Grasso a Bersani: chi rivuole il Pd vada
“Io non ho cambiato idea, lasciateci liberi di far nascere LeU”
Alla
fine anche il placido Pietro Grasso è sbottato. A modo suo, con aplomb istituzionale, in una lettera ai compagni della finora sventurata esperienza di Liberi e Uguali: “Chi intende tornare alla sua vecchia casa politica lo faccia al più presto e ci lasci proseguire. Perché noi andremo avanti”.
Grasso parla alla “Ditta” bersaniana, che ritiene ormai prossima al rientro nella “vecchia casa” del Pd (possibilmente con Nicola Zingaretti a nascondere sotto il tappeto la polvere accumulata negli anni di Renzi). La storia degli ultimi mesi va in questa direzione: il progetto di LeU è fallito il 4 marzo con una percentuale appena superiore alla soglia di sopravvivenza del 3%. Da quel momento il cartello elettorale non si è mai trasformato in partito, diviso tra distinguo e piccole rappresaglie delle sigle che l’hanno fatto nascere ( da una parte la “Di tt a” di Mdp, appunto, dall’altra gli ex vendoliani di Sinistra italiana, mentre Pippo Civati e Possibile sono stati i primi a lasciare il campo).
La costituente di LeU doveva passare per un congresso in due fasi (la prima entro 30 settembre, la seconda entro il 15 dicembre), ma non è mai partita. Bersani e i suoi non vogliono un “piccolo partito d i sinistra” ( p a r o l e dell’ex segretario) o un “altro cartello elettorale della sinistra radicale”(Arturo Scotto) ma far nascere un “campo largo” antipopulista, espressione che spesso abbonda sulle labbra di chi non sa bene dove andare a parare.
GRASSO, paradossalmente, era stato scelto come leader di LeU proprio da loro, che l’avevano cooptato nell’estate del 2017 durante la festa nazionale di Mdp a Napoli, quando era ancora presidente del Senato (eletto col Pd). Ora l’ex magistrato rompe gli indugi: “Io non ho cambiato idea – scrive – voglio contribuire a fondare un partito di sinistra, autonomo e alternativo ai partiti esistenti”. Ritiene che la base di LeU sia dalla sua parte e ne ha avuto prova dalle lettere ricevute dai militanti e dai comitati promotori di Milano, Roma, Bergamo, Varese, Forlì e Modena. Rilancia con un manifesto politico in 8 punti, dopo aver proposto nei mesi scorsi un congresso in stile “Podemos” con voto online per evitare giri di tessere e influenza dei capibastone.
E gli altri? Sinistra Italiana, con Nicola Fratoianni, concorda sulla nascita di LeU e chiede “uno spazio politico al- ternativo al governo e al Pd e che cerchi da subito una confluenza con tutti i soggetti interessati (De Magistris, Potere al Popolo, Varoufakis? ndr) in vista delle elezioni europee”.
MDP PURE, ufficialmente, sostiene la necessità del congresso di LeU ( ma intende controllarlo ed evitare derive ulteriormente minoritarie). Intanto riunisce il coordinamento nazionale a Roma. Scrive una giovane militante furibonda su Facebook: “La convocazione arriva con una sola settimana di preavviso, in giornata e orario lavorativi. Preclude la partecipazione a chiunque non possa pagare un treno con cifre elevatissime e a tutti coloro che lavorano. È l’ennesimo schiaffo all’impegno e alla tenacia dei pochissimi ragazzi presenti nel partito”. Che non è un partito.
La stasi
Dopo le elezioni (e il 3%) è tutto fermo. Gli ex dem non appoggiano l’apertura verso la sinistra radicale