Minniti aspetta il ritiro di Zingaretti per correre
L’ex ministro non risponde all’appello dei sindaci (e di Renzi) per il congresso Pd
uando succede, chiamo io”. Marco Minniti, alla fine della giornata, risponde così alla domanda se ha sciolto la riserva sulla sua candidatura alla segreteria del Pd. Quindi ormai è solo quando e non se? “Il quando contiene il sì e il no - precisa lui - Wait and see” (cioè, “aspettiamo e vediamo”) ha ripetuto da mattina a sera. Perché l’ex ministro dell’Interno ci sta pensando davvero (e non da oggi) a correre per il congresso. Solo che per farlo vuole essere il candidato unitario: in sintesi, gli serve il ritiro di Nicola Zingaretti.
PROBLEMA: il governatore del Lazio per adesso non ci pensa proprio, anche perché oggi e domani alla ex Dogana di Roma c’è la sua iniziativa, preparata da mesi per il lancio della candidatura. Titolo: “Piazza Grande”. Previsti anche Dario Franceschini e Paolo Gentiloni, che adesso sono in estrema difficoltà: non hanno fatto dichiarazioni a sostegno di Minniti e saranno con Zingaretti nel week end, ma anche loro riflettono, “aspettano e vedono”.
Gentiloni, che era il presidente del Consiglio quando Minniti era al Viminale, in particolare, sta elaborando una strategia “alla Veltroni”: appoggiare tutti, modello padre della patria. Che poi, vuol dire non prendere posizione.
A smuovere le cose, giovedì, era stata giovedì la lettera di 15 sindaci, tutti vicini a Renzi (da Antonio Decaro a Matteo Ricci, da Dario Nar- della a Giuseppe Falcomatà) che hanno chiesto all’ex titolare del Viminale di scendere in campo. C’è chi racconta che sia stato lo stesso Minniti a sollecitare questo invito. Ma comunque non basta. Anche se molti dentro al Pd sostengono che sia ormai cosa fatta, che l’ex ministro aspetta solo il momento giusto per dare l’annuncio: “Tra poche ore, Minniti ufficializzerà la sua candidatura. La cosa è decisa”, assicura Renzi ai fedelissimi. Un modo sia per pressarlo, che per intestarsi la corsa. Non solo: l’ex segretario del Pd è specializzato nell’avvelenare i pozzi. E così, c’è chi è convinto che la sua vera strategia sia far saltare il congresso. Come? Con la moltiplicazione dei pretendenti al posto di segretario: e dunque, con Zingaretti in campo, ma anche con il candidato di Orfini, Richetti, Boccia, e chiunque altro voglia cimentarsi. L’eccesso di caos aiuterebbe a spostare il congresso a dopo le Europee. Una strategia possibile? Tutto da vedere.
Si tratta comunque di scenari che riguardano il futuro. Il presente vede un candidato - Nicola Zingaretti - che oggi si presenta nelle peggiori condizioni possibili, ma che è determinato ad andare fino in fondo, anche a rischiare la sconfitta: a sostenerlo alla Ex Dogana ci saranno anche politici come Massimiliano Smeriglio o Marco Furfaro, a sinistra dei dem. Zingaretti ha scelto “Piazza Grande” come slogan proprio per evocare uno spazio di confronto con un campo di forze politiche e sociale più largo di quello praticato dal Pd targato Matteo Renzi: dalla sinistra-sinistra si arriva a Demos, il nuovo soggetto di Mario Giro, ispirato dall’associazionismo cattolico impegnato nel sociale.
A ROMA per Zingaretti arriveranno anche gli amministratori locali: il sindaco di Bologna Virginio Merola, quello di Cerveteri Alessio Pascucci, animatore con Federico Pizzarotti di Italia in Comune, o il sindaco civico di Latina, Damiano Coletta, che non viene da sinistra.
Nel frattempo, Minniti continua a riflettere: “Cerco soltanto di capire. Sono un po’ lento”, dice lui. Per fine ottobre è prevista l’uscita del suo libro: per quel momento, comunque vada, la decisione sarà presa. E ufficiale.
La risposta al Fatto “Cerco di capire, sono un po’ lento: quando decido ve lo dico, basta aspettare e vedere” Intanto a Roma
Il governatore del Lazio nel weekend presenta la sua candidatura: nessun passo indietro