Il Fatto Quotidiano

La verità, vi prego, su Benigni (e l’amore)

- » NANNI DELBECCHI

Lo diceva già Rossano Brazzi: “Nella vita l’unica cosa vera è l’amore, l’amore, l’amore…”. Roberto Benigni ne conviene: “L’amore è un discorso politico molto forte, è rivoluzion­ario”. Ci pareva di aver già sentito qualcosa del genere duemila anni fa, ma non sottilizzi­amo. Dopo La

Divina Commedia ei Dieci Comandamen­ti, Robertino pane e vino si candida a successore di Papa Francesco? Per ora no, si accontenta di annunciare il ritorno a teatro e in Tv con “una specie di atlante intorno a questo sentimento,

qualcosa come parlare dell’infinito, dell’oceano”. Il titolo perfetto sembrerebb­e Brevi cenni

sull’universo, ma lui ne ha scelto un

altro: La verità, vi prego sull’amore.

Già che c’era, poteva aggiungere che lo ha copiato dalla celebre raccolta di poesie pubblicata da Wystan Auden nel 1939. Niente di grave, ma sarebbe bello che Benigni andasse fino in fondo, misurandos­i con quelle ballate dove l’amore si rivela una serie inesauribi­le di interrogat­ivi, l’esatto contrario di ogni stucchevol­e certez- za. “Assomiglia a una coppia di pigiami/ O al salame dove non c’è da bere?/ È pungente a toccarlo come un pruno/ o lieve come morbido piumino?/ È un buon patriota o mica tanto?/ Ne racconta di allegre, anche se spinte?...” Caro Benignucci­o benedicent­e urbi et orbi (specialmen­te orbi): l’amore assomiglia più al Cioni Mario o a Pier Ferdinando Casini? All’Inno del corpo sciolto o alla sfilata del Family Day? A Televaccao­a Che tempo che fa? La ve

rità, vi prego, sulla verità.

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