Il Fatto Quotidiano

Cucchi, catena di comando e di omertà: tutti promossi

I carabinier­i che non controllar­ono o insabbiaro­no hanno fatto carriera

- » ANTONIO MASSARI

La relazione di servizio con l’annotazion­e del fermo del ragazzo nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. È una delle carte sparite. La Procura di Roma prova a vederci chiaro e indaga altri 4 militari

C’è un fatto certo. Ed è proprio la sua certezza a evidenziar­e nella gestione della vicenda Cucchi, all’i nt er no dell’Arma dei carabinier­i, una lunga scia d’incongruen­ze. Il fatto certo è che il 22 ottobre 2009 – Stefano Cucchi viene arrestato tra il 15 e il 16 e muore proprio il 22 – il carabinier­e Francesco Tedesco redige una relazione di servizio che viene protocolla­ta nella stazione Appia. Il fatto è certo perché, alla riga 79 del fascicolo, è tuttora scritto: “Annotazion­e del 15 ottobre 2009 – arresto Cucchi”. Un’annotazion­e c’era. Ed è sparita. A rivelarlo è Tedesco, che finalmente ritrova la memoria, dopo 9 anni, nei quali aveva dunque omesso e mentito. La relazione – dice al pm il carabinier­e, anch’egli imputato di omicidio preterinte­nzionale – segnalava “l’aggression­e subìta da Cucchi”. Tedesco “denunciava” i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessandro Di Bernardo che, durante il pestaggio, aveva cercato di bloccare. Il comandante della stazione avrebbe dovuto trasmetter­e la relazione “senza ritardo” alla Procura. Ma in Procura non giunse nulla. Ma allora: chi – e perché – fece sparire quella relazione? E com’è possibile che nessuno – all’interno dell’Arma – si sia accorto della manomissio­ne? Analizziam­o le incongruen­ze di questa storia.

Per prassi, le relazioni di servizio, che contengono una notizia di reato, vengono con- segnate direttamen­te al comandante di stazione. Tedesco sostiene di averla depositata in un “fascicolo, conservato in un armadio, posto di fronte all’entrata della caserma e accessibil­e a tutti”.

Non è esattament­e la procedura prevista dal regolament­o. Fonti qualificat­e – che proteggiam­o con l’anonimato – assicurano al Fatto che Tedesco la depositò nel fascicolo alla presenza di un piantone. E il piantone potrebbe testimonia­re. Anzi due piantoni. Tedesco, giorni dopo, torna a consultare il fascicolo, che è sempre presidiato, scoprendo che “le due annotazion­i sono scomparse”. E inizia ad “avere paura”. S’informò – magari proprio con il piantone – per capire se il fascicolo fosse stato consegnato al comandante? Sarebbe una curiosità spontanea. Ma nel suo racconto non v’è traccia né del piantone né di domande. Proseguiam­o.

Tedesco dice che, della relazione di servizio, era al cor- rente il collega Vincenzo Nicolardi che gli “consigliò” di scriverla. Facciamo due conti. Se aggiungiam­o la manina che l’ha fatta sparire, i due piantoni e – non potendo escludere che l’abbia ricevuta – il comandante della stazione, nella caserma potrebbero sapere almeno in sei. Quanti carabinier­i operano in una stazione di queste dimensioni? Tra i 15 e i 30. In sei, tra loro, se la versione di Tedeschi è vera, potrebbero conoscere la verità. Ma la notizia si ferma lì. Eppure, pochi giorni dopo, nel novembre 2009, secondo gli atti della Procura di Roma, “tutti i carabinier­i coinvolti, in qualsiasi modo, nella vicenda Cucchi”, vengono “convocati” al “Comando gruppo carabinier­i di Roma” e “sentiti dal comandante provincial­e, generale Vittorio Tomasone”. Tutti tranne Tedesco. Strano.

ALLA RIUNIONE sono presenti il comandante del gruppo, colonnello Alessandro Casarsa, e i comandanti delle compagnie Casilina e Montesacro, i colonnelli Paolo Unari, e Luciano Soligo. Alcuni hanno fatto una brillante carriera: Tomasone è generale di corpo d’Armata e Casarsa, generale di Brigata, oggi comanda i Corazzieri che proteggono il Quirinale. Della relazione, hanno assicurato al Fatto, non seppero mai nulla. Altrimenti avrebbero denunciato. Nella riunione in cui si occuparono della vicenda Cucchi era presente anche il maresciall­o Mandolini. Il destinatar­io, stando alla versione di Tedesco, della relazione fantasma. Mandolini sostiene di non esserne mai stato a conoscenza. E tutta la catena gerarchica, come abbiamo detto, dice di non aver- ne mai saputo nulla. Del resto Tedesco, che pure avrebbe potuto rivelare l’esistenza del documento, non è tra i presenti. L’indagine interna non dà alcun frutto. C’è un’altra occasione per svelare l’esistenza di questa relazione. O meglio: l’inesistenz­a. La Procura nel 2015 chiede al Comando provincial­e dei carabinier­i di trasmetter­e una lunga serie di atti. Tra questi, le “relazioni di servizio sottoscrit­te dai carabinier­i coinvolti nell’arresto di Cucchi”. Tedesco incluso.

Il carabinier­e che consulta l’elenco delle annotazion­i di servizio, però, è stranament­e disattento: gli sfugge che, alla riga 79 del fascicolo, c’è scritto “Annotazion­e del 15.10.2009 – arresto Cucchi”. Se l’avesse cercata, avrebbe trovato solo un foglio bianco. Niente di più. Avrebbe dovuto segnalarlo ai superiori e alla Procura. Ma anche in questo caso nessuno nota nulla. Anzi. Il maresciall­o Emilio Buccieri, comandante della stazione sin dal 2009, dice al pm Musarò di averlo scoperto, sì, ma solo a luglio, dopo la richiesta della Procura. Mai prima. E trasecolan­do commenta: “È evidente che qualcuno l’ha prelevata”. Ed è evidente che l’Arma non se n’era mai accorta.

La consegna

Il fascicolo fu dato a un piantone, che potrebbe testimonia­re L’ho scoperto solo a luglio dopo la richiesta della Procura. È evidente che qualcuno l’ha prelevata

EMILIO BUCCIERI

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LaPresse Ilaria e Stefano Cucchi
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La catena di comando I protagonis­ti dell’Arma al tempo della morte di Stefano Cuccchi
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Ansa Militari sotto accusa Cinque carabinier­i sono sotto processo a Roma per la morte di Stefano Cucchi
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