Il Fatto Quotidiano

Sfratti a Roma, tocca anche a mamma Taverna

Case popolari La figlia: “Sembra che mia madre non abbia più diritto. Come tutti ha fatto ricorso per chiarire la situazione”

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“Verranno applicate le norme, come per chiunque altro, senza alcuna via preferenzi­ale. In ogni modo, non è una decisione politica”, ripetono dal Comune di Roma, travolto ieri dalla polemica della casa popolare oggetto di uno sfratto in cui abita la madre del vicepresid­ente del Senato M5s Paola Taverna.

Si tratta della signora Graziella Bartolucci, ottant’anni, che dal 1994 vive in un appartamen­to Ater, nel quartiere romano Prenestino. A distanza di anni, però, non ha più i requisiti per stare in quell’alloggio. E così tra i tanti sfratti, l’ufficio che si occupa del patrimonio pubblico della Capitale dovrà occuparsi di un caso delicato perché coinvolge la parente di uno dei principali esponenti del Movimento di Virginia Raggi. La vicendaè emersa ieri su Repubblica, che ha pubblicato la Determinaz­ione dirigenzia­le del 23 gennaio 2018 in cui imputano alla signora Bartolucci di possedere altri immobili, tra cui, scrive il quotidiano, “un alloggio sito nel Comune di Roma adeguato alle esigenze del nucleo familiare”.

SECONDO il quotidiano, la signora possiede un terzo di una abitazione di sei vani a Olbia e, fino al 2010, è stata proprietar­ia di 4/ 6 di un fabbricato, sempre al Prenestino. In questa zona, la senatrice invece risulta proprietar­ia con il marito di un locale commercial­e di 28 metri quadri e di una casa di quattro vani nel quartiere di Torre Angela. Ed è qui che avrebbe potuto portare la ma- dre. Per queste ragioni, la donna non può più vivere in quella casa dove è cresciuta la stessa Taverna.

A rilevare la mancanza di requisiti è l’ufficio del patrimonio pubblico che ha analizzato i redditi del 2007, 2009 e 2011. Il 3 dicembre 2014 l’Ater, avendo stabilito che “superavano i limiti stabiliti dal regolament­o regionale”, ha avviato il procedimen­to di decadenza dall’assegnazio­ne dell’alloggio. Il provvedime­nto di decadenza definitiva viene emesso dal dipartimen­to politiche abitative del Comune il 23 gennaio 2018 e il 6 marzo, spiegano da Ater Roma, “è stato in- viato alla madre della Taverna un atto in cui si chiede di liberare la casa”.

Il 14 giugno, non essendo ciò avvenuto, viene emesso un decreto di rilascio de ll ’ im mob il e. Nel frattempo la donna si è rivolta a un legale che ha presentato un ricorso e un’istanza di sospensiva al Tribunale civile di Roma.

“MIA MAMMA – ha commentato ieri la Taverna – è una donna di 80 anni che percepisce la pensione minima e che vive in una casa popolare, come ho fatto io finché non mi sono sposata. Lì siamo cre- sciuti io, mia sorella e c’è morto mio padre. Qualche tempo fa, dopo un accertamen­to, sembra che mia madre non abbia più diritto a quell’alloggio. Come tutti i cittadini, ha agito per via legale e ha chiesto che venga chiarita questa situazione (...) È normale che una persona a 80 anni desideri morire nella stessa casa dove è vissuta. Non provo vergogna a venire da una famiglia povera e ancor meno provo imbarazzo a dire che non ci siamo arricchiti con il mio lavoro”.

Gli ostacoli La signora risulta possedere 1/3 di una abitazione ad Olbia e, fino al 2010, i 4/6 di un fabbricato

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LaPresse Paola Taverna

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