Trappola Afghanistan La soluzione privata del Mr. Wolf di Trump
La società “Blackwater ” di Erik Prince offre un pacchetto “all inclusive” alla Casa Bianca: 5,5 miliardi e ci pensa lui
Diciassette anni dopo, la guerra degli Stati Uniti in Afghanistan – tutto inizio il 7 ottobre 2001 – resta infruttuosa e un disastro dal punto di vista economico; secondo una valutazione del dipartimento della Difesa del 2017, è costata ai contribuenti 753 miliardi di dollari. La cifra tiene conto delle attività imbastite in seguito agli attacchi delle Torri gemelle. Evidente la sproporzione; l'intelligence Usa ha calcolato che a Osama bin Laden la preparazione dell' 11 settembre in termini economici produsse una spesa di 500 mila dollari. Se al conto fatto sino al 2017 si aggiungono i conti del 2018 e le previsioni per il 2019, per gli Usa si arriva a 1.000 miliardi di dollari.
A QUESTO si aggiunge il sacrificio di vite umane, 3500 soldati della Nato, di cui 2300 americani. Un prezzo che il presidente Donald Trump ha sempre detto di non essere più disposto a pagare. C'è un uomo che ha la soluzione pronta per The Donald con un discorso di quelli semplici e immediati proprio nello stile del tycoon : datemi 5,5 miliardi di dollari e penso a tutto io.
Quest'uomo si chiama Erik Prince ed è un nome ben noto nel mondo della sicurezza privata. Prince guarda lontano e vede la sua attività come un business destinato a espandersi tanto da far diventare le guerre fra Stati un appalto perenne per i contractor: l'esercito privato diventa l'esercito di un Paese.
Il personaggio dalla sua ha il curriculum e i contatti: dopo il servizio nei Navy Seals ha fondato la Blackwater, società di sicurezza che ha legato il nome alla guerra in Iraq con commesse concesse dal governo. L’episodio più controverso accadde il 15 settembre 2007, 17 ci- vili iracheni furono uccisi a Baghdad, in piazza Nisur; il 16 aprile 2015 quattro ex guardie della Blackwater sono state condannate (un ergastolo e pene fino a 30 anni di carcere). Due le versioni: per la Blackwater il personale reagì per proteggere personale del dipartimento di Stato, per molti testimoni dopo che scoppiò una bomba in lontananza i contractor iniziarono a sparare su tutto ciò che si muoveva.
Il nome di quell'agenzia era compromesso per sempre, ma Prince proseguì e fondò la Academy. Poi, da una sigla all'altra: fra le ultime, la Frontier Services Group con sede a Hong Kong. Il motivo per cui Prince non smette è che il mondo è dalla sua parte: un conflitto lo offre sempre e il governo americano paga. Lui stesso ha ammesso nel suo libro di memorie Civilian Warriors: The Inside Story of Blackwater and the Unsung Heroes of the War on Terror, che fino al 2009 aveva ricevuto un miliardo di dollari per i servizi in Iraq, senza contare gli impegni in Afghanistan e il contributo dato alla Cia per sviluppare un programma dedicato ai droni.
L'AFGHANISTAN, d un qu e. Prince vuole la “sua” guerra e ha confermato al magazine Military Times di voler ripresentare il progetto alla Casa Bianca: ci aveva provato già l'anno scorso pensando di sfruttare la pro- messa del ritiro dall'Afghanistan che Trump aveva fatto, ma attorno al presidente si alzò un muro difensivo eretto dal generale Jim Mattis (segretario alla Difesa), l'ex segretario di Stato Rex Tillerson e l'ex consigliere della National Security, H.R. McMaster.
Come fa notare Military Times, il momento per Prince è tornato propizio: Mattis sembra aver perso molta della sua influenza su The Donald, Tillerson e McMaster hanno lasciato il posto, e il nuovo consigliere per la National Security, John Bolton, proprio il mese scorso ha confermato alla Abc che “è sempre aperto a nuove idee”.
IL PIANO DI PRINCE è articolato, eccone alcuni capisaldi: 1) Basta con la Nato: al posto di 23.000 soldati della forza multinazionale – circa 15.000 americani e 8.000 truppe Nato – s chier are 6.000 contractore 2.000 uomini delle forze speciali Usa, specialisti sia a terra che per la forza aerea. 2) Nessuna rotazione: i contractor rimarrebbero accanto alle unità afghane, invece di arrivi e partenze in un tipico ciclo di dispiegamento militare. Gli operatori “verrebbero mantenuti a lungo termine, almeno tre anni minimo”. 3) Aspetto normativo: i c o ntractor e i militari sarebbero entrambi soggetti al Codice uniforme di giustizia militare e alla legge afghana. Ogni aereo avrebbe un membro afghano dell'equipaggio, unico abilitato a sparare. 4) I costi: Prince ritiene di poter eseguire la missione con un budget di circa 5,5 miliardi di dollari: 3,5 per i contractor, gli aerei, i magazzini per la logistica e gli ospedali da campo; circa 2 miliardi di dollari per le 2.000 forze speciali Usa. L'ex Navy Seal potrebbe spuntarla: è ben visto dal ty coo n per aver contribuito alla campagna presidenziale con 250 mila dollari e sua sorella è Elisabeth Dee DeVos, pezzo grosso della galassia repubblicana e dal 2017 ministro dell'Istruzione. Il modello di Prince – lui sostiene – è di fatto applicabile a tutte le zone di crisi: nel 2017 lo aveva proposto per risolvere la crisi libica.
Il “piano” Basta Nato: 6000 contractor e 2000 uomini delle forze speciali, zero rotazione
Gli “agganci” Prince ha finanziato il presidente e sua sorella DeVos è ministro Istruzione