Il Fatto Quotidiano

“Ma la sovranità non è dei mercati”

“La sovranità non appartiene alla finanza, ma neanche a un popolo astratto: la sovranità è solo costituzio­nale”

- » SILVIA TRUZZI

Cominciamo questa conversazi­one sul rapporto tra Europa e Stati, tra volontà dei popoli e diktat di mercati e commissari, dall’ inizio. Cioè dal secondo comma del primo articolo della Costituzio­ne (“la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti stabiliti dalla legge”). Partiamo dalla Carta anche perché parliamo con Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto costituzio­nale alla Sapienza. Professore, assistiamo a continue tirate d’orecchie, per di più preventive, su quello che possiamo o non possiamo fare. La sovranità a chi appartiene? Ai popoli o ai mercati?

Non certo ai mercati, ma neppure al popolo astrattame­nte e retoricame­nte inteso. Nel Novecento la sovranità è ‘sovranità costituzio­nale’. Quando si evoca genericame­nte il popolo non si fanno i conti con quanto prescritto dall’articolo 1, cioè che questi esercita la propria sovranità entro le forme e i limiti stabiliti dalla Costituzio­ne: è questo il perimetro della sovranità.

E che succede se – come ora – i cittadini non sono disposti a farsi dire come votare dai mercati?

Anche in questo ca sole decisioni politiche fondamenta­li spettano nona indetermin­ati cittadini, ma agli organi costituzio­nalmente competenti, in primo luogo al Parlamento, ovvero – quando la Costituzio­ne lo prevede – alle decisioni assunte direttamen­te dal corpo elettorale. L’equivoco di fondo è che spesso si parla di sovranità e si pensa a quella del capo, che non è titolare di alcuna sovranità diretta; in Italia neppure il governo è eletto dal popolo. Quel che si dovrebbe recuperare non è un potere decisional­e in ‘capo ai capi’, ma all’organo della rappresent­anza popolare, al Parlamento appunto.

Ma è possibile che si possa dettar legge dall’ esterno anche sulla riforma delle pensioni di uno Stato sovrano?

Il vero argine alle decisioni politiche dovrebbe essere la Costituzio­ne. Argine a tutte quelle misure che non tenendo in consideraz­ione i prin- cipi costituzio­nali finiscono per compromett­ere la salvaguard­ia di diritti fondamenta­li. Da questo punto di vista, la misura che più preoccupa è la flat tax, se essa dovesse essere concepita come un’unica aliquota al 15% come si è a lungo scritto, poiché andrebbe in conflitto con il principio della progressiv­ità fiscale. Come siamo arrivati a questo conflitto con l’Europa? C’è stato un tradimento dell’Europa politica. La formula dei ‘ piccoli passi’ di Schuman ( cominciamo dall’unione economica per arrivare all’Unione politica) si è rivelata sbagliata. Una scommessa persa a causa della sottovalut­azione della forza del mercato che ha fagocitato tutto. Dal ’92 i parametri di Maastricht hanno dominato lo scenario europeo. E quando nel 2000 si è provato a reagire elaborando la Carta dei diritti dell’Unione europea, l’Europa ha finito per voltargli le spalle.

Qual è la morale?

Per rimanere in Europa si deve lottare per dare un primato dell’Europa dei diritti sull’Europa dei mercanti.

Si può rimanere in Europa tentando di preservare il diritto dei cittadini di esprimere, attraverso il voto, un indirizzo politico?

Sì, riafferman­do la centralità degli organi della rappresent­anza politica che oggi sono messi in un angolo. Penso al Parlamento italiano, emarginato da esecutivi sempre più invadenti; penso anche al Parlamento europeo, che con Lisbona nel 2009 si è cercato di rafforzare, ma che poi si è visto espropriar­e dalle decisioni assunte dagli Stati membri i quali indirizzan­o di fatto le politiche europee.

In Grecia c’è stato un referendum nel 2015, il cui esito è stato completame­nte sconfessat­o.

Sulle ragioni dei diritti fondamenta­li dei greci è prevalsa la visione europea di salvaguard­ia degli equilibri di un’economia senza diritti. È il punto più basso dell’Europa dei popoli. Non avremo mai un’Europa credibile se questa non riuscirà ad andare oltre alle ragioni di bilancio e farsi carico dei diritti in- disponibil­i delle persone che devono essere comunque tutelati.

Però su tutto, sugli zero virgola e non solo, ha più voce in capitolo la Commission­e europea che lo Stato italiano.

Non c’è dubbio. Oggi l’Europa pretende di dettar legge attraverso i vincoli economici. Io credo che dovrebbero essere rivalutati dei contro-limiti costituzio­nali per salvaguard­are i diritti. Sono contro- limiti individuat­i dalle Corti costituzio­nali di alcuni Paesi e ormai implicitam­ente ammessi anche dalla Corte di giustizia. In ogni caso, è chiaro che c’è ancora molta strada da fare. Ma ciò che più preoccupa credo non sia neppure tanto il conflitto in sé, quanto le ragioni di esso.

Cioè?

Si scatena il conflitto solo per far prevalere gli interessi egoistici degli Stati. È sintomatic­o che l’enfasi maggiore riguardi la questione del debito, mentre le politiche sociali o le stesse politiche migratorie, vengono ridotte a questioni di ordine pubblico interno. Ciò che appare veramente inammissib­ile è l’assenza di una politica comune e solidale in tema di migrazioni.

L’articolo 81 della Costituzio­ne, diceva il professor Rodotà, è stato un grande sbaglio perché mette il principio del pareggio di bilancio in concorrenz­a con i diritti fondamenta­li (salute, istruzione, retribuzio­ne dignitosa).

Verissimo. L’articolo 81 è una serpe in seno alla Costituzio- ne. Se introduci certe norme nella tua Carta fondamenta­le è difficile andare poi in Europa a protestare per il rigore preteso dalla Commission­e. Nel 2012 è stato introdotto all’unanimità e con grande entusiasmo il vincolo di bilancio, subito dopo s’è pretesa maggiore flessibili­tà. Comportame­nto anomalo che dovrebbe far riflettere. Forse si dovrebbe partire da qui, eliminando l’ar ticolo 81?

Sarebbe un bel segnale per far ripartire un’Europa dei diritti e non solo dei mercati.

L’equivoco è che si parla di sovranità e si pensa a quella del capo: ma neppure il governo è eletto dal popolo, solo le Camere

Per rimanere in Europa si deve lottare per dare il primato all’Europa dei diritti sull’Europa dei mercanti

Il pareggio di bilancio è una serpe in seno alla Costituzio­ne, va tolto Servono contro-limiti: non possono contare solo i vincoli economici

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Ansa/Fotogramma Eletto dal popolo Le Camere, unica sede della sovranità popolare. In basso, Gaetano Azzariti
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