Khashoggi, rapimento su commissione saudita
Il reporter scomparsoNuove ipotesi sul dissidente: è vivo ma gli 007 di Riad lo hanno fatto sparire
La
scomparsa a Istanbul del giornalista saudita, residente negli Stati Uniti, Jamal Khashoggi è diventata un affaire internazionale, oltre che l’ennesimo motivo di frizione tra Turchia e Arabia Sudita. Ieri la polizia turca ha individuato sette sospetti; secondo l’emittente privata Ntv il gruppo è stato ripreso mentre entrava nel consolato saudita mezz’ora prima di Khashoggi; ne sarebbe uscito dopo circa tre ore, lasciando la zona con due auto le cui targhe sono state identificate.
CON LORO ci sarebbe stato il reporter che condotto all’aeroporto Ataturk sarebbe stato caricato a bordo di uno dei due jet Gulfstream IV a disposizione degli 007 sauditi, atterrati separatamente in Egitto e a Dubai, per poi rientrare final- mente in Arabia Saudita.
L’editorialista del Washington Post, già direttore di alcuni giornali del paese d’origine, è scomparso una settimana fa. Khashoggi prima era stato a Londra dove aveva incontrato alcuni amici e discusso del suo editoriale in uscita intitolato “Tutti hanno pau ra”, riferendosi alla stretta nei confronti della stampa e degli attivisti per i diritti umani messa in atto dal principe ereditario e ministro della Difesa, Mohammed bin Salman. Nonostante alcune aperture a favore delle donne, come l’autorizzazione a guidare e ad andare al cinema, il principe ereditario (soprannominato Mbs), ha usato il pugno di ferro contro gli avversari interni all’articolata famiglia reale e non intende sedere al tavolo dei negoziati per concordare la pace con i ribelli Houthi dello Yemen, sostenu- ti dall’Iran, dopo tre anni dall’inizio della guerra voluta proprio da Mbs per impedire a Teheran di espandere ulteriormente la propria influenza in Medio Oriente.
Khashoggi aveva criticato attraverso articoli e conferenze in Usa ed Europa questa visione belligerante e illiberale di bin Salman al punto da essere ucciso? È quello che pensano gli investigatori turchi. I rapporti tra Ankara e Riad si sono fatti ancora più tesi da quando, un anno e mezzo fa, il presidente Erdogan non aveva aderito al blocco diploma- tico e commerciale imposto dall’Arabia Saudita con Emirati, Bahrein ed Egitto, contro il Qatar. Ankara, anzi, aveva deciso in quell’occasione di ampliare la propria base militare nel piccolo ma ricchissimo paese del Golfo. Dopo la nota inviata dal principe saudita alle autorità turche per autorizzarle ad entrare nel consolato alla ricerca del giornalista, Erdogan ha risposto che “i sauditi non possono dire che è uscito dal consolato e lavarsene le mani. È un loro cittadino e se ne devono occupare. Se sono sicuri che Kha- shoggi sia uscito dal consolato lo devono poter provare”.
L’AR A B IA Saudita deve far buon viso a cattivo gioco e quindi ha dichiarato di apprezzare gli sforzi turchi: “Il regno si preoccupa della sicurezza e del benessere dei propri cittadini ovunque si trovino”. Per l’amm inistraz ione Trump la questione è assai delicata - ieri il presidente si è detto “preoccupato” - visto che il consigliere-genero del presidente americano Jared Kushner ha stretto un patto di ferro con bin Salman anche in chiave anti-iraniana e pro-Israele. Molti funzionari americani sono in rapporti amichevoli con Khashoggi che in passato aveva lavorato presso diverse ambasciate saudite negli Usa.
Khashoggi era diventato noto per aver intervistato Osama bin Laden, prima che fondasse Al Qaeda, durante il jihad sostenuta dall’A ra b i a Saudita e dagli Stati Uniti contro l’Unione Sovietica in Afghanistan negli anni ‘80, divenendo poi fidato consigliere del principe Turki al-Faisal, che era a capo dell’intelligence saudita e ambasciatore in Usa e Gran Bretagna. Le autorità saudite lo avevano rimosso due volte come redattore del quotidiano saudita Al Watan dopo aver pubblicato articoli critici sull’es tab lishment religioso.
Le indagini
La polizia turca ha identificato 7 persone entrate nel consolato di Istanbul prima della vittima