Alitalia: alt di Tria al piano Di Maio con Ferrovie & Cdp
Entro dicembreIl Tesoro dovrebbe tirare fuori i soldi per entrare con il 18% nella compagnia, ma il ministro ha detto “di non saperne nulla”
Èun’affannosa lotta contro il tempo quella ingaggiata da Luigi Di Maio per Alitalia. E forse è pure una lotta all'interno del governo considerato che il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, colui che dovrebbe alla finemettere i soldi, ha accolto i progetti del vicepremier con un raggelante “Non ne so niente”. Dopo un anno e mezzo di amministrazione straordinaria, tutti i nodi stanno venendo al pettine. Il 31 ottobre scade il periodo concesso per l'amministrazione e se nei 18 giorni che ci separano da quel termine non sarà trovata una soluzione vera, cioè non si sarà presentato un salvatore esterno in grado di tirar fuori almeno 1 miliardo e mezzo di euro, Alitalia per la quarta volta in un decennio potrebbe ritrovarsi nella condizione di non poter far volare gli aerei. Nelle stesse settimane la Commissione europea dovrà esprimersi sulla natura del prestito ponte di 900 milioni di euro concesso all'azienda di Fiumicino dal governo passato ed è molto probabile che consideri quell'importo un aiuto di Stato. Il 15 dicembre, infine, Alitalia dovrà restituire il prestito ricevuto più gli interessi. Nel frattempo i conti dell'azienda continuano ad andare male; secondo fonti autorevoli, ma non ufficiali, le perdite accumulate tra l’inizio dell’anno e la fine di settembre sono di oltre 333 milioni di euro, al ritmo di 1 milione e 200 mila euro al giorno. Considerando che nel periodo preso in esame è compresa l'estate, stagione florida per i voli, c'è da temere che entro la fine dell'anno le perdite possano impennarsi fino al mezzo miliardo di euro.
Per esporre le linee guida del piano che lui definisce di rilancio dell'Alitalia e non di salvezza, Di Maio ieri ha convocato i sindacati, comprese per la prima volta le sigle in passato escluse come i sindacati di base. I sindacalisti hanno apprezzato la disponibilità dimostrata che è apparsa parecchio distante dalla supponenza a cui erano stati abituati in passato. Ma per quanto riguarda la sostanza esprimono più cautela, soddisfatti per le rassicurazioni ottenute per il prolungamento della cassa integrazione destinata a scadere in condizioni normali alla fine dell'anno, ma che il vicepremier si è impegnato a prorogare fino almeno a primavera con una norma ad hoc da inserire nella manovra di Bilancio in preparazione. I sindacalisti hanno manifestato però dubbi e perplessità su altre parti fondamentali del progetto governativo.
Due sono i capisaldi attorno a cui ruota il progetto Di Maio: la possibilità di poter contare sull'apporto finanziario di un partner forte presumibilmente straniero e la costituzione a tappe forzate di una newcoin cui inserire gli a ss et positivi della compagnia, dagli aerei agli slot al personale (che secondo il vicepremier non dovrebbe subire tagli). Di questa newco dovrebbe diventare azionista lo Stato trasformando in azioni il prestito ponte o almeno ciò che resta di quel prestito. In pratica dovrebbe essere il ministero del Tesoro a impegnarsi di nuovo come azionista in Alitalia con una quota che secondo Di Maio potrebbe essere vicina a quella detenuta dallo Stato francese in Air France, il 18 per cento circa.
Ma il ministro del Tesoro che dovrebbe dare il via libera all'operazione, ha azionato il freno facendo prevedere che da Alitalia possa partire un nuovo focolaio di incendio all'interno del governo. A Di Maio che dava per scontato il percorso che porta verso l'azionariato di Stato, Tria ha indirettamente risposto in maniera brusca: “Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell'Economia. Io non ne ho parlato”. Immediata è schizzata la polemica governativa e il sottosegretario ai Trasporti, Armando Siri (Lega) ha ricordato a Tria che la ricerca di una soluzione è nel contratto di governo. Nello schema di Di Maio, per Alitalia accanto al Tesoro dovrebbero impegnarsi forse la Cassa Depositi e Prestiti e le Fs con un importo al massimo di 200 milioni di euro. Ma anche in questo caso ci sono molti nodi da sciogliere. Nonostante il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, abbia incoraggiato l'intervento Fs con untweet, il nuovo amministratore delle Ferrovie, Gianfranco Battisti, resta abbottonato: ieri le Fs hanno ufficialmente manifestato “interesse” per Alitalia, specificando però che non c'è niente di vincolante. Anche sul partner estero ci sono molti più dubbi che certezze in una girandola di nomi che mai trovano conferme: Air Delta che non essendo europea ma americana non potrebbe sottoscrivere più del 49 per cento del capitale. E poi una compagnia cinese per cui esisterebbe lo stesso vincolo percentuale e di cui si fa mallevadore il sottosegretario Siri.
La cordata Le Fs hanno presentato la manifestazione di interesse. Dubbi sull’investitore straniero