Caso Marinova, il solito sospetto è un bluff
Rilasciato l’unico fermato, il Dna non corrisponde e il suo alibi regge
Rumeno,
di origine ucraina e con un passaporto moldavo. Per un “giallo” ambientato nell’Est, sarebbe stato il ritratto del solito sospetto. Ma l’omicidio di Viktoria Marinova, 30 anni, la giornalista uccisa sabato scorso a Russe, nel nord della Bulgaria, non è fiction: si tratta di un delitto brutale – la vittima è stata violentata, picchiata e soffocata – sullo sfondo dell’attività professionale del personaggio televisivo.
A DARE RETTA a una parte d el l’opinione pubblica che nutre scarsa fiducia nelle istituzioni bulgare, il fermo del sospetto era solo fumo negli occhi. E ieri sera l’uomo è stato rilasciato: confermato l’alibi da lui sostenuto, il Dna non corrispondeva a quello trovato sul luogo del delitto. Delusi parenti e colleghi di Viktoria che avevano lanciato un appello a chi aveva intenzione di protestare contro le autorità. La mobilitazione lanciata sui social prevedeva il blocco del ponte Dunav Most sul Danu- bio nei pressi di Russe, che collega la Bulgaria alla Romania.
Di certo c’è che la procura di Sofia ha avviato una inchiesta su attività poco chiare riguardo al reperimento di fondi dell ’ Unione europea, bloccando un trasferimento bancario di circa 14 milioni di euro in base alle norme anti riciclaggio. È stato il procuratore generale della repubblica, Sotir Tsatsarov sottolineando che si tratta di una operazione della compagnia edilizia bul- gara Gp Group. Questa società è la stessa di cui si erano occupati i cronisti del sito internet Bivol. Proprio nella sua ultima trasmissione del programma Detectorsul canale Tvn , il mese scorso, Viktoria Marinova aveva intervistato due giornalisti, il bulgaro Dimitar Stoyanov di Bivol e il romeno Attila Biro del Rise Project Romania: si erano occupati dei fondi Ue recepiti dalla Gp Group ed erano stati anche arrestati durante una sorta di “incidente” con la polizia. Chi punta sull’omicidio di Marinova come rappresaglia, pensa che non sia casuale che quella sia stata l’ultima trasmissione della vittima. Per Reporters Without Borders la Bulgaria è un luogo con poca libertà di stampa.
IL PAESE BALCANICO ha aderito all’Unione europea nel 2007, ma questo non l’ha salvata dalla bassa classifica di Transparency International rispetto ai paesi più corrotti fino allo scorso anno. Inoltre l’adesione all’Unione ha aperto la strada ai finanziamenti per infrastrutture e progetti per portare la nazione dentro gli standard dell’Ue, somme cospicue che hanno acceso interessi.
Quando il corpo della giornalista è stato trovato, mancavano il cellulare, le chiavi dell’automobile, gli occhiali e parte dei vestiti: potrebbe dunque trattarsi dell’aggressione di un balordo, così come del tentativo da parte di un sicario con un “contratto” di farlo passare per tale.