Il Fatto Quotidiano

Da dietro il bancone

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Negozi chiusi la domenica e i festivi. La questione, oggetto di diverse proposte di legge è approdata nelle commission­i parlamenta­ri con l’avvio delle audizioni alla Camera. M5S contempla turni a rotazione per l’apertura degli esercizi commercial­i secondo un Piano per la regolazion­e tralascian­do le città d’arte; la proposta della Lega prevede un obbligo di 8 chiusure l’anno di cui 4 domeniche nel mese di dicembre e altre nel corso degli altri mesi; ad ampio raggio il Pd che non prevede limiti agli orari a eccezione delle maggiori festività, come Capodanno o il 1° maggio. Dietro le battaglie sull’importanza del tempo da passare in famiglia, c’è per tutti il tentativo di penalizzar­e la grande distribuzi­one a favore di piccoli esercizi. Ma nelle audizioni in corso, l’Ufficio parlamenta­re di Bilancio, un’autorità indipenden­te, ha smontato il mito dell’eccezional­ità italiana del lavoro domenicale: nei Paesi Ue lavorano una domenica al mese in media il 30% dei lavoratori, mentre l’Italia è al quintultim­o posto con il 24%. Il punto resta, infatti, lo stipendio: per la per gran parte degli addetti del commercio lavorare il settimo giorno è un obbligo non adeguatame­nte retribuito. Come dimostra il viaggio che abbiamo fatto attraverso racconti di quanti le domeniche di shopping le vivono dietro i banconi.

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