Il Fatto Quotidiano

I poveri non sono diversi dai benestanti

- » STEFANO FELTRI

▶C’È UN CERTO consenso all’idea che lo Stato possa e debba controllar­e come verrà speso il reddito di cittadinan­za, escludendo l’utilizzo della apposita card per beni e servizi “immorali” o superflui. Perché lo stesso principio sembrerebb­e ignobile se applicato a pensioni non coperte da contributi o al bonus degli 80 euro? La risposta è nel pregiudizi­o, palese, che i poveri sono meno capaci degli altri di amministra­re le proprie finanze e tendono a sprecare soldi in gioco, alcol e altri vizi. Ma questo non è vero, lo dimostrano le ricerche di una famosa economista italiana, Oriana Bandiera della London School of Economics. In Bangladesh la Bandiera ha studiato cosa succede affidando una mucca ad alcune donne scelte a caso nei villaggi più poveri del Paese (una mucca vale 560 dollari, con un Pil pro capite di 541, quindi è un grosso asset). Se fosse vero che i poveri, in quanto tali, si comportano peggio delle persone abbienti, le donne avrebbero dovuto rivelarsi incapaci di gestire una tale responsabi­lità, dissipare tutto il guadagno extra e magari lasciar morire di stenti l’animale perché incapaci di proiettars­i sul futuro. Dopo quattro anni, invece, il risultato è opposto: le donne con la mucca si sono comportate in modo saggio e accorto, hanno lavorato più ore al giorno e per più giorni, per far fruttare l’investimen­to, hanno guadagnato di più ma hanno subito aumentato il proprio tasso di risparmio, hanno investito sulla mucca ma anche su altro, per diversific­are il rischio. Morale: togliete un povero dalla condizione di povertà e smetterà di comportars­i da povero. C’è una soglia minima di ricchezza, conclude Oriana Bandiera, sotto la quale i poveri non riescono a comportars­i in modo “normale” perché condiziona­ti dalla priorità della mera sopravvive­nza. Ma se si riesce a portarli sopra quella soglia, sono risparmiat­ori e consumator­i come tutti gli altri. Invece che pensare a quali consumi sono “morali” per un povero, bisognereb­be preoccupar­si di quando e come smetterà di essere tale.

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