East, anzi West Side Story: così Bernstein seppe leggere il tempo
IL MUSICAL A 61 anni dal debutto, il capolavoro che racconta gli Usa e le baby gang è più che mai attuale
Le lezioni televisive prodotte dalla Cbs e trasmesse successivamente dalle più importanti emittenti del mondo (tra cui anche la Rai), ne hanno reso familiare il linguaggio chiaro con cui riusciva a spiegare – si rivolgeva in particolare alle nuove generazioni – innumerevoli pagine di musica classica e contemporanea. A cento anni dalla nascita il nome di Leonard Bernstein si lega anche a questo ricordo, oltre a quello di uno tra i più importanti compositori e direttori d’o rchestra del XX secolo. Domani sera, per l’inaugurazione del- la nuova stagione sinfonica, l’Accademia di Santa Cecilia concluderà le proprie celebrazioni dedicate al musicista americano proponendo, con la direzione di Antonio Pappano, West Side Story, il suo musical più famoso, che in oltre sessant’anni ha collezionato record ineguagliabili di ascolto. Appena un mese dopo il debutto, nell’agosto 1957, al National Theatre di Washington, arrivò infatti a Broadway, dove rimase in scena ininterrottamente per quasi due anni, totalizzan- do oltre settecento repliche. Portato poi sul grande schermo nel 1961 da Jerome Robbins e Robert Wise – con Natalie Wood nel ruolo della protagonista – e premiato con dieci Oscar, questo lavoro è stato definito una “partitura urbana americana”, nella quale lo spirito cosmopolita di Bernstein e la sua sfavillante vena melodica si vanno a combinare con una profonda conoscenza del repertorio europeo e, soprattutto, delle molteplici istanze artistiche che caratterizzavano la scena Usa.
L’IDEA DI REINTERPRETARE la vicenda di Romeo e Giulietta fu suggerita a Bernstein dallo stesso Robbins già intorno al 1950, tutta- via gli impegni di entrambi costrinsero a far slittare il progetto di alcuni anni. Originariamente la tragedia di Shakespeare avrebbe dovuto essere ambientata nell’East Side di Manhattan coinvolgendo famiglie di diverso credo religioso, ma i crescenti problemi di criminalità giovanile che emersero nella New York degli anni 50, sommati ai conflitti razziali che la crescente immigrazione portoricana stava creando sulla West Side, portò a un cambiamento non solo nel titolo ma soprattutto nel quadro complessivo in cui la vicenda dei due giovani innamorati sarebbe stata inserita. Ecco dunque Tony e Maria, i quali invece di avere alle spalle le ricche famiglie
La criminalità giovanile della New York degli anni ’50 determinò titolo e ambientazione
dei Capuleti e dei Montecchi, appartengono a due gang rivali – gli Sharks, immigrati portoricani, e i Jets, bianchi e intolleranti – che si affrontano senza esclusione di colpi: entrambe le bande vedranno i loro capi uccisi durante gli scontri per le strade della metropoli statunitense, sorte che alla fine toccherà anche allo stesso Tony.
IL MERITO di Bernstein è innanzitutto quello di essere riuscito nell’impresa di coniugare le esigenze della vicenda drammatica – riguardante aspetti sociali già allora particolarmente spinosi – con quelle dello spettacolo teatrale. Ma West Side Story colpisce l’ascoltatore soprattutto per la perfetta padronanza con cui egli com- bina elementi musicali della tradizione popolare del suo paese e di quella latinoamericana (usati per differenziare le due gang), insieme a materiale jazzistico, cromatismi, atonalità e contrappunto, per dar vita a una partitura mozzafiato, nella quale melodramma, scene individuali e collettive, dialoghi, balletti e intermezzi strumentali si susseguono senza sosta. Ecco perché al suo successo a Broadway contribuì molto l’aver trovato interpreti in grado di essere allo stesso tempo provetti attori, cantanti nonché ballerini, in grado di esprimere tutta la potente verve del musical, ma anche di elettrizzare il pubblico con canzoni come la celeberrima America.