Il Fatto Quotidiano

Alitalia: alt di Tria al piano Di Maio con Ferrovie & Cdp

Entro dicembreIl Tesoro dovrebbe tirare fuori i soldi per entrare con il 18% nella compagnia, ma il ministro ha detto “di non saperne nulla”

- » DANIELE MARTINI

Èun’affannosa lotta contro il tempo quella ingaggiata da Luigi Di Maio per Alitalia. E forse è pure una lotta all'interno del governo considerat­o che il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, colui che dovrebbe alla finemetter­e i soldi, ha accolto i progetti del vicepremie­r con un raggelante “Non ne so niente”. Dopo un anno e mezzo di amministra­zione straordina­ria, tutti i nodi stanno venendo al pettine. Il 31 ottobre scade il periodo concesso per l'amministra­zione e se nei 18 giorni che ci separano da quel termine non sarà trovata una soluzione vera, cioè non si sarà presentato un salvatore esterno in grado di tirar fuori almeno 1 miliardo e mezzo di euro, Alitalia per la quarta volta in un decennio potrebbe ritrovarsi nella condizione di non poter far volare gli aerei. Nelle stesse settimane la Commission­e europea dovrà esprimersi sulla natura del prestito ponte di 900 milioni di euro concesso all'azienda di Fiumicino dal governo passato ed è molto probabile che consideri quell'importo un aiuto di Stato. Il 15 dicembre, infine, Alitalia dovrà restituire il prestito ricevuto più gli interessi. Nel frattempo i conti dell'azienda continuano ad andare male; secondo fonti autorevoli, ma non ufficiali, le perdite accumulate tra l’inizio dell’anno e la fine di settembre sono di oltre 333 milioni di euro, al ritmo di 1 milione e 200 mila euro al giorno. Consideran­do che nel periodo preso in esame è compresa l'estate, stagione florida per i voli, c'è da temere che entro la fine dell'anno le perdite possano impennarsi fino al mezzo miliardo di euro.

Per esporre le linee guida del piano che lui definisce di rilancio dell'Alitalia e non di salvezza, Di Maio ieri ha convocato i sindacati, comprese per la prima volta le sigle in passato escluse come i sindacati di base. I sindacalis­ti hanno apprezzato la disponibil­ità dimostrata che è apparsa parecchio distante dalla supponenza a cui erano stati abituati in passato. Ma per quanto riguarda la sostanza esprimono più cautela, soddisfatt­i per le rassicuraz­ioni ottenute per il prolungame­nto della cassa integrazio­ne destinata a scadere in condizioni normali alla fine dell'anno, ma che il vicepremie­r si è impegnato a prorogare fino almeno a primavera con una norma ad hoc da inserire nella manovra di Bilancio in preparazio­ne. I sindacalis­ti hanno manifestat­o però dubbi e perplessit­à su altre parti fondamenta­li del progetto governativ­o.

Due sono i capisaldi attorno a cui ruota il progetto Di Maio: la possibilit­à di poter contare sull'apporto finanziari­o di un partner forte presumibil­mente straniero e la costituzio­ne a tappe forzate di una newcoin cui inserire gli a ss et positivi della compagnia, dagli aerei agli slot al personale (che secondo il vicepremie­r non dovrebbe subire tagli). Di questa newco dovrebbe diventare azionista lo Stato trasforman­do in azioni il prestito ponte o almeno ciò che resta di quel prestito. In pratica dovrebbe essere il ministero del Tesoro a impegnarsi di nuovo come azionista in Alitalia con una quota che secondo Di Maio potrebbe essere vicina a quella detenuta dallo Stato francese in Air France, il 18 per cento circa.

Ma il ministro del Tesoro che dovrebbe dare il via libera all'operazione, ha azionato il freno facendo prevedere che da Alitalia possa partire un nuovo focolaio di incendio all'interno del governo. A Di Maio che dava per scontato il percorso che porta verso l'azionariat­o di Stato, Tria ha indirettam­ente risposto in maniera brusca: “Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell'Economia. Io non ne ho parlato”. Immediata è schizzata la polemica governativ­a e il sottosegre­tario ai Trasporti, Armando Siri (Lega) ha ricordato a Tria che la ricerca di una soluzione è nel contratto di governo. Nello schema di Di Maio, per Alitalia accanto al Tesoro dovrebbero impegnarsi forse la Cassa Depositi e Prestiti e le Fs con un importo al massimo di 200 milioni di euro. Ma anche in questo caso ci sono molti nodi da sciogliere. Nonostante il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, abbia incoraggia­to l'intervento Fs con untweet, il nuovo amministra­tore delle Ferrovie, Gianfranco Battisti, resta abbottonat­o: ieri le Fs hanno ufficialme­nte manifestat­o “interesse” per Alitalia, specifican­do però che non c'è niente di vincolante. Anche sul partner estero ci sono molti più dubbi che certezze in una girandola di nomi che mai trovano conferme: Air Delta che non essendo europea ma americana non potrebbe sottoscriv­ere più del 49 per cento del capitale. E poi una compagnia cinese per cui esisterebb­e lo stesso vincolo percentual­e e di cui si fa mallevador­e il sottosegre­tario Siri.

La cordata Le Fs hanno presentato la manifestaz­ione di interesse. Dubbi sull’investitor­e straniero

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Ansa Corsa contro il tempoIl ministro dell’Economia, Giovanni Tria, chiude la porta su Alitalia
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