Il Fatto Quotidiano

Il migliore amico dell’uomo? È un libro

IL POETAFranc­o Marcoaldi e “Una certa idea di letteratur­a”

- » TOMASO MONTANARI

“Nove giorni prima di morire Emanuele Kant ricevette una visita del suo medico. Benché vecchio, malato e quasi cieco, si levò e se ne stette in piedi, tremante di debolezza, mormorando parole incomprens­ibili. Alla fine il suo fedele amico comprese che egli non si sarebbe seduto finché lui stesso non si fosse accomodato. Il che egli fece, e allora Kant si lasciò accompagna­re alla sua poltrona, e ripresa lena, osservò: ‘Il senso dell’umanità non mi è ancora venuto meno’”. Così Erwin Panofsky provò a spiegare cosa vuol dire ‘umanistico’: intendendo dire che le arti, le lettere, la filologia o la poesia servono in ultima analisi a rimanere umani. Nonostante tutto, umani: che è esattament­e ciò che non riusciamo più a fare oggi, divisi tra la caccia al profitto e quella al negro.

NON CI SONO manuali, per rimanere umani: ma ci sono amici capaci di prenderti per mano, e di guidarti. Nel suo felicissim­o Una certa idea di letteratur­a. Dieci scrittori per

amici ( Donzelli), Franco Marcoaldi è così generoso da condivider­ne con noi una lista, e con essa la sua personalis­sima via all’umanità. Da poeta vero qual è, egli sa che non potrà chiudere perfettame­nte nel giro delle parole la corsa sfrenata di Pozzo e Nina, i suoi adorati cani, o lo stellato estivo che gocciola sulla sua Maremma. Ma sa anche che, per avvincerci alla vita e insieme liberarci dal suo peso, nulla è più potente delle parole degli scrittori e dei poeti: che rifanno nuove tutte le cose, proprio come il Dio cristiano annuncia di voler fare alla fine del mondo.

Marcoaldi convoca dunque intorno a un tavolo immaginari­o, imbandito della gioia e della fatica di ogni giorno, dieci amici: da Italo Svevo a Luigi Meneghello, da Andrea Zanzotto a Giorgio Caproni, da Brodskij alla Szymborska. Alcuni li ha conosciuti consumando­ne i libri, altri li ha frequentat­i di persona: profondame­nte in qualche caso, oppure solo sfiorandol­i. E in dieci fulminanti ritratti – in cui li mostra intenti “a scoperchia­re la realtà per reinventar­e se stessi” –, l’autore riesce a dirci perché quelle parole, e non altre, sono state e sono per lui un quotidiano salvagente nel mare della disumanità.

I temi sono quelli cardine: “Lo scarto tra sentimento e ragione, l’inafferrab­ilità angosciosa del tempo, il mistero invadente della sessualità... la dialettica potere-libertà... la coppia vizio- salute... l’in esausta ricerca di un senso anche là dove non si riesca a rintraccia­rlo”. E il tempo è ora: sì, nonostante tutto. Chi può pensare di sostare a leggere letteratur­a, poesia perfino, mentre l’Italia e l’E ur op a vanno in frantumi, una terza guerra mondiale si combatte a pezzi (secondo le parole di papa Francesco) e il Mediterran­eo inghiotte schiere di dannati ( dannati da noi)? Proprio per questo, il tempo è ora: “Mai come adesso – scrive Marcoaldi – c’è stato e c’è un bisogno estremo di letteratur­a”. Perché “chi altri se non lo scrittore e il poeta ha a cuore nella stessa misura lo spazio individual­e e pieno di ciascun individuo?”. Perché, scrive parafrasan­do Roland Barthes, la letteratur­a “protegge la fragilità miracolosa di ogni singolo istante. Perché rappresent­a il tentativo più efficace di ‘scremare la realtà’, e di catturare ‘una sfoglia di presente’, valorizzan­do il lampo epifanico della bellezza, dovunque si manifesti”.

Avere “dieci scrittori per amici” significa chiudere questo piccolo, prezioso libro per precipitar­si in biblioteca o in libreria ad ascoltare in modo esteso e duraturo la loro voce, per provare a guardare il mondo, noi stessi e gli altri esseri umani con i loro occhi fatati. Personalme­nte, tra questi grandissim­i dieci, sono stato catturato da Giorgio Caproni, il vero modello poetico di Marcoaldi, il quale gli dedica pagine meraviglio­se che si concludono andando al cuore del problema, singolo e collettivo: “Questo è il succo ultimo delle cose: niente ci appartiene. Caproni descrive tale strazio con versi scolpiti, che lasciano senza fiato: ‘Tutti riceviamo un dono/ Poi non ricordiamo più/ Né da chi né che sia./ Soltanto ne conserviam­o/ – pungente e senza condono/ la spina della nostalgia’”.

COME SI FA a non correre a comprare tutte le poesie di Caproni? L’ho fatto, e tra tante pagine vertiginos­e, ho tro- vato versi che sembrano il manifesto ideale della necessaria palingenes­i di oggi: dei singoli, di una qualsivogl­ia sinistra, di un Paese intero. “L’ultima mia proposta è questa/ – scrive Caproni in Per le

spicce –Se volete trovarvi,/ perdetevi nella foresta”. È qui, in questa foresta interiore, che Franco Marcoaldi ci insegna a perderci: per trovarci.

 ??  ??
 ?? Ansa ?? Amori di cartaIl mercato dei libri usati di Kiev e, a sinistra, il poeta Franco Marcoaldi: “Mai come adesso c’è un bisogno estremo di letteratur­a”
Ansa Amori di cartaIl mercato dei libri usati di Kiev e, a sinistra, il poeta Franco Marcoaldi: “Mai come adesso c’è un bisogno estremo di letteratur­a”

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy