicchieri, che è anche coordinato­re regionale del Carroccio. Tutti ex An.

UNA RETE che ha portato l’ex vice segretario dell’Ugl, Claudio Durigon, prima a essere eletto deputato (con la Lega) e poi a entrare nel governo come sottosegre­tario al Lavoro. E ora, in vista delle Europee, si parla di altre candidatur­e in arrivo, come quella dello stesso Capone, anche se la partita a Strasburgo è più difficile.

La sintonia dell’Ugl con la Lega, del resto, è lampante, basta leggere i comunicati stampa e scorrere i profili Twitter per imbattersi in giudizi positivi nei confronti dell’esecutivo e del Def, e in critiche “sovraniste”, anche feroci, a Bru- xelles. Ultima sortita pubblica di Capone, per esempio, è stata alla festa della Lega a Latina il primo ottobre scorso, dove si è potuto toccare con mano la svolta pro-Salvini degli ex An pontini e non solo. L’ex direttrice del Secolo, Flavia Perina, su La Stampane fa un discorso quasi antropolog­ico, con gli ex An che avrebbero preferito Salvini a Meloni a causa di una “nostalgia inespressa per il maschio alfa”, che ora si incarna a suon di “me ne frego” e “molti nemici molto onore” in Salvini che, alla festa di Atreju, si è diviso il palmares degli applausi con Steve Bannon.

Naturalmen­te, poi, la questione non è solo politica, perché nella “s al vin iz za zi on e” dell’Ugl contano poi gli inte- ressi di bottega, il consenso sul territorio, la costruzion­e e il successo dei candidati. Si racconta, per esempio, che le liste leghiste dell’Italia centrale alle Politiche siano state decise proprio nelle stanze del sindacato. Ma forse sono leggende metropolit­ane. “Si sono consegnati mani e piedi a Salvini”, attacca qualche ex An. “Non ci siamo iscritti alla Lega o al Front National. Però che il superament­o della Fornero, che noi auspichiam­o da anni, l’abbia fatto questo governo è un fatto…”, osserva il vice segretario Ugl Luca Malcotti. Ora però c’è l’Europa da conquistar­e. E il rapporto privilegia­to tra Lega e Ugl è destinato a durare.

I “pontieri” Saltamarti­ni, Zicchieri, Durigon E ora si parla di un posto alle Europee per il leader Capone

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Afp L’incontro Salvini e Le Pen
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