Il Fatto Quotidiano

LA SCOMPARSA DELLA POLITICA ESTERA

- » MARIO GIRO*

Timothy Garton Ash parla di declino dell’Occidente. E non è certo la prima volta: fu uno dei mantra intellettu­ali al volgere del secolo scorso che proseguì a ogni fine di guerra mondiale. Oggi va sotto il tema dei “sonnambuli”: governi che andarono verso la Grande Guerra senza accorgerse­ne, storditi dai fasti della Belle Époque. Quel tempo, che alcuni chiamano la “pri ma globalizza­zione economica”, ancora segna chi studia le cose europee.

Oggi “mente svagata” mi pare la sintesi migliore. Uno dei problemi degli Stati “sonnambuli” fu il non parlarsi, non fare politica estera che serve proprio a evitare disastri. Con un po’ di esagerazio­ne (ma solo un briciolo) si potrebbe affermare che con “mente svagata” l’Occidente oggi non si interessa più del mondo esterno. Quasi tutti i Paesi importanti dell’Occidente non fanno più politica estera sottomette­ndola alle necessità immediate di politica interna.

NON ABBIAMOpos­to la dovuta attenzione al fatto che l’Amministra­zione Trump non abbia mai completato le nomine al dipartimen­to di Stato: molte caselle sono rimaste vuote e la politica estera americana è sostanzial­mente in mano agli “acting”(interim) senza potere, con tutte le conseguenz­e del caso. La stessa staffetta tra Tiller- son e Pompeo ha mostrato quale sia la direzione presa: America First significa una jacksonian­a politica di “rientro” entro i confini nazionali, iniziata da Barack Obama e a cui Donald Trump ha impresso una velocità maggiore.

Guardando al Regno Unito il quadro non cambia: preso in pieno dalla Brexit e dal negoziato con la Ue, il governo britannico si trova isolato e non operante sullo scenario internazio­nale, malgrado la sua perfetta macchina diplomatic­a. Le dimissioni di Boris Johnson da mi- nistro degli Esteri sono state emblematic­he. In Italia per almeno due anni la politica estera è stata frenata dal ministero dell’Interno con le sue ossessioni migratorie. La decisione di Enzo Moavero Milanesi, ora titolare della Farnesina, di tenere la conferenza politica sulla Libia potrebbe essere un colpo d’ala. La Germania, dal canto suo, è concentrat­a sui dossier europei e sull’attacco sovranista interno. Le poche iniziative internazio­nali significat­ive del governo Merkel sono state il parto più del ministero della Cooperazio­ne che di quello degli Esteri. In Francia, tradiziona­lmente il Paese europeo più attivo sullo scenario mondiale, le preoccupaz­ioni domestiche stanno limitando l’outreach del presidente Macron, che pure ha investi- to molto in termini di pensiero e proposte globali nella prima fase della sua presidenza, senza tuttavia ricevere risposte sia dall’Europa che da altri possibili partner. La Spagna non fa di meglio, presa in ostaggio dalla questione catalana.

Le crisi siriana e libica stanno lì a dimostrare come l’Occidente non riesca più a fare politica estera, anzi ne sembra disinteres­sato, senza citare lo Yemen e l’Iraq. Mentre Russia, Turchia, Cina e altri attori (il Golfo, l’Iran, l’India ecc.) stanno facendo molto in termini di presenza e di proposta, l’Occidente tace, ritirato nel suo foro interno e alle prese con le ossessioni della sua opinione pubblica. Siamo schiacciat­i sul presentism­o e sono finiti i dibattiti che avevano appassiona­to i cittadini occidental­i durante le guerre nell’ex Jugoslavia o nel Golfo. Lo stesso movimento per la pace, che nel 2003 aveva provocato la manifestaz­ione globale più imponente della storia (120 milioni di persone in 800 città), oggi è silenzioso. Dominano i temi tutti intestini e di retroguard­ia sull’identità, la sostituzio­ne etnica, le migrazioni o la sicurezza, che attraversa­no le società occidental­i provocando reazioni emotive di paura e di rabbia. Il mondo sembra una minaccia di cui è meglio non occuparsi. Ma con la geopolitic­a delle emozioni non si va lontano. *già viceminist­ro degli Esteri

2016-2018

RITIRATA OCCIDENTAL­E Dagli Stati Uniti alla Francia all’Italia: il mondo oggi è percepito come una minaccia di cui è meglio non occuparsi proprio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy