“La Casa di carta e la nuova lotta di classe a scuola”
L’INTERVISTA JAIME LORENTE L’attore protagonista della serie Netflix “Élite”: “Sui social si mostra una vita perfetta, ma dietro i lustrini che c’è?”
Il ragazzo che si è innamorato del teatro interpretando Gavronche è cresciuto. Jaime Lorente – star del Segreto, e poi della Casa di carta– è diventato grande, eppure qualcosa del monello eroe dei Mi
serabili di Hugo gli è rimasto sulla pelle ora che è Nano nella nuova serie Netflix. Élite (in cui ritroviamo anche altri due colleghi de La casa de pa
pel, María Pedraza e Miguel Herrán) mette in scena “un conflitto di classe in classe” perché racconta la storia di tre ragazzi poveri che si ritrovano iscritti al collegio più esclusivo della Spagna dopo il crollo della loro scuola. “In É
litesi parla di conflitto di classe ma non solo nel senso di conflitto tra ceti diversi: in realtà esiste un’élite in ogni classe sociale, anche negli strati più bassi della società”, spiega Jaime Lorente di passaggio a Milano con il tour promozionale. Il fratello di Nano nel primo episodio dice: “Faccio il cameriere, ma sono qui perché ogni tanto offrono un posto a tavola anche a noi. Ma non preoccupatevi, continuerete a essere voi la classe dirigente di questo Paese”. L’ascensore sociale si è rotto? No, non si è del tutto rotto per fortuna. Anche se è più o meno facile in base a dove nasci: diciamo che qualcuno prende l’ascensore, qualcuno le scale. Nano – senza spoilerare! – che tipo è?
Nano vuole il bene per se stesso e per gli altri, vuole troppo, ama troppo, e quindi sbaglia. È un personaggio pieno di sfumature e tensioni. Las Encinas è una scuola tremendamente competitiva. Troppo. Nel collegio di Élite va in scena uno scontro. È come se fossero dei cani in gabbia che per riuscire ad arrivare dove vogliono non devono solo lavorare sodo e impegnarsi, ma devono anche schiacciare gli altri. Tanta competitività c’è soprattutto nelle classi superiori. La società più ricca è più tiranna. La scuola non dovrebbe formare cittadini, prima che professionisti di successo? È molto importante tracciare un limite tra formazione ed educazione: la formazione dovrebbe essere appannaggio della scuola, l’ed u c a z io n e della famiglia. Si tende pur- troppo a mischiare le due funzioni.
Suo padre è un economista e insegna. Cosa le ha detto della serie da prof? Magari avessi degli allievi così bravi come in quella scuola! Sono tutti dei gran secchioni.
Che studente era Jaime? Ero il contrario di un secchione. Non mi sforzavo molto per prendere sempre dieci. Diciamo che arrivare a 5 e mezzo/sei era abbastanza. Nella serie si affronta anche il tema dell’i nteg ra zi on e perché una delle ragazze povere è musulmana. In Spagna a che punto è l’integrazione?
L’integrazione è un tema delicato e che io preferisco affrontare con i miei amici e la mia famiglia. Bisogna essere coerenti e rispettare tutti quelli che però rispettano te.
Lei ha recitato molte volte
nudo in teatro. Imbarazzi? Non mi sono sentito in imbarazzo perché era molto necessario. Ero tranquillo: sono nato così quindi non mi vergogno.
Che rapporto ha con i social network?
I social network hanno un’utilità pratica, mi permettono di far sapere alle persone cosa sto facendo dal punto di vista lavorativo. Ma non pubblico foto private. Credo che la gente sui social tenda a mostrare una vita ideale, perfetta. Poi magari dietro tutta questa felicità, questi lustrini c’è la persona più triste del mondo. Chi tende a mostrare tutto di sé, a non fare differenza tra pubblico e privato, spesso ha una doppia vita. Lei ha dichiarato: “Non mi piace il mondo dell’apparenza”. Cosa vuol dire?
Il nostro lavoro richiede una forte esposizione pubblica ed è un lavoro di élite perché fa parte del mondo dell’arte. Ma può diventare pericoloso se dimentichiamo che siamo dei narratori e che dobbiamo far arrivare un messaggio alle persone. Io faccio questo lavoro perché adoro recitare, tutto il resto lascia il tempo che trova. Tendiamo a essere messi dalle persone su un piedistallo e questo può essere pericoloso perché si perde facilmente la testa. Ne ho visti parecchi convinti di poter fare tutto e avere tutto.
Il nostro lavoro può diventare pericoloso se dimentichiamo che siamo dei narratori Molti sono convinti di poter fare tutto